Leggevo ieri mattina,
in biblioteca, sul Corriere queste
cose scritte da Francesco Piccolo:
La questione è se imboccare davvero la strada del riformismo; e cioè
fare e non invocare riforme. Perché le risposte nella pratica sono sempre
negative? Com’è possibile che ogni proposta di riforma riesce ad acquietare la
sinistra e l’intero Paese solo se alla fine non se ne fa nulla? (Ed è ovvio che
non stiamo entrando nel merito di ognuna, adesso). L’Italia ha una doppia anima
reazionaria. È reazionaria perché è conservatrice: una larga parte del Paese
non vuole cambiare nulla (non vuole nemmeno che tutto cambi affinché nulla
cambi; non vuole cambiare e basta); ed è reazionaria perché è vittima, a
sinistra, del sentimento di sconfitta dei rivoluzionari. La rivoluzione non c’è
stata, o è stata persa. E tutti i reduci
e i postumi della rivoluzione sono diventati reazionari: poiché il cambiamento
non è stato radicale, ogni forma di cambiamento è insufficiente. È questa
la frase che sentiamo sempre in questi mesi per le varie proposte:
insufficiente. Sentiamo anche: peggiorativa, sia chiaro. E quando è
peggiorativa, bene, se ne può discutere, si può combatterla; ma quando è
insufficiente, bisognerebbe mettere in atto la vera rivoluzione in questo
Paese: fare riforme insufficienti. Forse, il riformismo è esattamente questo:
attuare una serie di riforme che riempiano man mano la distanza tra il punto di
partenza e un punto di arrivo soddisfacente. In mezzo, c’è un cambiamento che
avrà un cammino sempre meno insufficiente.
Solo alcune parole in merito a
simili cazzate sparate a tutta pagina da un tizio che vive in una situazione
diversa da quella delle persone comuni. Di quale cambiamento si tratta finora?
Noi vediamo che questo cambiamento anziché risolvere le vecchie polarizzazioni
sociali le ha aggravate, indiscutibilmente, a cominciare dalla nuova povertà di
massa, la concentrazione delle ricchezze in poche mani come forse mai in epoca
recente, una disoccupazione, specie giovanile, che sta già producendo effetti
sociali devastanti. E dunque invece di ridurre e tendere ad annullare queste
divaricazioni che cosa si propone il riformismo neoliberista? L’abolizione, per
esempio, delle residue tutele sul lavoro per poter procedere a licenziamenti di
massa, a nuove assunzioni senza oneri per le imprese, dunque ancora e sempre
ulteriore precarietà.
Si tratta di un cambiamento,
quello invocato, che ha un’unica direzione generale di marcia, ossia quella di
diminuire i costi, dunque anzitutto salari e tutele del lavoro, per aumentare i
profitti. Di tagliare la spesa sociale, di privatizzare i servizi e i beni
pubblici, non tanto per eliminare sprechi e parassitismi, ma per imporre un
nuovo ordine sociale che ha come unico scopo il lucro e il furto. Non c’è ancora
abbastanza flessibilità salariale, ci dicono ormai da trent’anni in qua, non
abbastanza flessibilità del mercato del lavoro, non c’è abbastanza precarietà, non
ci sono abbastanza esodati e disoccupati, c’è ancora troppo “diritto al
lavoro”. Al termine dei mille giorni – ha detto Renzi alla Camera – “il diritto
al lavoro non potrà essere quello di oggi”. Insomma, fascisti in camicia
bianca, spiegatevi chiaramente: che cosa volete ancora e di più, quaranta
tipologie di contratto non vi sembrano sufficienti?
Oggi siamo giunti realmente al punto
in cui non è più possibile risolvere alcun problema senza risolverli tutti, a
cominciare dalla contraddizione fondamentale che sta in radice: la produzione
sociale della ricchezza e la sua appropriazione privata da parte di pochi
individui. Questione difficile, anzi impossibile da risolvere? Questo sì che è
un alibi bello e buono per continuare a “riformare” la vita della gente
gettandola nella disperazione. E tuttavia nella situazione in cui siamo mi
rendo conto che ciò possa apparire ai più come un obiettivo utopistico, che le
priorità in una fase come questa siano altre. Continuiamo con la tattica,
lasciamo la strategia alla borghesia, di sconfitta in sconfitta verso un futuro
radioso passando per un presente di merda.
Scintilla
RispondiEliminahttp://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/10/29/ast-landini-governo-chieda-scusa-agenti-hanno-caricato-lavoratori-slogan-del-cazzo/306362/
Ciao, oggi è proprio una bella giornata
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/10/29/ast-landini-governo-chieda-scusa-agenti-hanno-caricato-lavoratori-slogan-del-cazzo/306362/
RispondiEliminaToh, ora che le prende pure lui, si rende conto con chi ha a che fare?
La speranza è ultima a morire.
scusa dimenticavo firma,gianni
RispondiEliminaChe dire poi della sintassi dell'articolo citato?
RispondiEliminaSo che non è questo il punto ma sembra che nemmeno vogliano aiutarci a capire cosa realmente sta accadendo in questo paese martoriato.
Io cercherò in tutti i modi di spingere i miei figli a lasciare l'Italia, sperando non per poi ritrovarli a fare i camerieri a Londra.
Nulla contro i camerieri beninteso...
Roberto
Mi spiace...ma se non camerieri a londra, a raccogliere frutta in australia e nuova zelanda. O credi ancora alle favole dei giornali padronali che raccontano solo di quell'uno per mille che ce la fa?
EliminaComunque, buena suerte, ciao gianni