venerdì 15 ottobre 2021

La ripresa

 

Non abbiamo mai pensato tanto alla morte come in questo periodo, soprattutto all’inizio dell’anno scorso. Di solito cerchiamo di evitarlo, ma il covid nella sua fase più cruenta, potremmo dire più spettacolare, ha messo in crisi le nostre strategie di elusione.

Oggi non ci fa più impressione sentire che sono morte 40 o 50 persone ogni giorno per covid. Sono numeri in parte bugiardi, ma il fatto resta: non ci fa più nessun effetto. Perché venga a prodursi un effetto empatico, un fatto deve diventare evento mediaticamente spettacolare, come osservò qualcuno tanto tempo fa. Un classico e memorabile esempio fu quello del bambino che nel 1981 a Vermicino cadde dentro un pozzo artesiano. In quel periodo morirono altri bambini a causa d’incidenti, ma nessuno di essi ebbe risonanza mediatica, tantomeno tenne una nazione intera col fiato sospeso davanti al televisore per giorni e in piena notte.

Ci siamo mai chiesti che cosa succederebbe se un particolare tipo di zanzara uccidesse 15 persone a settimana? Avremmo tutte le aziende sanitarie regionali in allarme, i media in fregola perché ogni disgrazia è buona per fare “notizia” e vendere pubblicità, promuovere personaggi e carriere. Per la signora Gruber, sempre preoccupata per la ripresa, non solo economica, sarebbe occasione per sfoggiare un nuovo guardaroba in pelle, per uno spumeggiante orgasmo non-stop anche per altri comunicatori di eventi “storici”, una nuova figura “scientifica” entrerebbe a far parte della nostra vita quotidiana, quella dell’entomologo in diretta televisiva con alle spalle una collezione d’insetti.

Eppure 15 o 20 morti a settimana sul lavoro non fanno quasi notizia, salvo non si tratti di giovane donna carina stritolata da “macchina assassina”. Di tutti gli altri non sappiamo nulla, nessuna diretta televisiva, nessun esperto “scientifico” a spiegarci il perché e il percome, nessun laboratorio cinese indagato.

799 sono i morti per incidenti avvenuti sul lavoro nel 2020 (esclusi quelli avvenuti in “itinere” o fuori dai luoghi di lavoro). Con molte attività lavorative chiuse per mesi causa covid.

Le aziende ispezionate dall’Inail nel 2020 sono state 7.486, una percentuale ridicola che però ha rilevato come l’86,57% di esse siano risultate irregolari. Molto spesso il legame tra sopralluogo e infortunio sul lavoro avviene quando accade un incidente grave.

Altri 677 morti sul lavoro da gennaio ad agosto 2021 (ogni settimana 22 morti), 78 in più rispetto al 2019 e 96 in più rispetto al 2018. Le denunce d’infortunio complessive presentate all’Inail tra gennaio e luglio sono state 312.762, quasi 24mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020 e 60mila in più rispetto al 2019.

La ripresa c’è, signor Draghi.

Scrive l’Inail in un suo rapporto, “la diminuzione del fatturato si traduce in un corrispondente alleggerimento degli infortuni sul lavoro”. Il volume dei profitti è in stretto rapporto con la morte e la malattia.

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