mercoledì 17 dicembre 2014

Oddio che noia la deflazione


Leggevo ieri in un blog a proposito del tema della deflazione:

[Negli Usa] i proprietari sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo. Le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo le case o i titoli acquistati.

In altri termini, le entrate delle classi che vivono di redditi fissi si mantengono per la maggior parte stazionarie durante il periodo del rigonfiamento dei prezzi, che si accompagna alla sovrapproduzione e alla sovraspeculazione. La loro capacità di consumo risulta quindi relativamente diminuita, e ciò nonostante il credito concesso facilmente li porta ad indebitarsi. Nel caso dell’acquisto di abitazioni, quando subentra il crollo dei prezzi, come sostiene il blogger, “il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo”. Per conseguenza l’insolvenza dei creditori determina un circolo vizioso che assume velocità crescente e coinvolge le banche, il credito, gli speculatori e l’economia nel suo insieme.

Questa analisi è corretta nella misura in cui coglie il fenomeno, tuttavia non lo spiega. Essa nel spiegare la deflazione in termini di “deflazione da debiti” ne individua la causa nel crollo dei prezzi degli immobili, e in tale crollo spiega l’insolvenza dei creditori e questa insolvenza come conseguenza del crollo dei … prezzi. Una volta ammessa la trasformazione della tautologia in rapporto causale, tutto il resto viene con facilità.


È un fatto che delle grandi tempeste del mercato mondiale, in cui si scarica l’antagonismo di tutti gli elementi del processo di produzione borghese, si carichi l’origine e i rimedi entro la sfera più superficiale e astratta di questo processo, vale a dire entro la sfera della circolazione del denaro.

Per verificarlo, di là di ciò che dice il buon blogger sulle cause della deflazione da debiti, si deve tener conto dell’atteggiamento dei meteorologi dell’economia borghese la cui azione nel contrastare i processi consiste essenzialmente nel tentativo di assoggettare la circolazione monetaria e gestire il credito, oppure nel tentativo di aumentare i consumi con mance tratte dai proventi dell’erario.

Come detto, un conto è enunciare un fenomeno la cui realtà sbatte in faccia, altra faccenda è spiegarlo. Il diverso frasario impiegato sul tema, per esempio, lascia invariata la questione così come quando un problema espresso in una lingua viene tradotto in un’altra. Ecco perché, e qui mi riferisco ad un altro e più noto blogger, infarcire il periodare di anglicismi non serve a rendere più chiare le cose.

Piuttosto ci si dovrebbe chiedere quale rapporto dialettico è stabilito tra la caduta dei prezzi (deflazione) e il loro aumento (inflazione), ossia se questi due aspetti non siano espressione della medesima fondamentale contraddizione. Non in questo discorso mi voglio avventurare, per carità, non bisogna esagerare con la buona predisposizione del lettore.

*

Il fenomeno della diminuzione del prezzo delle merci può provenire da tre cause che sicuramente un qualche lettore, dopo averle apprese, potrebbe dire essere troppo semplici, quanto l’uovo di Colombo, in tale eventualità dimostrando di non aver compreso che cosa realmente sottende le cause stesse, ossia la fondamentale contraddizione di cui questo post, come detto, non si occupa.

Le tre cause: un forte rallentamento della produzione, cioè un difetto di domanda; oppure, che è apparentemente lo stesso, un eccesso di offerta rispetto alla domanda; e ancora, perché il valore delle merci è caduto, quindi la stessa domanda può essere soddisfatta a un prezzo più basso.

Tutto ciò non toglie nulla al fatto che le turbolenze si manifestano per i motivi più svariati (moneta, cambio, speculazione) nella sfera della circolazione, possano avere dei seri effetti sui prezzi e produrre o aggravare, a loro volta, la crisi. Bisogna però tener conto, richiamandomi al terzo e ultimo motivo di cui sopra, di una legge generale di tendenza:

tutti possiamo constatare nel progresso tecnico e scientifico uno sviluppo imponente della produttività sociale del lavoro, per cui il mondo sta cambiando tumultuosamente. E allora non servono tanti grafici e tabelle, basta far caso al fatto che poiché ogni singolo prodotto contiene una somma minore di lavoro oggettivato nei mezzi di produzione e di nuovo lavoro aggiunto nel corso della produzione, il suo prezzo cala.

Oddio, com’è banale ‘sta cosa, com’è noioso parlarne ancora signora mia. Pensi a dover spiegare l’aumento della disoccupazione in base alla stessa legge, impossibile! Per non parlare poi delle oscillazioni sui tassi d’interesse, a chi mai interesserebbe?!!



P.S. : ribadisco ancora che qui non tratto della fondamentale contraddizione della crisi per averlo già fatto troppe volte.

8 commenti:

  1. Mi permetto di chiederle: perchè non posta sul blog da cui si svluppa il suo articolo, qual'è la contraddizione fondamentale della crisi?

    In fondo, se scrivere è un atto politico, e quel blog da dove ha sviluppato il suo articolo è letto da un sacco di persone, mi sembra che sia doveroso che lei spieghi quanto da me richiesto su.

    Saluti.

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    1. tra un paio di settimane scriverò un post dove troverà i riferimenti necessari. cordialità

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    2. Ma no, mi sono spiegato male.
      Preciso: perchè non spiega qual'è la contraddizione fondamentale della crisi, su "quel" blog da cui lei ha tratto spunto per argomentare.
      Cioè, dovrebbe spiegarlo sul seguente blog http://icebergfinanza.finanza.com/2014/10/03/deflazione-da-debiti-cosa-potrebbe-accadere/...letto da migliaia di persone.
      Credo di essere stato chiaro stavolta.

      Cordialità anche a lei.

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    3. ho letto il suo commento frettolosamente, mi scuso

      non lo faccio per un semplice motivo, e cioè che chi legge quel blog ha un orientamento ideologico che nessun argomento potrebbe scalfire, e un po' come se scrivessi una letterina a roberto napoletano per convincerlo della bontà del marxismo

      tra chi legge diciottobrumaio vi sono invece alcune persone (due tre cento, non importa) che possono avere una diversa predisposizione e vogliano davvero esplorare strade diverse

      devo dirle che nel 2008 ho cercato un approccio con i lettori di un sito di finanza.com, ma era come parlare del papa a una riunione di anglicani

      mazzalai, l'autore di quel blog da cui ho preso spunto, è sicuramente una brava persona, ma per formazione e convinzione ha una visione agli antipodi rispetto al materialismo dialettico

      invece preferisco rivolgermi a lettori disposti ad ascoltare senza troppi pregiudizi, persone curiose che vogliono imparare qualcosa di nuovo, che vogliono pensare con la propria testa, persone come lei immagino

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    4. Immagina bene!

      Saluti e grazie per il commento.

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  2. Infarcire il periodare di anglicismi fa 'molto Harvard' oltre essere un grande conforto per la propria autoreferenzialità. Ma generalmente quest'ultima,quasi sempre,è un correlato narcisistico della persona di cultura (in buona fede ,ottimisticamente parlando). L'unico aspetto positivo del tema economico così posto è quello umoristico quando nel merito si cimenta anche il barista servendoci il primo caffè della giornata.

    La scarsa permeabilità ideologica dei lettori e delle persone in genere è tema eterno,si sa. Mettere in discussione le proprie certezze per la maggior parte del genere umano non è sport praticato, unitamente al fatto che parecchia critica si occupa di ciò che non ha neppure letto o visto. Il mondo si fonda sul pre-giudizio.

    Posto di essere nel novero dei cento lettori interessati con una certa diversa parziale pre-disposizione, credo vada riconosciuto che molti temi della critica marxiana pur nello sforzo didascalico non sono così abbordabili nell'indispensabile gergo tecnico, così come le interessanti nicchie dell'Arte. Danno una bella scremata di lettori. Però una volta la si definiva educazione permanente.
    A bientot.

    lr
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    Cuba/Usa, per non sprecare carta.
    Non entro nel merito della presa d'atto dei cubani, al momento questa notizia mi ha fatto lo steso effetto di quando ho visto la foto (sul vecchio Espresso) del dott.Ernesto Guevara de la Serna sul piano di marmo di una squallida baracca in Bolivia. Si rivolterà nella tomba.

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  3. Nel mio relativismo che tenta di essere razionale, osservo che un principio di pallida deflazione non può che essere una nota di ecologia in un paese cronicamente ammalato di inflazione dovuta alle più becere speculazioni a tutti i livelli della piramide sociale.

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    1. oddio che noia il relativismo che tenta di essere razionale e che imputa anche ai poveracci becere speculazioni che avrebbero a che fare con l'inflazione

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