martedì 9 dicembre 2014

Notarelle di viaggio


I bimbi d’un tempo venivano istruiti sulle magnifiche sorti e progressive della patria, crogiuolo di poeti, artisti, santi, navigatori, trasmigratori e immancabilmente d’eroi. Navigatori e trasmigratori sono termini più specifici e aulici di, per esempio, avventurieri. Marco Polo, per citare un nome universalmente celebre, si sorprenderebbe se si sentisse soprannominare “trasmigratore”, poiché si sentiva anzitutto un patrizio e mercante veneziano. Non fu navigatore, se non per brevi tratti nel nostro mare e in Asia, e però come esploratore cavalcò e camminò assai per arrivare in Cina alla corte dell’imperatore Yuan Shizu (Qubilai Qan) e dunque ben prima di Matteo Ricci (*).

Meno noto, agli italici virgulti, è che l’opera di Marco Polo fu tradotta in italiano in epoca relativamente recente, non perché fosse redatta originariamente in latino o in volgare nostro, ma perché quando il racconto fu dettato, verso la fine del Duecento, da Marco a Rustichello da Pisa, questi lo scrisse nel francese d'oïl, poiché la Francia eccelleva nella letteratura e R. fu un prosatore in lingua franco-italiana.

La traduzione moderna de Le divisament dou monde (o di altro titolo del perduto originale), più nota come Il Milione, fu lavoro quasi certamente del sinologo Guillaume Pauthier, che nel 1865 diede alle stampe Le Livre de Marco Polo, citoyen de Venise, conseiller privé et commissarie impérial de Khoubilai-Khaan. Il nome del traduttore inglese è invece assai incerto, e però si può fare affidamento alla prima edizione della monumentale opera di Henry Yule, The book of Ser Marco Polo the Venetian, concerning the Kingdoms and Marvels of the East, apparsa nel 1871.

Sono diversi i viaggiatori ed esploratori italiani più noti all’estero che da noi, e qualcuno noto solo fuori dai confini nostri, come dirò del prossimo personaggio.

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La settimana scorsa mi trovavo nella Basilica dell’Annunziata in Firenze, barocco raro in questa città e non troppo frequentato dal turismo. Tra una Resurrezione del Bronzino e altre cose del Perugino e della sua scuola, ho messo i piedi su una piccola lapide che ricorda, così come recita, Carlotta de Medici, vedova del cav. Lenzoni, nata nel 1786 e deceduta nel 1859, “ultima superstite dell’estinta famiglia paterna”.



È noto che l’ultima discendente del ramo granducale dei Medici (collaterale a quello di Cosimo il Vecchio e di suo nipote Lorenzo), fu Anna Maria Luisa, l’Elettrice Palatina, alle cui volontà testamentarie si deve la conservazione del patrimonio artistico fiorentino a favore della proprietà pubblica. Tuttavia non si può escludere che tale Carlotta de Medici possa essere stata una discendente di un qualche ramo dei Medici, essendo, pare, discendente degli Averardo de' Medici (Giovanni di Bicci, capostipite dei Medici, aveva come padre un Averardo de' Medici). Carlotta era sorella di tale Ottaviano del cav. Francesco-Orazio, morto senza eredi nel 1802.

Carlotta, che ebbe ad acquistare e restaurare la casa di Boccaccio, era sorella anche di Giulia, moglie del conte Girolamo Spada di Macerata, morta nel 1820. Sennonché di Giulia, sebbene maritata, ebbe a innamorarsi Giacomo Costantino Beltrami (1779-1855), un bergamasco al cui nome si rifà una contea, quasi al confine col Canada, dell'attuale stato del Minnesota (Beltrami county). Viaggiatore ed esploratore che, si dice, ha ispirato ad James Fenimore Cooper il personaggio di Nathan - Occhio di Falco, protagonista del romanzo epico-storico L’ultimo dei mohicani. Beltrami scoprì quelle che ritenne le sorgenti più settentrionali del Mississippi, e un lago, oggi Itasca Lake, che egli chiamò Giulia, e a ognuna delle otto polle che lo alimentano diede il nome di ognuno dei figli della nobildonna.



(*) Frances Wood (Did Marco Polo go to China? ed. 1995), ha negato la presenza di Marco in Cina; sono soldi sprecati quelli per borse di studio date a simili teste di legno.

1 commento:

  1. Bellissima rievocazione sepolcrale alla Thomas Gray. Grazie.

    The boast of heraldry, the pomp of power, // And all the beauty, all that wealth e'er gave, // Awaits alike the inevitable hour. // The paths of glory lead not but to the grave.

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