«Se si legifera sui geni, il corpo, il dolore, la vita, i privilegi o il lavoro applicando la repressione, l’arroganza e la tecnica d’impresa della delocalizzazione, le libertà diventano merci e solo chi può permettersi di pagare ne potrà fruire».
La grande sfida, afferma Rodotà, è «uscire dal diritto e tornare alla vita». Non poteva, il giurista, dire “uscire dal capitalismo”, ma comprendiamo la sua posizione e va bene lo stesso.
«Craxi distrusse la socialdemocrazia, il PCI si è suicidato, un cataclisma di cui perdurano ancora gli effetti. Abbiamo perso il primato della libertà e oggi comanda l’uso privato e autoritario delle istituzioni. La società si è decomposta, il Paese rischia il disfacimento».
È l’allarme di un borghese onesto che crede ancora nella “democrazia”, quella che nei decenni, nonostante le stragi e l’impiego degli apparati occulti, le carceri lager e migliaia d’innocenti in attesa di giudizio, ha tuttavia permesso di realizzare alcune riforme conquistate con lotte lunghe e non facili.
Rodotà non ha dubbi per quanto riguarda la situazione attuale: «L’Italia è un laboratorio del totalitarismo moderno». In realtà cambia il grado, la forza e la profondità, quindi la quantità e perciò la qualità del totalitarismo borghese, in definitiva le illusioni sulla natura di questo sistema.
L’Italia è dunque un paese esemplare quanto a promuovere nuove forme di fascismo e la vicenda Fiat è un’ulteriore banco di prova di tale laboratorio. In questa fase storica del ciclo di accumulazione capitalistica, di confronto serrato tra multinazionali per la supremazia mondiale, non c’è più spazio per le vecchie chiacchiere liberali, chi vince questa volta si prende tutto il piatto. È in atto una gara d’astuzia, chiamiamola così, tra grandi capitali e tra grandi poli continentali.
Tuttavia il problema radicale che oggi si presenta al capitalismo è la sua stessa possibilità materiale d’esistenza, non solo sotto l'aspetto della prosecuzione del suo movimento contradditorio sul piano della valorizzazione, già dimostrata scientificamente, ma anche per un altro motivo. Dal momento che nella sfera dei beni economici il capitale ha sequestrato ormai ogni àmbito della natura su scala mondiale, la sua sopravvivenza (e la nostra) è subordinata in ragione dei limiti propri dello sfruttamento sconsiderato a cui sottopone la natura stessa, e ai quali la tecnologia potrà sopperire sempre e solo come palliativo.
Intanto i sindacati collaborazionisti (tutti in vario modo) fanno il resto. Magari affermando che il “referendum” è illegittimo, ma invitando a votare No. Proclamano uno sciopero di categoria e non uno sciopero generale, di poche ore e a babbo morto, tanto per dare sfogo alla rabbia degli iscritti.
Gli operai hanno paura di perdere l’unica fonte del loro sostentamento, i loro timori vanno quindi compresi, specie se la paura è sapientemente alimentata ogni giorno dal padrone, quello che guadagna 38.800.000 euro medi l’anno. Temono anche di non poter garantire ai loro figli un futuro di ordinaria e pacifica schiavitù. Un futuro che i loro figli in televisione reclamano con gli slogan del vecchio liberalismo, come quando si dolgono di non avere più un “ascensore di promozione sociale”. Diverso il discorso sulla dirigenza sindacale e quella politica di “sinistra” (della quale il galantuomo Rodotà non ha più voluto far parte), ma sul discredito e il disprezzo che la circonda non c’è più nulla da aggiungere.
PARTITO DEI LAVORATORI
RispondiEliminaScrive Marx:"Il partito del Proletariato deve differenziarsi dai democratici piccolo-borghesi(…) e deve rendere la rivoluzione permanente fino a quando tutte le classi più o meno possidenti saranno cacciate dal potere(…)in tutti i principali paesi del mondo.
Invece di abbassarsi ancora una volta a fare da sostegno ai democratici borghesi,gli operai e sopratutto la Lega dovranno lavorare alla costruzione di un organizzazione distinta,segreta e pubblica,il Partito Operaio,e fare di ogni Comune il centro e l’anima dei raggruppamenti operai,in cui la posizione e gli interessi del proletariato siano discussi indipendentemente dalle influenze borghesi.
K.Marx in:Indirizzo al Comitato Centrale della Lega dei Comunisti 1850
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Allora,che ne pensa?
Un partito scevro da qualsiasi influenza borghese (anche piccolo borghese)
Un partito,che rappresenti gli interessi del proletariato.
Possibile che non ci siano uomini e donne di buona volontà,ma sopratutto consapevoli e dello schiavismo praticato dal sistema sui salariati,e della necessità di un'unità politica che difenda,e conseguentemente emancipi i RINCOGLIONITI lavoratori?
Sono,no incazzato,ma imbestialito.
Spero che mi farà sapere la sua.
Cordiali saluti.
L.
purtroppo soffro di una grave patologia e in qesti giorni non sto bene. nei prossimi giorni, forse già domani, spero di poter dettare qualche riga sull'argomento
RispondiEliminaricambio volentieri i Suoi saluti
Spero che la patologia,non sia così grave da far temere il peggio.
RispondiEliminaGrazie comunque per la sua attenzione,e aggiungo anche Auguri di pronta guarigione.
saluti ancora.
L.
P.S.
RispondiEliminaMi scusi,dimenticavo,ma lei è una donna o un uomo.
Perchè tempo fa si firmava Magister.
L.
grazie. non priverò l'umanità della mia presenza tanto presto, almeno questo è il mio impegno per l'oggi
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