Leggevo ieri in un blog a
proposito del tema della deflazione:
[Negli Usa] i proprietari sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto
non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel
frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo
residuo. Le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in
seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro
volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo le case o i titoli
acquistati.
In altri termini, le entrate delle
classi che vivono di redditi fissi si mantengono per la maggior parte
stazionarie durante il periodo del rigonfiamento dei prezzi, che si accompagna
alla sovrapproduzione e alla sovraspeculazione. La loro capacità di consumo
risulta quindi relativamente diminuita, e ciò nonostante il credito concesso
facilmente li porta ad indebitarsi. Nel caso dell’acquisto di abitazioni,
quando subentra il crollo dei prezzi, come sostiene il blogger, “il valore della
loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo”. Per conseguenza l’insolvenza
dei creditori determina un circolo vizioso che assume velocità crescente e
coinvolge le banche, il credito, gli speculatori e l’economia nel suo insieme.
Questa analisi è corretta nella misura in cui coglie il
fenomeno, tuttavia non lo spiega.
Essa nel spiegare la deflazione in termini di “deflazione da debiti” ne
individua la causa nel crollo dei prezzi degli immobili, e in tale crollo spiega
l’insolvenza dei creditori e questa insolvenza come conseguenza del crollo dei
… prezzi. Una volta ammessa la
trasformazione della tautologia in rapporto causale, tutto il resto viene con
facilità.
È un fatto che delle grandi
tempeste del mercato mondiale, in cui si scarica l’antagonismo di tutti gli
elementi del processo di produzione borghese, si carichi l’origine e i rimedi
entro la sfera più superficiale e astratta di questo processo, vale a dire
entro la sfera della circolazione del denaro.
Per verificarlo, di là di ciò che
dice il buon blogger sulle cause della deflazione da debiti, si deve tener
conto dell’atteggiamento dei meteorologi dell’economia borghese la cui azione
nel contrastare i processi consiste essenzialmente nel tentativo di
assoggettare la circolazione monetaria e gestire il credito, oppure nel
tentativo di aumentare i consumi con mance tratte dai proventi dell’erario.
Come detto, un conto è enunciare
un fenomeno la cui realtà sbatte in faccia, altra faccenda è spiegarlo. Il
diverso frasario impiegato sul tema, per esempio, lascia invariata la questione
così come quando un problema espresso in una lingua viene tradotto in un’altra.
Ecco perché, e qui mi riferisco ad un altro e più noto blogger, infarcire il
periodare di anglicismi non serve a rendere più chiare le cose.
Piuttosto ci si dovrebbe chiedere
quale rapporto dialettico è stabilito tra la caduta dei prezzi (deflazione) e
il loro aumento (inflazione), ossia se
questi due aspetti non siano espressione della medesima fondamentale
contraddizione. Non in questo discorso mi voglio avventurare, per carità, non
bisogna esagerare con la buona predisposizione del lettore.
*
Il fenomeno della diminuzione del
prezzo delle merci può provenire da tre cause che sicuramente un qualche lettore,
dopo averle apprese, potrebbe dire essere troppo semplici, quanto l’uovo di Colombo,
in tale eventualità dimostrando di non aver compreso che
cosa realmente sottende le cause stesse, ossia la fondamentale contraddizione di cui questo
post, come detto, non si occupa.
Le tre cause: un forte rallentamento della
produzione, cioè un difetto di domanda; oppure, che è apparentemente lo stesso, un eccesso di offerta rispetto alla
domanda; e ancora, perché il valore delle
merci è caduto, quindi la stessa domanda può essere soddisfatta a un prezzo più basso.
Tutto ciò non toglie nulla al
fatto che le turbolenze si manifestano per i motivi più svariati (moneta,
cambio, speculazione) nella sfera della circolazione, possano avere dei seri
effetti sui prezzi e produrre o aggravare, a loro volta, la crisi. Bisogna però
tener conto, richiamandomi al terzo e ultimo motivo di cui sopra, di una legge
generale di tendenza:
tutti possiamo constatare nel
progresso tecnico e scientifico uno sviluppo imponente della produttività sociale
del lavoro, per cui il mondo sta cambiando tumultuosamente. E allora non
servono tanti grafici e tabelle, basta far caso al fatto che poiché ogni
singolo prodotto contiene una somma minore di lavoro oggettivato nei mezzi di
produzione e di nuovo lavoro aggiunto nel corso della produzione, il suo prezzo cala.
Oddio, com’è banale ‘sta cosa,
com’è noioso parlarne ancora signora mia. Pensi a dover spiegare l’aumento
della disoccupazione in base alla stessa legge, impossibile! Per non parlare
poi delle oscillazioni sui tassi d’interesse, a chi mai interesserebbe?!!
P.S. : ribadisco ancora che qui
non tratto della fondamentale
contraddizione della crisi per averlo già fatto troppe volte.
Mi permetto di chiederle: perchè non posta sul blog da cui si svluppa il suo articolo, qual'è la contraddizione fondamentale della crisi?
RispondiEliminaIn fondo, se scrivere è un atto politico, e quel blog da dove ha sviluppato il suo articolo è letto da un sacco di persone, mi sembra che sia doveroso che lei spieghi quanto da me richiesto su.
Saluti.
tra un paio di settimane scriverò un post dove troverà i riferimenti necessari. cordialità
EliminaMa no, mi sono spiegato male.
EliminaPreciso: perchè non spiega qual'è la contraddizione fondamentale della crisi, su "quel" blog da cui lei ha tratto spunto per argomentare.
Cioè, dovrebbe spiegarlo sul seguente blog http://icebergfinanza.finanza.com/2014/10/03/deflazione-da-debiti-cosa-potrebbe-accadere/...letto da migliaia di persone.
Credo di essere stato chiaro stavolta.
Cordialità anche a lei.
ho letto il suo commento frettolosamente, mi scuso
Eliminanon lo faccio per un semplice motivo, e cioè che chi legge quel blog ha un orientamento ideologico che nessun argomento potrebbe scalfire, e un po' come se scrivessi una letterina a roberto napoletano per convincerlo della bontà del marxismo
tra chi legge diciottobrumaio vi sono invece alcune persone (due tre cento, non importa) che possono avere una diversa predisposizione e vogliano davvero esplorare strade diverse
devo dirle che nel 2008 ho cercato un approccio con i lettori di un sito di finanza.com, ma era come parlare del papa a una riunione di anglicani
mazzalai, l'autore di quel blog da cui ho preso spunto, è sicuramente una brava persona, ma per formazione e convinzione ha una visione agli antipodi rispetto al materialismo dialettico
invece preferisco rivolgermi a lettori disposti ad ascoltare senza troppi pregiudizi, persone curiose che vogliono imparare qualcosa di nuovo, che vogliono pensare con la propria testa, persone come lei immagino
Immagina bene!
EliminaSaluti e grazie per il commento.
Infarcire il periodare di anglicismi fa 'molto Harvard' oltre essere un grande conforto per la propria autoreferenzialità. Ma generalmente quest'ultima,quasi sempre,è un correlato narcisistico della persona di cultura (in buona fede ,ottimisticamente parlando). L'unico aspetto positivo del tema economico così posto è quello umoristico quando nel merito si cimenta anche il barista servendoci il primo caffè della giornata.
RispondiEliminaLa scarsa permeabilità ideologica dei lettori e delle persone in genere è tema eterno,si sa. Mettere in discussione le proprie certezze per la maggior parte del genere umano non è sport praticato, unitamente al fatto che parecchia critica si occupa di ciò che non ha neppure letto o visto. Il mondo si fonda sul pre-giudizio.
Posto di essere nel novero dei cento lettori interessati con una certa diversa parziale pre-disposizione, credo vada riconosciuto che molti temi della critica marxiana pur nello sforzo didascalico non sono così abbordabili nell'indispensabile gergo tecnico, così come le interessanti nicchie dell'Arte. Danno una bella scremata di lettori. Però una volta la si definiva educazione permanente.
A bientot.
lr
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Cuba/Usa, per non sprecare carta.
Non entro nel merito della presa d'atto dei cubani, al momento questa notizia mi ha fatto lo steso effetto di quando ho visto la foto (sul vecchio Espresso) del dott.Ernesto Guevara de la Serna sul piano di marmo di una squallida baracca in Bolivia. Si rivolterà nella tomba.
Nel mio relativismo che tenta di essere razionale, osservo che un principio di pallida deflazione non può che essere una nota di ecologia in un paese cronicamente ammalato di inflazione dovuta alle più becere speculazioni a tutti i livelli della piramide sociale.
RispondiEliminaoddio che noia il relativismo che tenta di essere razionale e che imputa anche ai poveracci becere speculazioni che avrebbero a che fare con l'inflazione
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