In un’epoca come la nostra, così
plurima d’incertezze spacciate in qualità di responso scientifico, è un’impresa
distinguere il vero dal verosimile. In epoche remote non era certo diverso per
le verità di fede, come cita per esempio Elias Bickerman a proposito di certi
testi del Vecchio Testamento: bastava retrodatare la redazione dei “fatti” descritti
e il vaticinio miracolistico era bell’è servito. Oggi non usa più questi “rimedi”
d’epoca, l’alterazione della cronologia, però si ottiene lo stesso effetto di sofisticazione
con altri metodi, e come ieri la maggior parte delle persone non sono in grado di
avvedersi dell’imbroglio, o piuttosto non sono interessate a distinguere i
fatti dalle loro interpretazioni, trarre l’oggettività e la consistenza, porsi
dei dubbi, mentre chi sarebbe in grado di esorcizzare le nuove verità di fede o
sta dall’altra parte della barricata, dove trova miglior moneta, o spesso è disilluso
e afono.
*
Andiamo sulla materia calda: se i
dati ci dicono che il totale dell’attivo delle prime 25 banche Usa a fine
giungo 2014 era di 14,1 trilioni di dollari, mentre il valore nozionale dei
prodotti derivati in pancia alle stesse ammontava a 302,2 trilioni di dollari,
si può sempre dire che l’esposizione ai derivati “può creare danni di molti
trilioni di euro anche in pochi mesi”, oppure che si avrà una catastrofe
finanziaria ed economica inedita. Messa così, la notizia, posto che giunga fino
a noi, al massimo ci farà esclamare: cazzo! Ma è già l’ora di House of Cards.
Che cos’è un trilione di dollari?
Negli Usa corrisponde a mille miliardi. Vale a dire che i cosiddetti prodotti
derivati delle banche, la maggior parte con contratti che non passano dai
listini di borsa e i cui scambi avvengono prevalentemente tra le banche stesse,
ammontano a 302.000 miliardi di
dollari.
Per dei raffronti, basti pensare
che il Pil americano è circa 17.000 miliardi di dollari, diciotto volte
inferiore alla massa dei derivati. Considerando poi che il rischio sui prodotti
derivati (la chiamano “volatilità”) è decisamente più elevato rispetto a quello
medio degli altri prodotti finanziari. In altre parole per ogni dollaro che gli
Usa hanno di debito, ce ne sono 18 in prodotti derivati; per ogni dollaro che le
banche hanno di attivo, ce ne sono 21,4 di derivati. E tuttavia bisogna
considerare che tale rapportto varia da banca a banca, e le più grandi hanno un
rapporto di 1:50 o anche molto di più. Inoltre, non essendo a conoscenza di
ogni singolo contratto è impossibile sapere di cosa si tratti esattamente, ma
non è un azzardo affermare che in genere si tratta di carta straccia o quasi,
come s’è visto nel picco della crisi quando il valore di mercato di gran parte
di questa immondizia era pari a zero.
Le cose non vanno meglio in
Europa, dove l’ammontare dei derivati che si legge nel bilancio della sola Deutsche Bank per il 2013 è
di 55.000.000.000.000 di euro, ossia 20 volte il Pil tedesco o 5,7 volte il Pil
dell’intera Europa. Venticinque volte il debito pubblico italiano! Qualcuno
l’ha chiamata una voragine con una banca intorno.
Vogliamo relativizzare?
Relativizziamo pure, diciamo che si tratta di valori “nozionali”, ma pur sempre
un oceano di valori “nozionali”, cioè fittizi, che ci sommergerà e non darà
scampo (del resto è sul concetto di “valore” che poggia il grande imbroglio
dell’economia politica borghese). È a questo punto che intervengono altri
scribi a tranquillizzare il volgo: ormai la crisi è alle spalle, l’America sta
crescendo e anche per l’Europa il peggio sta passando, salvo l’Italia che però
con la nuova legge sul lavoro ridurrà la disoccupazione giovanile. È vero, il
peggio sta sempre alle spalle ed è da dietro che arrivano per farti scoprire le
più nobili iniziative.
Ciao,
RispondiEliminaperò gli esperti dicono che non è corretto parlare di questi valori, che sono valori nozionali. Fanno il solito esempio per far capire il derivato con l'esempio dell'assicurazione, cioè il massimale è poniamo di 2 milioni di €, ci sono 15 milioni di auto, allora il calcolo è di 30.000.000.000.000 €, che però non indica un problema, tranne se c'è un'incidentazione globale delle auto, cosa altamente improbabile.
E con questo esempio gli esperti tacciono noi ignoranti in materia.
Ciao,
Carlo.
detta molto in breve: l'esempio è il meno calzante possibile posto che la percentuale degli incidenti è nota (e dunque anche il rischio), mentre in una situazione di panico il mercato dei derivati sarà ciò che è stato nel 2008: un autoscontro, però con morti e feriti. ed infatti nel post porto l'esempio del "picco della crisi". posta anche l'aleatorietà del sottostante, che nel caso dei derivati non è l'assicurato che in alta percentuale paga il premio. ciao
EliminaInfatti ho scritto dell'esempio dell'assicurazione proprio per rimarcare come gli esperti parlano di questi argomenti, dato che è l'esempio classico che fanno quando parlano di derivati....per tranquilizzarci...
Eliminama noi siamo tranquilli. :)
EliminaBuongiorno. Volevo sapere se lei ha scritto specificamente qualcosa sul ruolo delle banche nella nostra società, nel nostro sistema economico.
RispondiEliminaLa saluto cordialmente.
buongiorno a lei. non ricordo di aver scritto nulla di organico e sistematico. riferimenti sì; numerosi. provi a fare una ricerca con il "cerca". con molta cordialità.
Elimina