La politica è sempre più comunicazione
e dunque spettacolo, e ciò l’aveva ben descritto quasi mezzo secolo fa Guy
Debord. E tuttavia la comunicazione, e con essa la politica, non è solo
spettacolo, soprattutto essa non è
neutrale, il suo carattere ideologico produce effetti decisivi sul
contenuto della coscienza, ne riflette inevitabilmente la logica, le
contraddizioni e i conflitti.
E ciò che vale per la coscienza
vale anche per l’inconscio, laddove l’opposizione freudiana, riproposta sul
terreno storico e sociale, della dinamica oggettiva di natura e storia, trova
una diversa e affascinante spiegazione: diventa opposizione tra motivazioni
ideologiche incompatibili, opposizione che affonda le sue radici oggettive in
un preciso contesto socio-economico. Diventa opposizione tra comportamenti e
linguaggi autorizzati e quelli non autorizzati, tra coscienza ufficiale e
non-ufficiale, tra ideologia trasgressiva e antagonista da un lato e ideologia
della conservazione dall’altro.
Opposizione che, nella formazione
capitalistica, si spiega col fatto che i proletari (*) sono sospinti, dalla
posizione oggettiva che occupano dentro la divisione sociale del lavoro, ad una
spontanea ribellione contro la loro alienata condizione e contro gli apparati
ideologico-politici della sua riproduzione; se non fosse che dall’altro lato,
la classe dominante preme da ogni lato, sguinzagliando i suoi specialisti, per
imporre l’interiorizzazione dei programmi di comportamento che, mentre
interdicono la folla di motivazioni potenzialmente trasgressive, ne sollecitano
altre apertamente o subdolamente conservatrici (**).
In ciò si spiega, per certi
aspetti essenziali, l’utilizzo di specialisti dello spettacolo sul palcoscenico
della politica. La ricognizione della storia personale e professionale di Berlusconi,
di Beppe Grillo, di Renzi Matteo, e di tanti altri, è di per sé paradigmatica
della funzione che ha assunto la comunicazione spettacolare e l’utilizzo
funzionale di queste figure spettacolari in un ruolo politico. Non si deve
credere che ciò sia casuale, anche se appare come tale. Casuale è solo che sia
uno o l’altro personaggio ad essere in primo piano.
Dobbiamo tener conto che nella
formazione della coscienza ufficiale in una società di classe, la lotta
ideologica gioca un ruolo essenziale. Per forme della coscienza ufficiale
dobbiamo infatti intendere anzitutto le idee del dominio, formalizzate e
regolate coercitivamente in linguaggi specifici e “autorizzati” per ciascun
tipo di rapporto sociale. Morale, diritto, politica, concezione del mondo,
costituiscono altrettanti sistemi di ideologia legalizzata, di norme sociali,
settoriali e specialistiche, con i quali ogni nostra intenzione di
comportamento è costretta ad entrare in relazione.
Gli schiavi non lo sanno, ma il loro discorso interno, prima ancora di quello esterno, è espresso in una forma di coscienza ufficiale. I padroni del mondo, invece, lo sanno quanto sia importante questa lotta, sono ben coscienti che l’ideologia è un campo fondamentale della lotta di classe, perciò investono i loro quattrini nel sistema della comunicazione, anche quando perdono molti soldi. Essi non hanno alcun dubbio sul fatto (constatabile ogni giorno) che in ogni congiuntura la lotta per una parola contro un’altra diventa essenziale per i destini della lotta di classe. Ogni parola, ogni locuzione, ogni job act, ogni “esubero”, è un piccolo campo di questo scontro.
La pretesa neutralità ideologica
del linguaggio, così come dei giudizi di valore, eccetera, è una mistificazione
della classe dominante, un’idea forza del suo dominio. È nel flusso tempestoso
della comunicazione mediatica, nel suo carattere ideologico attivo che tanto
influsso ha nella nostra vita quotidiana, che si generano tutte le nuove
ideologie con il loro carico di falsa coscienza. In questa gigantesca e
inesauribile battaglia nessuno si può sentire escluso: si può essere vittime o
vincitori, mai, in nessun caso, spettatori neutrali.
E tuttavia, quanto più larga e
profonda si fa la frattura, nella temperie della crisi e nell’intensificarsi
delle contraddizioni, tra chi sta sotto e chi sta sopra, tanto più si fa larga
e profonda la frattura tra coscienza ufficiale e coscienza non ufficiale, tanto
più forte si fa la carica antagonistica rispetto al sistema dell’ideologia
legalizzata.
Si tratta però, fin qui, prevalentemente di un
antagonismo indeterminato, che non ha espressione di classe, non esplora, non
tocca, non rigira ogni cosa da ogni lato, che non si pone da un punto di vista degli
interessi di liberazione rivoluzionaria e del conflitto assoluto con la classe dominante, e invece poggia su una critica
dell’esistente di tipo laterale e perciò riassorbibile negli schemi
dell’ideologia dominante.
(*) Clicca qui.
(**) C’è da dire che il sistema sta
concedendo ampi spazi alla “trasgressione”, non solo per esigenze di smercio di
prodotti e servizi che ne derivano (si pensi alla pornografia). Tuttavia
autorizza solo quei tipi di trasgressione funzionali al sistema stesso. Per
esempio l’apertura ampia sui comportamenti sessuali, quelli che un tempo venivano
considerati “devianti”, viene a trovarsi in perfetta corrispondenza non solo
con nuove “sensibilità”, “valori” ed “idee”, ma con la perdita di ruolo della
famiglia tradizionale nell’ambito del sistema di riproduzione della
forza-lavoro.
Faccia ai sistemi di ideologia legalizzata si trova l'individuo monade, il quale (come attesta anche l'ultimo rapporto del Censis),o si lascia narcotizzare dal messaggio dominante, oppure, non trovando ‘casa’ nell'«antagonismo indeterminato», si abbandona ai piaceri della solitudine.
RispondiEliminanon specificare, ti prego
Elimina[...] Per forme della coscienza ufficiale dobbiamo infatti intendere anzitutto le idee del dominio, formalizzate e regolate coercitivamente in linguaggi specifici e “autorizzati” per ciascun tipo di rapporto sociale. [...]
RispondiElimina[...] carica antagonistica rispetto al sistema dell’ideologia legalizzata.[...]
Pur con il dovuto apprezzamento, credo si possa convenire che il testo vagamente criptico è intelleggibile per una quota di lettori che abbiano maturato a pieni voti una laurea in facoltà umanistiche, area a scelta (in anni non recenti sarebbe meglio).
Anche il commento non scherza per nulla.
[..] La pretesa neutralità ideologica del linguaggio, così come dei giudizi di valore, eccetera, è una mistificazione della classe dominante, un’idea forza del suo dominio [..] Verissimo !
Cari intellettuali proletari, i proletari veri ce li siamo lasciati alle spalle.
Detto senza rancore nè tantomeno con spirito polemico, unicamente didascalico.
LB