domenica 2 gennaio 2011

Chiacchiere e tabacchiere di legno



Repubblica è il quotidiano dell’intellighenzia (assai decaduta) di "sinistra". Lo legge l’insegnante, l’impiegato, lo studente (quei pochi che leggono), i cosiddetti intellettuali, ma non, in genere, l’operaio. In quanto organo ideologico di tali strati sociali, ciò che scrive è rivelatore del senso comune meno becero del paese.
Nelle sue omelie domenicali, Eugenio Scalfari detta la linea. Oggi scrive a proposito di Marchionne:
«Quelli che lo imputano di autoritarismo sbagliano nel senso che la gestione di un'azienda ha sempre avuto caratteristiche autoritarie: c'è un capo che decide. nei casi migliori decide dopo aver ascoltato i suoi collaboratori, nei casi peggiori fa di testa sua».
Ha ragione, il capitalismo punta al profitto, non al consenso e alla beneficenza. Infatti, nel post del 31 dicembre parlavo di Marchionne nei termini di “stratega” e di “tattico”. Scrivevo: “è un tagliatore di teste, un duro”.
Scrive Scalfari:
«Il capitalismo è questo ed ha sempre avuto due strade davanti a sé: a volte si è associato a regimi politici autoritari, a volte a regimi liberaldemocratici».
Chi l’avrebbe mai detto? C’è sempre qualche cosa d’inedito e da imparare leggendo il Maestro. Scrive ancora:
«L'economia globale e la crisi hanno portato la Fiat alla resa dei conti e il terremoto ha scosso con prepotenza anche la nostra terra. Tutto il resto è chiacchiera.
[…] E' molto duro dover perdere una parte del nostro benessere di paese opulento, in favore di paesi che emergono da un lungo sonno di arretratezza e di povertà. E' molto duro anche perché la perdita di benessere non riguarda in misura omogenea i paesi di antica e accumulata ricchezza, ma solo una parte della loro popolazione. Riguarda in particolare i giovani, i lavoratori precari, le fasce deboli e i territori poveri di quei paesi.
E' duro, ma purtroppo necessario per recuperare la competitività e la produttività perdute».
Diciamocelo francamente, chi non sottoscriverebbe queste sagge parole, questa pacata ma non meno veritiera analisi? Ed infatti è in tali frasi, così apparentemente scontate e di buon senso, che si annida l’ideologia del liberismo da far bere ai propri lettori compiaciuti.
Noi non perdiamo alcun benessere “in favore di paesi che emergono da un lungo sonno di arretratezza e di povertà”, poiché questi paesi se lo stanno guadagnando con lacrime e sangue, mentre il favore lo stiamo facendo solo al capitale che allarga, a spese “di giovani,  lavoratori precari e delle fasce deboli”, il proprio mercato e massimizza i profitti. Per quanto riguarda la “produttività perduta”, c’è da osservare che essa non è affatto perduta, ma sono stati anzi alzati i parametri di confronto del saggio di sfruttamento, cioè di quella che Scalfari chiama “competitività”.
Mai il mondo ha avuto come oggi tanta manodopera industriale, mai il capitalismo era arrivato a tali livelli di produttività. La contraddizione è evidente quando Scalfari afferma:
«L'industria dell'automobile è in crisi nei paesi opulenti. Se ne producono troppe. La domanda ristagna». Appunto, troppe auto ma il dott. Marchionne ne vuole produrre il doppio. Come se lo spiega Scalfari? Ma egli insiste, diligente nel  compitino che si è assegnato: «Bisogna difendere i mercati nazionali dalla concorrenza e bisogna esser competitivi per conquistare quote di mercato nei paesi emergenti».
La risposta è una sola: peggioramento delle condizioni di lavoro, eversione dei diritti dei lavoratori, aumento dello sfruttamento (alias: competitività). Ed infatti è costretto a riconoscere che la strategia è sempre la stessa:
«Mettere insieme una capacità produttiva di due milioni di auto (Chrysler), di due milioni (Fiat) e di un milione (Opel), abbassando drasticamente i salari a Detroit e in Germania e chiudendo gli stabilimenti improduttivi in Italia: questo fu il piano.
Da noi bisognava anche aumentare la produttività imponendo nuovi comportamenti, nuovi orari, maggiore intensità nelle prestazioni, divieto di assenteismo e di sciopero.
Questo era ed è il programma di Marchionne per tenere in piedi, anzi per rilanciare la produzione italiana della Fiat; l'alternativa è la delocalizzazione in Serbia, in Polonia e in altri paesi, con costi più bassi e produttività più elevata».
Scalfari, il pompiere, propone misure di razionalizzazione del capitalismo e di contenimento della potenziale protesta operaia e sociale:
«Pensare - come pensano Marchionne e Sacconi - che il recupero di produttività riguardi soltanto il fattore lavoro e non anche il fattore imprenditoriale, è una visione contraddetta dalla realtà comparata. Ma poi c'è una seconda questione, un'essenziale seconda questione: l'inevitabile perdita di benessere a carico dei lavoratori dev'essere in qualche modo compensata».
Il nuovo assetto “pragmatico” imposto dal capitale, in deroga agli istituti giuridici, quindi  l’aumento dello sfruttamento, deve essere compensato: remunerare i diritti con qualche palanca. Bel liberale!
«Chi è il padrone di Marchionne? O meglio: chi è il padrone del gruppo Chrysler-Fiat di cui Marchionne è il manager? Il padrone, cioè il proprietario, è il sindacato dei lavoratori Chrysler, che possiede la quota di controllo del capitale attraverso il suo fondo-pensione. Hanno ridotto a metà i loro stipendi, i lavoratori Chrysler, ma l'azienda è loro. Se torneranno al profitto saranno loro a disporne. Il proprietario Fiat, specie dopo lo "spin" del gruppo, è un proprietario simbolico sulla via del disimpegno».
Ecco quindi che abbiamo scoperto chi sono i veri padroni nel capitalismo odierno: i sindacati, i rappresentati legali degli operai. Lavoratori, la fabbrica è vostra, lavorate, lavorate e soprattutto zitti! Scalfari, ma va a …..
Sarebbe opportuno ricordare che la nuova disciplina della società per azioni sottrae all’assemblea la nomina degli amministratori con poteri esecutivi, quindi l’approvazione dei bilanci annuali e l’impiego di utili, e che il sindacato UAW (United auto workers) possiede solo un seggio in consiglio d’amministrazione e che nel 2011 la casa americana tornerà in Borsa e a quel punto il Tesoro Usa sarà uscito e anche il sindacato sarà disimpegnato quale foglia di fico attuale.
Ma soprattutto Scalfari avrebbe dovuto raccontare ai suoi lettori, per esempio, cosa sono le azioni global share, il sistema degli ADR, eccetera. Ma solo come esempio! Verrebbe fuori così che Marchionne non è un manager industriale, bensì un esperto finanziario e un tagliatore di teste. La sua carriera lo sta a dimostrare.

In definitiva la risposta di Scalfari ai problemi posti dalla mondializzazione è tecnica, economica, anche autoritaria se necessario, nel segno della continuità di questo sistema. Soluzioni anzitutto di tipo politico, alternative, non possono occupae i suoi pensieri di rentier.   

4 commenti:

  1. Complimenti a Diciotto Brumaio per aver letto e ottimamente commentato l'illeggibile e incommentabile leccata scalfariana a Marchionne.

    A leggerla io sono arrivato poco oltre la metà. Non ce l'ho fatta ad arrivare in fondo. Mi venivano i conati.

    La Repubblica è l'organo semiufficiale del PD. Quasi quasi è perfino meglio che tanti operai votino - dandosi martellate tra le cosce, ma loro credono di non farsi male - per PdL e Lega. Almeno votano per l'originale, non per la brutta copia.

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  2. Oltre 4.000 dei cosiddetti “fondi aziendali a benefici definiti”, quelli di cui scrive Scalfari, sono saltati negli ultimi 10 anni, tra cui United Airlines, US Airways, TWA, Bethlehem Steel, LTV Steel, National Steel, Weirton Steel, Kaiser Aluminium. Ford e General Motors hanno chiesto aiuti di Stato per sostenere i fondi pensionistici e sanitari aziendali.
    http://demata.wordpress.com/2011/01/02/scalfari-ed-il-padrone-di-marchionne/

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  3. Ottimo commento come al solito.
    Ieri le chiedevo,ciò di cui lei accenna nella parte finale del commente:"Soluzioni anzitutto di tipo politico, alternative, non possono occupare i suoi pensieri di rentier".
    Quali sarebbero,secondo lei,soluzioni politiche alternative?
    E non solo,(mi rendo conto visto che il capitalismo è diffuso su scala mondiale) su scala nazionale,ma anche mondiale.
    Cordiali saluti.

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  4. a Luigi 6:

    cercherò di rispondere, in qualche modo, alla domanda in uno dei prossimi post

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