La crisi economico-finanziaria che stiamo vivendo assomiglia «a un videogame, solo che in questo caso non può essere spento». La metafora è del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti …
Il sole 24ore, 19 novembre 2008
«Finisce l’illusione che il profitto possa essere tratto da titoli di debito di cui non si conosce l' origine e da titoli di proprietà che non esistono in concreto, come nella realtà virtuale di un videogame».
Giulio Tremonti, La paura e la speranza, Mondadori, 2008
«È il ministro dell' Economia più colto d' Europa». Un ministro che ha paragonato la crisi globale a un videogame in cui appaiono in successione almeno sette «mostri»: subprime, crisi del mercato finanziario, crisi delle Borse, collassi bancari, carte di credito, corporate bond e derivati.
Corriere della Sera, 9 gennaio 2009
La crisi non è finita, come in un videogame è mutata …
Corriere della Sera, 10 aprile 2010
Come dentro un videogame. Secondo Tremonti "negli ultimi 15-20 anni la finanza ha cessato di essere solo un mezzo strumentale dell’economia reale ed è diventata qualcosa di indipendente, di superiore e non un mezzo ma essa stessa un fine …
Il Giornale, 20 luglio 2010
"La crisi non è finita". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti alla Conferenza 'Nuovo mondo, nuovo capitalismo' riferendosi complessivamente alla situazione internazionale. "E' come vivere in un videogame, compare un mostro, lo combatti, lo vinci, ti rilassi e subito spunta un altro mostro più forte del primo".
La Repubblica, 6 gennaio 2011
«La via maestra è quella delle riforme e le liberalizzazioni sono una riforma. Questa legislatura - ha detto Tremonti - deve e può essere la legislatura delle liberalizzazioni. Lo sarebbe stata anche per noi se avessimo vinto: dal nostro piano per l' Agenda di Lisbona, appena fatta propria dal governo, fino al programma elettorale».
Corriere della Sera, 6 luglio 2006
«Il tema delle infrastrutture dell’energia - ha detto Tremonti - è il potenziale driver delle crescita dell' Europa anche se non è facile organizzare proposte visto il peso e la paura del debito pubblico, ma credo sia arrivato il tempo per una riflessione keynesiana su questi temi».
Corriere della Sera, 18 febbraio 2010
Eccetera.
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