martedì 27 luglio 2010

Nel segno della continuità


24 luglio 1943
Vittorio Emanuele III è re d’Italia e d’Albania; si fregia anche del titolo d’imperatore d’Etiopia. È stato uno dei maggiori responsabili dell’avvento del fascismo, firmatario delle leggi fascistissime (1925-'26) e di quelle razziali (1938); responsabile con Mussolini dell’aggressione all’Etiopia e all’Albania, nonché dell’appoggio alle truppe franchiste contro la legittima repubblica spagnola, quindi firmatario della dichiarazione di guerra contro Francia e Gran Bretagna, l’Urss e gli Stati Uniti ecc., complice nell’aggressione alla Grecia.
Benito Mussolini è capo del governo e, su delega, comandante operativo delle forze armate.
Pietro Badoglio, maresciallo d’Italia, duca d’Addis Abeba, iscritto al partito nazionale fascista, ha ricoperto per lungo tempo, fino al dicembre 1940, la carica di capo di stato maggiore generale. Fu comandante delle truppe che invasero l’Etiopia e responsabile dell’uso dei gas, autorizzato da Mussolini, contro le truppe etiopiche. Viceré d’Etiopia, commissario per l’Africa orientale, Governatore d’Eritrea e poi della Tripolitania e della Cirenaica, fu anche presidente della commissione d’armistizio con la Francia nel 1940. Nel primo conflitto mondiale tra i maggiori responsabili della rotta di Caporetto.
25 luglio 1943
Vittorio Emanuale III è sempre re d’Italia e d’Albania, nonché imperatore d’Etiopia, come ancora viene definito nel radio messaggio di quella sera in cui si annuncia il nuovo governo affidato a Badoglio.
Mussolini Benito è retrocesso al rango di cavaliere semplice. Il truce dittatore venne fatto arrestare a villa Savoia, residenza dei reali, dopo aver presentato le proprie dimissioni contenute in una lettera nella quale formula gli auguri al nuovo governo Badoglio.
Badoglio, nominato capo del governo, continua a fregiarsi del titolo di duca di Addis Abeba e non risulta abbia restituito la tessera di iscritto al PNF. Non revoca le leggi razziali e stronca con l’esercito le manifestazioni popolari: 93 morti, 356 feriti, 3.500 condanne, 30.000 arresti.
11 settembre 1943
Vittorio Emanuale e Badoglio, dopo aver abbandonato Roma e l’esercito al loro destino, raggiungono Brindisi (fuggendo verso Ortona, la lunga colonna di auto con il re e i generali incrocia, nei pressi di Tivoli, reparti tedeschi, ma questi li lasciano tranquillamente passare).
Vittorio Emanuele, con tutti i titoli di cui sopra, è così il sovrano dell’Italia liberata dagli Alleati. Rimane al suo posto fino al maggio 1946, un anno dopo la fine del conflitto. Il primo presidente (privvisorio) della neonata repubblica fu Enrico De Nicola, monarchico. La XIII disposizione finale della Costituzione prevedeva l’avocazione dei beni dei reali: quelli di Vittorio Emanuele non furono avocati.
Badoglio, con tutti i titoli di cui sopra, è il capo del governo. Rimane al suo posto fino al giugno 1944.  Si ritira a vita privata, con pensione e vitalizio senatoriale.

2 commenti:

  1. Badoglio è il più grande corridore della storia, iniziò a correre con la disfatta di Caporetto nel 1917, poi nel 43 dopo l'8 di settembre corse a gambe levate verso sud,lascinando Roma e l'Esercito abbandonato a se stesso senza ordini precisi, sfuggì ai processi come criminale di guerra degli alleati per ragioni prettamente politiche e molto probabilmente sfugge ancora oggi dalle ire di mefisto.
    Fulgido esempio di politico nazionale, con tutti i titoloni e gradi che collezionò ci costa ancora una fortuna in termini di spesa, ma sopratutto in termini di immagine. Proprio una bella eredità.
    Cordialità
    Giorgio

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