martedì 25 gennaio 2011

I teorici della competitività


Il capitalista, il Marchionne di turno, ovvero i suoi interpreti teorici – l’economista, il deputato e il giornalista – quando puntano sulla questione della produttività del lavoro, essi offuscano con un elevato livello di mistificazione un fatto basilare del rapporto tra capitale e lavoro, è cioè che tale rapporto si giova di una finzione giuridica, il contratto, che cela una realtà molto cruda, ovvero l’ineguaglianza radicale del rapporto tra capitale e lavoro nel processo di produzione. Infatti, solo formalmente l’operaio è libero di agire nel rapporto, ma in realtà è spinto dal bisogno a vendersi come forza-lavoro. La mediazione del contratto, le pattuizioni in esso contenute, possono più o meno temperare le condizioni alle quali  la forza-lavoro viene ceduta al capitalista (a questo servono i contratti collettivi), ma non eliminano l’ineguaglianza di base del rapporto di compra-vendita e l’utilizzo dell’operaio, ovvero della sua forza-lavoro, come merce produttiva di valore. Ciò riflette bene, tra l’altro, la separazione tra l’economico e il politico, fra la proprietà e il potere.

Inoltre, l’uso della forza lavorativa e il depredamento di essa, sono cose del tutto differenti. Il plusvalavoro non l’ha inventato il capitale, tuttavia il bisogno illimitato di pluslavoro sorge dal carattere stesso della produzione capitalistica. L’orrore civilizzato del sovraccarico di lavoro per estrarre una quota maggiore di plusvalore diviene fattore di un sistema calcolato e calcolatore con il capitalismo. Non si tratta più di trarre – come avveniva prevalentemente nelle epoche passate – dalla produzione una certa quantità di prodotti socialmente necessari o anche destinati al lusso delle classi padronali, ma della produzione del plusvalore stesso, in quanto tale.

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LAVORATRICI.
Giorgia Meloni, 34 anni appena compiuti, diploma di liceo linguistico. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione studentesca, il movimento studentesco di AN. Nel 1998 viene eletta consigliere della provincia di Roma per AN, rimanendo in carica fino al 2002. Nel 2000 diviene dirigente nazionale di Azione giovani. Nel febbraio 2001 è coordinatrice del comitato nazionale di reggenza di Azione giovani. Nel 2004 viene eletta presidente, sempre di Azione giovani. Dal 2006 giornalista e parlamentare, dal 2008 ministra della gioventù.
Insomma la Giorgia è una che ha conosciuto abbastanza le contrade del mondo giovanile, soprattutto quello neofascista. Ed infatti oggi non si è lasciata sfuggire l'occasione per descriverci il mondo giovanile che ha conosciuto con una certa profondità: «i giovani italiani soffrono di inattitudine all'umiltà».

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