Un risultato la vicenda Fiat l’ha avuto: quello di portare per qualche giorno all’attenzione generale (si fa per dire) la questione operaia. Ovvero la sua spettacolarizzazione.
Ieri sera, ancora una volta, il segretario generale della Fiom è comparso in televisione. L’intervistatore gli ha posto una domandina assai banale ma pertinente: perché se ritenete il referendum illegittimo avete invitato i lavoratori Fiat a parteciparvi? Maurizio Landini ha farfugliato qualcosa ma non ha risposto nel merito. Quindi l’intervistatore ha chiesto: data la mondializzazione del capitale e del relativo conflitto con il lavoro, perché i sindacati nazionali non hanno intese di lotta tra loro? Il segretario Fiom ha risposto testualmente: «Ce ne siamo accorti» !
Landini ha anche posto in luce il fatto che non esiste una legge che imponga il riconoscimento delle rappresentanze sindacali in base all’effettiva adesione dei lavoratori a un determinato sindacato. Eh sì, fino adesso andava bene che nei luoghi di lavoro fossero riconosciute sole le sigle sindacali firmatarie dei contratti ed escluse quelle che non accettavano i diktat padronali, come per esempio succede ai Cobas !
Il segretario della Fiom si è anche doluto del fatto che la politica si disinteressa di queste problematiche, o meglio, che essa è asservita agli interessi padronali e della finanza. Che partiti e governo, in altri termini, siano insomma nient’altro che comitati d’affari della borghesia. Qualcosa del genere l’avevamo già sentito dire una quarantina d’anni or sono e anche molto prima. Sentirlo in televisione, di questi tempi, dal segretario della Fiom, ha qualcosa di clamoroso e ci rivela le dosi di ordinaria cloroformizzazione.
Reggerà questa immagine e le questioni che essa porta con sé? Fino alla pausa pubblicitaria. Dai bastioni di Orione la difesa del malloppo è indefessa. Ecco cosa scrive il direttore del quotidiano considerato per antonomasia di “sinistra”:
«La vera sfida di Mirafiori comincia adesso. Sapremo solo a notte fonda l'esito del referendum. Ma quando il nuovo paradigma della modernità impone una riscrittura così radicale del patto tra Capitale e Lavoro, rifondandolo sullo scambio disuguale e asimmetrico tra un salario e il nulla, l'esito sembra scontato».
Il nuovo paradigma della modernità? Scambio disuguale e asimmetrico tra salario e il nulla? Se per “nulla” s’intendono i diritti più elementari statuiti dalla democrazia borghese, siamo d’accordo, ma lo scambio disuguale e asimmetrico tra salario e capitale è questione antica, non odierna:
«La forza-lavoro è una merce, una merce come ogni altra, ma ciò nonostante una merce tutta affatto speciale. Essa ha cioè la proprietà specifica di essere forza produttrice di valore, anzi di essere, se viene impiegata in modo appropriato, fonte di un valore maggiore di quello che essa possiede. Nello stato attuale della produzione la forza-lavoro dell’uomo non solo produce in un giorno un valore superiore a quello che essa possiede e a quello che costa; ad ogni nuova scoperta scientifica, ad ogni nuovo perfezionamento tecnico questa eccedenza del suo prodotto giornaliero sul suo costo giornaliero aumenta, cioè si riduce quella parte della giornata di lavoro in cui l’operaio produce l’equivalente del suo salario, e si allunga perciò d’altro lato quella parte della giornata in cui egli deve regalare al capitalista il suo lavoro senza essere pagato».
Perciò, lo “scambio diseguale” è il fondamento di questa società. L'entendence suivrà è sempre stato il motto della borghesia; i diritti e le condizioni degli schiavi seguono a secondo delle circostanze. E le condizioni attuali, secondo le facce toste alla Sergio Chiamparino, sarebbero indipendenti dal capitale: “La FIOM deve capire che il ricatto lo fa il mondo, non Marchionne. Il ricatto lo fa il mondo”.
Ma chi è “il mondo” se non coloro che lo governano e decidono per tutti gli altri? Chi ha consentito, se non i grandi organismi internazionali al servizio del capitale, la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi di un’oligarchia finanziaria? Chi ha determinato la grande importanza acquistata dall’esportazione di capitale e ha abbattuto a tale scopo (cioè allo scopo di mettere in concorrenza i salariati delle diverse aree geografiche) le barriere doganali e tariffarie? Chi ha favorito il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti per ripartirsi il mondo e la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche?
Ora la FIOM inghiotte una dose dello stesso amaro sterco che in combutta coi soliti sindacati servi a suo tempo fece ingollare ai Cobas. Come il servo Chiamparino non si è peritato di sottolineare (a volte anche i servi dicono la verità nel loro cupidigia di servo encomio).
RispondiEliminaEssere iscritti alla CGIL oggi, come chi scrive, e convenire con 18 Brumaio sull'analisi perfettamente geometrica dell'orrore economico geometricamente dispiegato, comporta un forte mal di pancia. Ma stracciare la tessera non sarebbe un rimedio.