Una sera di questa settimana, nel corso di una
puntata della trasmissione televisiva condotta dalla figlia dell’ex segretario
generale del defunto Partito comunista italiano, si stavano confrontando (si fa
per dire) Graziano Delrio, medico senza parte e ministro senza arte, e Massimo
Cacciari, filosofo della stoa di Castello.
Un quadretto intellettuale consono con i tempi del
nostro precipizio. Ad un certo punto, al ministro stava per scappare una
parolaccia: “cl …” [classe]. Con prontezza di spirito l’ha mandata giù nel
gozzo. La terminologia è lo specchio dell’ideologia, e la borghesia sa bene che
le prospettive del proprio dominio sono legate a quelle della lotta di classe. Ma
è cosa questa da non far sapere troppo in giro. Sospetto che la notte seguente si
sia rigirato più volte nel letto non riuscendo a prendere sonno.
Obliterato Marx, sono state espunte anche le classi
sociali. Con circospezione e moderazione le classi sociali possono essere
richiamate per quanto riguarda la storia delle epoche antiche. Per l’oggi le
uniche classi rimaste sono quelle di una scuola, oppure una classe di animali
appartenenti a un phylum. Non usa più “classe” nemmeno per designare lo stile
signorile di un’elegante dama, preferendo denotazioni, appunto, più fighe.
Si usa ancora dire classe politica, ma in termini
dispregiativi. Non a torto. Non è tanto l’incompetenza a prevalere, bensì la
stupidità.
Povero Delrio, sulla soglia dello psicoreato. Chissà che spavento si deve essere preso. Ma d'altronde è un lavoro rischioso il suo.... Che coraggio, che classe!
RispondiElimina