È curioso osservare che nelle
chiese cristiane si adori la divinità, ossia Gesù, e però esse portino il nome
di esseri umani chiamati santi, cui sono attribuite dai fedeli forme di
venerazione anche superiori. Spesso nei dipinti, statue e mosaici che adornano
le chiese vengono raffigurati questi santi ai quali fin dalle origini dell’arte
cristiana furono attribuiti gesti, modi di vestire e caratteristiche che spesso
derivavano dalla sfera imperiale.
Tutto ebbe inizio con la diffusa
usanza, specie in Oriente, di collocare sculture sopra o accanto ai principali
ingressi delle chiese, di modo da porle in stretto rapporto di protezione con
le immagini del santo rappresentato, immagini che in tal modo svolgevano una
funzione apotropaica, tanto è vero che prima di entrare in chiesa il fedele
doveva mostrare la sua reverenza a tali immagini.
In non rari casi gli artisti
raffigurano i santi nel momento in cui a questi viene inflitta la pena e
muoiono, non prima magari di aver compiuto un qualche prodigio. Non importa
quale sia stato il motivo della loro condanna, fatto sta che essi vengono
definiti martiri. Le loro vicende più sono crudeli e più commuovono i fedeli, i
quali, come faceva notare san Paolino da Nola, nella loro ignoranza, credevano
che i santi godessero quando i loro sepolcri venivano “bagnati di vino”, e ciò
non può che rinviare alle liturgie del refrigerium da cui poi trae origine il rito dell’eucaristia.
In questo genere di opere
celebranti il martirio, gli artisti li rappresentano spesso con espressione di
sofferenza e di dolore, e però si potrebbe inferire che quasi tutti i mortali,
nel momento del trapasso, sia esso per malattia o altre cause, potrebbero
rientrare nella categoria di santi o quantomeno in quella di beati.
Per dare maggior rilievo devozionale
alle figure di questi santi, e onde conferire ad esse la magica potenza del
santo stesso, in taluni casi venivano persino mischiate al colore particole
polverizzate della reliquia del santo raffigurato.
A questi martiri le chiavi del
Papa aprono da subito le porte del cielo: il titolo di santo è aggiunto davanti
al loro nome e da quel momento essi possono intercedere per nome e conto dei
fedeli presso la divinità e con ciò compiere i più incredibili prodigi secondo
le aspettative e le richieste dei supplicanti stessi.
*
Gli artisti cattolici, nelle loro
opere di carattere religioso, usano ritrarre degli angeli come abbellimento,
perciò sono soggetti che si vedono spesso nelle loro raffigurazioni. Nelle
catacombe, ossia ipogei cimiteriali dell’epoca imperiale romana, accanto alle
tombe cristiane gli angeli venivano raffigurati con sembianze umane. Più tardi,
furono ritratti con un’aureola, simbolo della loro santità, e, rifacendosi
all’iconografia politeista, con delle ali. Infatti, l’angelo (“intelligenza
divina”), non solo nel cristianesimo, è un messaggero della divinità, vale a
dire che la divinità trasmette agli uomini per suo tramite il proprio volere.
Tuttavia, l’origine di queste
figure alate si perde nella notte dei tempi, e si possono rintracciare già nel
mito indoeuropeo. Del resto l’arte cristiana di rappresentanza deriva dall’arte
imperiale, laddove nel tardo antico, epoca in cui venne a formalizzarsi il
cristianesimo, venivano a coesistere, come rilevava l’archeologo cattolico F. W.
Deichmann, “elementi cristiani, profani, mitologici e pagani” e ciò a
confutazione “dell’erronea convinzione moderna che tutto ciò che nel tardo
antico veniva decorato con simboli cristiani, scene e figure fosse destinato a
scopi esclusivamente ecclesiastici, soprattutto eucaristici” (*).
Nei primi tempi del cristianesimo,
sorse, tra molti altri, un culto considerato eretico, i cui seguaci erano detti
Angelici (o Angeliti), i quali giungevano, seconda l’accusa, a credere gli
angeli superiori anche a Gesù, il quale si doveva rivolgere al Padre per loro tramite.
Credevano pure che Dio avesse creato il mondo per loro mezzo. Anche il presunto
san Paolo ebbe a occuparsene, ammonendo i fedeli, nella sua Lettera ai Colossesi di non seguirne l’esempio
(**). Nel concilio di Laodicea (364), si ritrova un decreto che anatemizzava
questa corrente cristiana (***). È curioso che la parola vangelo contenga quella di angelo.
All’inizio i teologi avevano
suddiviso gli angeli in tre gruppi, ricalcando un po’ l’ordine gerarchico delle
corti antiche. Dal VII-VIII secolo, in Oriente, gli angeli furono considerati
l’anima del cielo, e quindi avevano vesti azzurro-verdi, simbolo del cielo. In
Occidente si credeva che l’angelo fosse una divinità immacolata e portava,
quindi, vesti bianche. Diverso era anche il modo di raffigurarli, le loro vesti
anche in Occidente furono arricchite di decorazioni in oro e in argento, e i
colori delle vesti non furono più canonizzate. Più tardi, cambiò nuovamente il
modo di raffigurarli, ed assunsero un aspetto più vivace, finché se ne modificò
anche l’aspetto, ossia dagli esseri asessuati con lunghe vesti e un paio d’ali,
si passò a fanciulli nudi con le ali, anche in atteggiamenti allegorici e assai
profani. Si giunse poi a raffigurarli solo con la testa e un paio d’ali sul
collo, svanendo definitivamente ogni espressione propriamente religiosa. Non è
infrequente che due famosi angioletti di Raffaello (Madonna Sistina), riprodotti su pannello, facciano la loro bella figura in certe abitazioni, omogenei col resto dell'arredamento.
(*) Archeologia cristiana, L’Erma di Bretschneider, Roma 1993, p. 260.
(**) “Nessuno v'impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche
di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese
visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale” (II, 18). La
lettera ai Colossesi è ritenuta apocrifa, e del resto non c’è la minima prova
storico/documentale dell’esistenza di Paolo.
(***) Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica, vol. II, p. 77.
e l'angelo più bello?
RispondiEliminail capo dei ribelli?
e l'arcangelo che lo sconfisse?
e l'angelus novus?
e il ministro dell'inferno italiano, chiamato angelino??
ciao.