Ai piani alti della CGIL hanno tirato un sospiro di sollievo. Il Golpe di Marchionne e dei collaborazionisti è riuscito anche se grazie al massiccio broglio del voti degli impiegati (che gli frega quello che succede agli operai?). Anche la Fiom ha salvato la faccia: se fosse passato il No, la Fiat avrebbe vinto lo stesso. Ecco perché era necessario sabotare il voto e puntare sul mancato raggiungimento del quorum. Un errore di strategia da cui traggono vantaggio tutti, tranne chi lavora in fabbrica.
Comunque il voto parla chiaro: gli operai non ci stanno, anche quelli che hanno votato Sì lo hanno fatto sotto minaccia, le loro dichiarazioni di voto le hanno potute ascoltare tutti. Qui le “leggi naturali del mercato” non c’entrano, lo scontro ha avuto e avrà ancora e soprattutto un carattere tutto politico, solo in seconda battuta un carattere economico, segnatamente un obiettivo finanziario.
La Fabbrica Italiana Automobili Torino, per quanto riguarda il settore auto, è morta, stritolata dai debiti e dall’incapacità di competere sul piano dell’innovazione e del prodotto. Marchionne non l’ha resuscitata come continua a ripetere la stampa borghese, egli non è un manager industriale, ma un Gordon Gekko: con lo spin-off ha ufficiato le esequie e gli azionisti lo hanno premiato per questo. Con il voto di oggi, Fiat è diventata, anche di fatto, un satellite della Chrysler.
Nessun commento:
Posta un commento