mercoledì 23 dicembre 2015

E la chiamano speranza di vita


La cosa è nota, ma vederla nei numeri fa un certo effetto: nei mesi freddi si muore molto di più che nei mesi caldi. Nel Veneto, per fare un esempio, a gennaio i morti sono stati circa sette volte di più che a giugno. Complessivamente, a livello nazionale, il saldo naturale 2015 tra morti e nati vivi è stato negativo per 23.439 unità. Nei primi otto mesi dell’anno i dati disponibili mostrano un incremento della mortalità dell’11,3 per cento. Un dato abnorme. Si faranno anche meno figli, ma si muore ormai come in periodo bellico. Per trovare un'analoga impennata della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918, scrive sul sito di demografia Neodemos il professor Gian Carlo Blangiardo.


Durante il fascismo non si deve credere che il tasso di natalità fosse in ascesa, anzi, come mostra questa tabella esso fu decisamente in declino. Si dovette attendere dapprima e ovviamente la fine del secondo conflitto per vedere una ripresa demografica e soprattutto attendere il boom economico. Sull’aumento della popolazione relativa aveva ragione, come solito, il vecchio ubriacone di Treviri. Ma chi vuoi che lo legga. Tuttavia ciò che è successo nei primi otto mesi di quest’anno ha ancora dell’inspiegabile.



Il professor Blangiardo si chiede: E’ solo la naturale conseguenza del progressivo marcato invecchiamento della popolazione italiana o è (anche) un segnale di allarme? Il sistema socio-sanitario, che finora ha permesso un continuo allungamento della vita anche alle età anziane, inizia forse a subire gli effetti di una congiuntura economica meno favorevole? In altre parole ci chiediamo se i tagli alla sanità pubblica, dovuti alla crisi, abbiano accresciuto nel corrente anno il rischio di mortalità nei gruppi tipicamente più fragili: i vecchi e i “grandi vecchi”.


Pare non sia questo il motivo predominante del fenomeno. E allora che centri in qualche modo la Monti-Fornero, ossia che molti si siano stancati di aspettare l’età per la pensione e le promesse di flessibilità del governo? E quale incidenza ha questa brusca impennata della mortalità sul tasso di disoccupazione e non occupazione? Attendiamo lumi da Seminerio che sull’analisi dei decimali è molto più affidabile del governo.

3 commenti:

  1. Per i vivi

    Si me quieres escribir,ya sabes mi paradero
    En el frente de Gandesa,primera linea de fuego..

    Quella volta sull'Ebro le abbiamo prese..
    Oggi l'Ebro sono gli oceani, per cui...

    Caino

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  2. La scomparsa accelerata dei "polentoni" non e' un caso ; anche nell' URSS il collasso sociopolitico fu proceduto da una lunga stagnazione con annessi declini della " speranza di vita" e tasso di natalita' delle regioni più progredite dell' "impero".

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  3. A me pare in atto lo stesso meccanismo di parcellizzazione che ha funzionato così bene nel caso degli stemini di massa. In fondo, al ministero si vorrebbe solo razionalizzare la spesa sanitaria; il medico vorrebbe solo evitare casini burocratici nel caso qualcuno lo sospetti di largheggiare in "analisi inutili" e riuscendo magari a convincere il paziente a rimandare, e così a risparmiare sul ticket. E se alla fine della catena i soliti noti ci lasciano la pelle, sarà un effetto collaterale del "ce lo chiede l'Europa" o forse semplicemente avranno finito di vivere al di sopra delle loro possibilità, invece di crepare quando sarebbe stato tempo.

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