sabato 27 gennaio 2018

Che classe!



Una sera di questa settimana, nel corso di una puntata della trasmissione televisiva condotta dalla figlia dell’ex segretario generale del defunto Partito comunista italiano, si stavano confrontando (si fa per dire) Graziano Delrio, medico senza parte e ministro senza arte, e Massimo Cacciari, filosofo della stoa di Castello.

Un quadretto intellettuale consono con i tempi del nostro precipizio. Ad un certo punto, al ministro stava per scappare una parolaccia: “cl …” [classe]. Con prontezza di spirito l’ha mandata giù nel gozzo. La terminologia è lo specchio dell’ideologia, e la borghesia sa bene che le prospettive del proprio dominio sono legate a quelle della lotta di classe. Ma è cosa questa da non far sapere troppo in giro. Sospetto che la notte seguente si sia rigirato più volte nel letto non riuscendo a prendere sonno.

Obliterato Marx, sono state espunte anche le classi sociali. Con circospezione e moderazione le classi sociali possono essere richiamate per quanto riguarda la storia delle epoche antiche. Per l’oggi le uniche classi rimaste sono quelle di una scuola, oppure una classe di animali appartenenti a un phylum. Non usa più “classe” nemmeno per designare lo stile signorile di un’elegante dama, preferendo denotazioni, appunto, più fighe.

Si usa ancora dire classe politica, ma in termini dispregiativi. Non a torto. Non è tanto l’incompetenza a prevalere, bensì la stupidità.

1 commento:

  1. Povero Delrio, sulla soglia dello psicoreato. Chissà che spavento si deve essere preso. Ma d'altronde è un lavoro rischioso il suo.... Che coraggio, che classe!

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