sabato 28 novembre 2015

I segni di un'epoca


La guerra è il campo dell’incerto. I tre quarti delle cose sulle quali ci si basa per agire sono immerse nella nebbia, più o meno densa, dell’incertezza (Carl von Clausewitz).

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Mentre la Turchia, sotto l’ombrello Nato, ossia americano (la Turchia è ben lungi dall'essere uno stato indipendente in termini militari), può compiere le sue vigliaccate sul confine siriano in spregio agli accordi tra la Federazione russa e il Pentagono sui voli sopra la Siria, il presidente Obama ha preso parte a Manila al summit asiatico per la cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) e delle nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN).

Obama a Manila era a bordo della nave ammiraglia della marina filippina, il Gregorio del Pilar, e parlando con funzionari e militari riuniti, tra cui il segretario della difesa del paese e capo delle forze armate, ha colto l'occasione per dichiarare ancora una volta il suo impegno per la “libertà di navigazione" nel Mar Cinese Meridionale e annunciare il sostegno di 250mln di dollari per fornire "assistenza alla sicurezza marittima ai nostri alleati e ai nostri partner in tutta la regione”.


venerdì 27 novembre 2015

Operazione Champagne


Si sente spesso e sempre a sproposito dire che il terrorismo e la lotta armata non hanno “mai vinto”. Su questo tema c’è molta confusione, non a caso. Basterebbe citare le esperienze storiche più note, come quella maoista o cubana, per smentire questa affermazione. Tuttavia preferisco lasciare la parola a un esperto del campo avverso, ossia al colonnello Philippe Mathieu che su queste cose poteva esprimersi con più competenza e franchezza di certi “esperti” d’oggi.

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giovedì 26 novembre 2015

Curricola a go go


Ho delle mie fonti d’informazione per quanto riguarda l’andamento dell’industria manifatturiera e per quanto concerne chi cerca lavoro. Si tratta di poca cosa, solo un pugno di aziende di diversi comparti produttivi, ma ciò mi consente di sentirmi infallibile quanto un papa o un āyatollāh. E in anticipo rispetto alla diffusione dei dati Istat.

Parlo prima di chi cerca lavoro. La mia fonte d’informazione è data dai curricola in arrivo. Nel 2014 si era assistito a un netto calo rispetto agli anni precedenti, ma ora i curricola arrivano in numero massiccio. Per quanto riguarda invece la situazione delle aziende è sufficiente prendere in esame gli ordinativi, in ribasso e in alcuni casi tracollano. Più in generale è interessante mettere a confronto i dati antecedenti il 2008 e quelli degli anni successivi fino ad oggi. Vi sono indubbiamente degli alti e bassi, ma i livelli produttivi del passato sono solo un ricordo (per le aziende nel frattempo sopravvissute al terremoto).

mercoledì 25 novembre 2015

Per l'economia e per economia




Ok. Ora ci spieghi quali sono le cause sociali ed economiche da cui "nasce" la povertà. Sennò che stamo a di', Santità?

La povertà dei molti poteva giustificarsi in altre epoche con la penuria, ma oggi  gli schiavi del lavoro sacrificano docilmente la loro vita producendo con un'abbondanza che non s'era mai vista. Quella stessa abbondanza che in prima istanza appare agli economisti essere una delle cause principali della crisi: troppe merci e pochi acquirenti. Lo sa perfino Renzi.

Si guardi intorno Santità, non le pare che si muoia sempre per l'economia e per economia? 

Un paese di grandi lettori


Ciò che avviene nel mondo delle multinazionali e della finanza parla di noi, del nostro presente, prima ancora che del nostro incerto futuro. E tuttavia in questo paese di grandi lettori di gossip vi dedichiamo scarso interesse, salvo quando riceviamo una lettera di licenziamento o quando vediamo sparire decine di negozi di prossimità e simili.

Il colosso farmaceutico Pfizer Inc. ha annunciato di acquistare la rivale Allergan Plc e dunque di mettere a segno la terza più grande fusione aziendale della storia del capitalismo. La nuova corporation prevede, tra l’altro, di realizzare 2 miliardi di dollari di risparmio sui costi, tra cui 660.000 in finanziamenti per la ricerca e sviluppo, e per il resto con dei tagli da licenziamenti e altri consolidamenti.

All'inizio di questo mese, la Birinyi Associates ha riferito che le aziende statunitensi hanno speso 517mld di dollari per il riacquisto di azioni proprie nei primi tre trimestri di quest'anno, il livello più alto dal 2007. La Apple, la più grande società mondiale, questa’anno ha speso sinora oltre 30mld di dollari per il riacquisto di proprie azioni. Nello stesso periodo, la società ha speso solo circa 6 miliardi per la ricerca e sviluppo, e meno di 12 per pagare i suoi salariati, la cui paga base in Cina è di 1,50 dollari l’ora e negli Usa di 13 dollari. L'effetto di questo processo di concentrazione e centralizzazione è quello di restringere ulteriormente la produzione economica reale.

È un po’ quello che accade, anche se in dimensioni più contenute, in tutti i settori, come per esempio alla Michelin piemontese che ha deciso di chiudere alcuni stabilimenti e portare le produzioni all’estero. Lo scopo è sempre quello, ridurre i costi e incrementare i profitti, incanalare denaro nelle tasche degli investitori finanziari che chiedono rendimenti sempre maggiori. Questa espressione del parassitismo finanziario dipende dalle politiche di stampo neoliberista nella misura in cui tali politiche trovano la loro ragion d’essere nella natura stessa del processo monopolistico in atto, per quanto dei moralisti possano scandalizzarsi e dei lavoratori incazzarsi quando ricevono la letterina.

Del resto, con molto dettaglio, di queste cose i grandi lettori di gossip furono informati anche diversi decenni or sono, ma parevano cose così lontane, astratte e così ideologicamente orientate.


martedì 24 novembre 2015

Attenti al gruzzoletto


Banche che salvano altre banche con i propri soldi. Ci dobbiamo credere? Bisognerà stare attenti agli estratti conto a partire dalle prossime settimane, agli aumenti di questo e quello di 50 centesimi o di un euro. E ad altri soliti e truffaldini espedienti. Compreso l’acquisto di asset delle banche stesse proposto agli ignari correntisti – cui magari far firmare un nuovo profilo di rischio – con il miraggio di offrire loro un pur magro interesse in tempi così grami d’inflazione. Infatti le fondazioni bancarie, con la nuova normativa, si stanno liberando dei propri asset di casa poiché in portafoglio non possono averne più del 33 per cento.

I crediti inesigibili detenuti dalle banche italiane sono stimati in 200 miliardi, ma pare siano in realtà molti di più. E i soci delle banche stesse si sono dissanguati recentemente con aumenti di capitale per 60 miliardi (miliardi), scrive il Sole 24 ore. Oltre alle note quattro banche salvate in queste ore, l’anno scorso era stata la volta della Banca Tricas, il principale istituto di credito abruzzese, e a rimetterci furono gli azionisti.


sabato 21 novembre 2015

Disgusti


Marx osservava oltre 140anni or sono che “La stampa quotidiana ed il telegrafo in un batter d'occhio diffondono le loro trovate su tutto il globo terrestre e fabbricano più miti in un giorno di quanti se ne potevano fabbricare una volta in un secolo”. Chissà cosa direbbe oggi davanti a un televisore o un computer.

Proviamo un naturale disgusto e orrore per le immagini dei tagliatori di gole e dei massacratori di Parigi. E però la civilissima e cristianissima Europa, anche in epoca moderna, si è mostrata capace di ben altro. Basti pensare che la pena di morte nella Città del Vaticano è stata legale fino al 1969, e venne formalmente abrogata solo nel 2001. L’ultimo ghigliottinato fu Agatino Bellomo, nel 1870, cioè finché visse il potere temporale. Tanto per dire, Giovanni Battista Bugatti, boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864 (iniziò giovanissimo), portò a termine 516 esecuzioni. E che dire della cattolicissima Spagna? Ricordo perfettamente l’ultima esecuzione con la garrota. E che dire poi delle migliaia di ghigliottinati durante la grande rivoluzione borghese in Francia? Il futuro ministro di polizia di Napoleone, Fouché, inviato a Lione durante la rivoluzione, commise tali atrocità che fu criticato perfino dai suoi mandanti parigini.

A Lione e così a Parigi ci furono delle petizioni di cittadini inviate alle pubbliche autorità perché le ghigliottine fossero trasferite dalle piazze ad altri luoghi. Il motivo delle doglianze non era di ordine umanitario come potremmo immaginare noi mammolette d’oggi, ma di ordine economico. L’odore del sangue non aveva impregnato solo le piazze, ma anche i muri delle abitazioni, facendone scadere il valore immobiliare.

Durante la rivoluzione il furore iconoclasta rase al suolo o demolì parzialmente decine di chiese e cattedrali, innumerevoli castelli, abbazie, conventi, palazzi, e poi distrusse tombe e statue innumerevoli. Per fare alcuni esempi circoscritti alla zona di Parigi: la Tour du Temple, la chiesa di Saint-Jacques-de-la-Boucherie, l’abbazia reale di Chaalis e altre, come la magnifica abbazia circestense di Royaumont. E ciò che non demolirono i rivoluzionari fu raso al suolo in gran copia dai napoleonici, non solo in Francia.


venerdì 20 novembre 2015

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Non c’è più spazio per la satira in questo paese.

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Sto ascoltando alla radio l’Idomeneo, re di Creta di Mozart con il quale si apre la stagione lirica alla Fenice. Prima dell’avvio hanno suonato l’inno di Mameli (e pazienza). Poi, la Marsigliese. La prima volta che s’era sentito quest’inno a Venezia fu quando vennero i francesi a depredare la città (e il Veneto) e a mettere fine alla sua repubblica plurisecolare. Poi Napoleone mise al bando l'inno. Quella stessa Marsigliese che cantavano le truppe del generale Nicolas Oudinot a Roma nel 1849.  

Quanti ne uccide la nostra indifferenza?


"Compiere atti inumani in nome di dio è una bestemmia". Così ha detto, con sprezzo totale della realtà storica, il capo di una chiesa che per millenni e fino all’altro ieri ha commesso e giustificato gli atti più atroci e inumani in nome di dio. Quante guerre sante hanno combattuto i papi di ogni epoca? E quanto al fanatismo odierno non ci sono solo le frange islamiche ma anche quelle cattoliche: basta sintonizzarsi su Radio Maryja. Ad ognuno i suoi dogmi e i suoi fanatici.

Che serve sapere che il Corano condanna il suicidio? Anche il cristianesimo lo condanna, ma ciò non ha impedito che nei due conflitti mondiali e in altre occasioni i preti benedicessero le truppe prima di ogni macello. Ogni esercito e ogni guerra chiama la ragione e dio dalla sua parte.

Qualunque specialista della materia potrebbe dirci in tv con quale tipo di armi – e dunque non solo con i coltelli – combatte la sua guerra santa il sedicente Califfo. Chi le produce e attraverso quali canali se le procura. Chi ha fornito le armi all’opposizione “moderata” siriana di Al Nusra, eccetera?

La Marsigliese, la bandiera francese, je suis di qua e di là: vorrò vedere nel caso Marine Le Pen diventi presidente. Trovassi uno, dico uno solo, tra questi sciocchini che solidarizzi col popolo curdo, con i familiari delle vittime dell’aereo russo, o con quelli delle vittime di Beirut.


Chiediamoci quanti innocenti ha ucciso la nostra indifferenza per le Sarajevo altrui.

giovedì 19 novembre 2015

[...]


Liberté, égalité, fraternité, sécurité.

È normale essere traumatizzati dalla carneficina cui abbiamo appena assistito, impotenti e spaventati. Ed è normale per molti il voler manifestare la propria rabbia e disgusto, che però non dovrebbe avere come obiettivo solo i fanatici dementi dell’Is, ma anche responsabili ben più noti e vicini a noi.

Tuttavia penso che cantare la Marsigliese a voce alta agitando il tricolore francese faccia parte di un atteggiamento stereotipato e in definitiva stupido. Basti sapere che il bianco della bandiera è un omaggio alla monarchia e che la Marsigliese era la canzone patriottica preferita dai paracadutisti francesi per celebrare i loro crimini di guerra in Indocina e in Algeria (qui tra i 250 – 400mila algerini morti). Ma queste sono cose che si dimenticano presto, e infatti chi se ne ricorda più?

Anche i patrioti algerini piazzavano bombe nei luoghi pubblici, e fu per questo che venne varata la legge sui poteri eccezionali che ora vige in Francia per almeno tre mesi ma che Hollande, il presidente socialista, vorrebbe costituzionalizzare. Sapete che cosa prevede la riforma della costituzione? Non se ne parla e tanto basta. Ve la segnalo, così se siete curiosi ve ne potete fare un’idea.

Il primo effetto dello stato d’emergenza decretato da Hollande – a parte la possibilità di imporre il coprifuoco e sequestrare chiunque senza darne notizia a chicchessia – è il divieto della manifestazione contro la violenza sulle donne che si doveva tenere tra pochi giorni, e poi il divieto della grande manifestazione a Parigi del prossimo 29 in occasione della XXI Conferenza delle Parti (COP 21). Si può anche capire, e non è questo che dovrebbe preoccupare. Ma è ciò che si prospetta.


Se le persone di buona volontà in tutto il mondo cantassero in coro l’inno umanista di Eugene Pottier sarebbe meglio per tutti.

mercoledì 18 novembre 2015

Vi siete comparti la fontana di Trevi


«I Paesi di antica opulenza dovranno cedere una parte del loro benessere ai paesi di antica povertà», scriveva Scalfari in più occasioni. Dimenticando di specificare chi nei paesi di antica opulenza dovrà cedere concretamente che cosa. I giovani che quando va bene sono a 750 euro il mese? I padri di famiglia a 1.200 euro? Il 48% dei pensionati a meno di mille? E poi, di “antica” opulenza è un’ingiuria bella e buona. A essere gentili gli si dovrebbe dare dello stronzo, ma non si fa. Per antica educazione.

Ora ne abbiamo un altro, tale Franco Roberti, attuale procuratore antimafia, insomma una vita passata in poltrona, il quale ci viene a dire che "Bisogna essere disposti a cedere una parte delle nostre libertà”. Di quella poca libertà che avevamo ne abbiamo già ceduta parecchia, a cominciare dalle forme “progressiste” di tutela sociale. Anche ultimamente, per esempio con l’art. 18. Anzi, precisiamo: non abbiamo ceduto un beato cazzo, l’art. 18 ci è stato sottratto da dei mariuoli per offrire a dei ladri la libertà di licenziare.

Quali altre libertà ci restano, vediamo di farne degli esempi: «Una serata al bar, organizzare il tempo libero, pensare a un week-end, scegliere di andare al ristorante, o con una ragazza ad un concerto». Marmaglia opulenta e oziosa, eccole qui le vostre libertà. Aggiungeteci il voto e vi siete comparti la fontana di Trevi.

Questa non è altro che una volgare società di classe, in cui sono riconoscibili tutte le tare e le schifezze delle vecchie società di classe. Il perno classista e affaristico-mafioso in cui si sono operate tutte le trasformazioni socio-economiche non è mai mutato realmente. Basti dire, per riferirsi solo ai fatti recenti, che i proprietari di questo paese sono tra i principali fornitori diarmi dell’Arabia Saudita, la nota democrazia araba che finanzia da decenni i terroristi.


Con la storia della guerra al terrorismo ciò che vogliono è rafforzare lo status quo con la paura, al canto della Marsigliese che rivoluzionaria non è più da secoli.

Il prezzo del petrolio


E dopo aver detto tutto e molto di più, evocata ogni figura retorica, rivelati retroscena presunti e verosimili, precisata ogni più tenue sfumatura, che cosa resta? La disperazione di chi ha perso un familiare o un parente, il rimpianto per degli amici perduti, la rassegnazione e il disgusto dinanzi a un gioco troppo grande e che misura la nostra impotenza e il loro spregiudicato cinismo. La voglia di prendere le distanze da questo mondo che non è solo crudele ma soprattutto meschino.

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martedì 17 novembre 2015

Ancora una volta: dove ci stanno portando?


Vi pare che dei personaggi che predispongono ordigni bellici in grado di annientare totalmente ogni forma di vita sul pianeta non siano da annoverare tra i folli più pericolosi? Eppure sono in gran parte eletti da noi, si presentano come rappresentanti dei nostri interessi e ci lusingano promettendoci lavoro e benessere, ci rassicurano con parole come democrazia e libertà.

Le tragedie del Novecento sono state dimenticate e quelle di questo primo scorcio del nuovo millennio abilmente manipolate. La guerra alimenta se stessa e i profitti di pochi, alle armi si risponde con altre armi, e la morte non ha mai restituito nessuno. Le classi dirigenti responsabili della guerra attuale non hanno altro da proporci che altre bombe e altri morti, e una società largamente totalitaria e cibernetizzata.

lunedì 16 novembre 2015

Saremo intransigenti anche sul latte e l’olio d’oliva


Come già ebbe ad osservare Marx quasi 170 anni or sono, in ogni epoca di crisi sociale è sempre imminente anche la prospettiva della “rovina comune delle classi in lotta”. I segni di questa rovina ci sono tutti ed esemplificati, tra l’altro, nella giustissima osservazione di Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, a margine del G20: “non esiste un'idea di Occidente, ogni Paese ha la propria posizione e il proprio atteggiamento verso i diversi segmenti del problema della lotta al terrorismo”.

Non solo a riguardo del terrorismo, ma l’Occidente è diviso anche sul latte e l’olio d’oliva, per citare degli esempi (banali per chi non ha mucche da mungere e olive da raccogliere). Per tacere della crisi economica e climatica. Sui temi economici è prevista solo la distruzione, e cioè riduzione della base produttiva e anche distruzioni ben più estese e profonde di rapporti sociali in tutti gli àmbiti. Salvo la produzione automatica di cordoglio e frasi retoriche. Provate a difendervi da un fanatico demente – che vi punta un’arma e sta per sforacchiarvi come un emmenthal – pronunciando l’anatema di Mattarella: “Saremo intransigenti!”. Che pasta d’uomo il presidente.

E, del resto, siamo tutti esperti di “terrorismo”, come ama ripetere di sé LorettaNapoleoni.

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Se non abbiamo prenotato per Capodanno


Passano le ore e i giorni e quanto è successo a Parigi ci sgomenta più di quando sono arrivate le prime notizie. Perché quelle notizie erano incredibili, fuori dalla realtà. Quanto fuori della realtà, e di quale realtà stiamo parlando? Quando sentiamo parlare di stragi, attentati e bombardamenti in Afghanistan, in Iraq, Libia, Siria, eccetera, quale percezione abbiamo di quella realtà? È davvero improprio chiedersi quale differenza sostanziale vi sia tra sganciare bombe e mitragliare città dal cielo e gli spari dei fanatici dementi di sabato scorso?

Insistevo, nel 2011, a proposito della Libia, nel dire della follia di partecipare, in modo decisivo, alla distruzione della società di maggior successo in Africa, del paese con il più alto indice di sviluppo umano nel continente. E poi ancora la Francia che intervene in Siria in appoggio dei cosiddetti “ribelli” contro Assad. Centinaia di migliaia di vittime, un paese distrutto, annientato, e tutto ciò è avvenuto nel gioco politico delle superpotenze, anzitutto nel gioco della potenza dominante (*). Siamo sicuri che di questa situazione non vi siano altri responsabili oltre a quei fanatici dementi di sabato scorso?

domenica 15 novembre 2015

Banalità dell'amore


Il motivo principale per il quale continuo ad occuparmi degli editoriali di Eugenio Scalfari – ossia a scriverne in questo blog posto ai margini della costellazione di Orione – è dato dal fatto che essi rappresentano un veicolo importante di trasmissione di quelle opinioni che vanno a formare quella che poi chiamiamo ideologia dominante. Un altro motivo sta nel mio divertimento a leggere e commentare ogni domenica le verità di base di questo grande intellettuale che sempre più aspira alla citazione postuma come filosofo.

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Questa domenica, Scalfari, parlando degli eventi tragici ma non imprevedibili di Parigi, decide di affrontare la questione “assai complessa” che “riguarda la libertà, che cosa significa, da dove ci viene”. Niente di meno. Prepariamoci.

«Ebbene, noi non siamo liberi se non per un istinto e per la natura che contraddistingue la nostra specie da quella degli altri animali. La nostra natura possiede la capacità di guardare noi stessi mentre viviamo. È questa capacità che ci fa diversi da tutti gli altri animali. Noi ci guardiamo agire, vivere, invecchiare e sappiamo anche di dover morire.»

Detta così e a dar retta al senso comune non ci sarebbe da cambiare una virgola, e invece in queste parole c’è tutto l’equivoco borghese sul concetto di natura e su quello di libertà, laddove il primo viene ad assumere, come si vedrà, una dimensione astratta e l’altro i tratti dell’enunciazione stereotipata e tautologica.

Secondo Scalfari a distinguerci dalle altre specie animali (o vitali, come preferisce) sarebbe la nostra natura. Ciò che sfugge a Scalfari, a tutti i riduzionisti e agli innatisti, è il non vedere che tale “natura” è essenzialmente storica, il non tenere sufficientemente conto della distinzione fra ciò che è culturale, storico e sociale nello sviluppo psichico umano e nelle complesse forme culturali del comportamento, e ciò che invece è istintivo, naturale e biologico.

In altri termini, il riduzionismo antropologico alla Scalfari identifica tout court l’essere umano con l’individuo concreto e non già l’essere umano nella concreta materia sociale e nelle sue forme di esistenza storicamente determinate. Non deve dunque stupire che per i riduzionisti l’individuo in sé possa assumere di volta in volta l’aspetto di qualunque fantasma, e che la libertà diventi un portato della sua stessa natura. L’uomo naturalmente libero!

Sempre loro



A Pargi il prossimo 30 novembre e fino al 15 dicembre si terrà (o dovrebbe tenersi, considerato cos’è accaduto venerdì) la XXI Conferenza delle Parti (COP 21). Il Segretario di Stato, John Kerry, in una intervista al FT ha già messo le mani avanti: “a Parigi di certo non sarà firmato un trattato e non ci saranno obiettivi di riduzione [delle emissioni gas a effetto serra] giuridicamente vincolanti, come è avvenuto a Kyoto”. I ghiacciai si riducono a vista d'occhio, il livello del mare s'innalza, il ph degli oceani è sempre meno alcalino, e loro, gli “americani”, ossia i maggiori inquinatori del pianeta (con i cinesi), non vogliono firmare accordi giuridicamente vincolanti. Non sono solo i più pericolosi destabilizzatori del pianeta, ma ci vogliono proprio morti. Tutti.

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Leggo che in Italia si stimano 70mila morti l’anno a causa di ciò che si respira. Le regioni più inquinate sono la Lombardia e il Veneto. L’area con il più alto tasso d’inquinamento atmosferico (d’Europa!) è quella dove abito. Si sarebbe tentati di fare indigestione di prosciutto crudo.

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sabato 14 novembre 2015

Considerazioni sulle leggi naturali ovvie


In queste ore ciò che ci pervade è un senso di paura e d’insicurezza, di sgomento e pietà per le vittime di tanta ferocia. E però dovremmo porci delle domande, ad esempio sulle responsabilità di un ordine economico e geopolitico che produce, per contrapposizione, forme di coscienza così involutive e irrazionali. Con quali armi, per conto di quali intricati e sovrapposti interessi, si combattono le guerre in Medio Oriente, in Africa e altrove? Con la stessa coerenza ideologica che in altre epoche si giustificava la schiavitù, continuiamo a considerare normale la condizione di sfruttamento di tanta parte dell’umanità. Anche nel nostro caso, siamo stati abituati a considerare “normale” e anzi di sicuro avanzamento sociale e di benessere la condizione in cui viviamo. Additiamo il nostro modello di sviluppo agli altri ben sapendo che entro le coordinate del capitalismo non c’è trippa per tutti. E che il nostro sia un modello economico e sociale vincente lo dimostra il fatto, inconfutabile, che milioni di profughi e di poveri fuggono dal loro inferno per venire nel nostro paradiso. Un inferno ricco di petrolio e di altre materie prime il cui approvvigionamento è indispensabile per mantenere alti i profitti dei nostri benefattori e pacificato il nostro paradiso.

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giovedì 12 novembre 2015

La rimodellazione impossibile


Pochi mesi fa Bill Gates ha detto: «La gente non si rende conto di quanti lavori saranno presto rimpiazzati da software e algoritmi». Hai voglia, eccome che se ne rendono conto coloro che perdono o non trovano lavoro. L’altro ieri Tim Cook, alla presenza di un certo Monti Mario (quello che nel novembre 2011 tutti osannavano e io ripetevo invece essere un …), sosteneva il contrario: «I lavori variano ma il lavoro resta».

Posto per mera ipotesi che sia effettivamente come dice il miliardario della Apple, c’è da chiedersi quali sono le nuove forme di occupazione e in quali condizioni operino. Risponde Cook: «Il tuo atteggiamento mentale deve essere di apertura». Venga a dirlo ai milioni di giovani precari, ai cinquantenni rimasti senza lavoro, lo vada a dire con quel suo sorriso stampa in faccia ai 18.200 dipendenti dell’Unicredit che perderanno il posto.

Sostiene sempre quel Cook della Apple: «… il cambiamento nel mondo è una costante. C’è stata un’epoca in cui dovevi saper cavalcare e portare le carrozze. Poi sono arrivati i treni e le auto e abbiamo avuto bisogno di ingegneri». Ciò denota con quali occhi meschini Cook guardi il presente e il futuro. Non siamo più in quelle epoche dove le eccedenze create dall’agricoltura permettevano una maggiore prosperità e di conseguenza lo sviluppo di nuove “professioni”, né in quell’epoca più recente dove la determinazione del rapporto di produzione capitalistico della fabbrica si espande a tutta la società.

mercoledì 11 novembre 2015

Virginia


Si è favoleggiato molto sul ruolo avuto da Virginia Oldoini, detta Nicchia, nelle vicende che portarono all’unità d’Italia sotto lo scettro dei cosiddetti Savoia (*). Virginia, assunta nella diplomazia di Cavour, sarebbe stata definita da Leatitia di Solm, moglie del ministro degli interni Urbano Ratazzi, come “la vulva d’oro del Risorgimento”. È vero, ebbe numerosi amanti, non solo tra gli statisti, come Napoleone III e Vittorio Emanuele II. Il banchiere Rothschild le regalò un servizio da tè in oro massiccio del Settecento. Ad ogni modo esercitò un’indubbia influenza politica e non solo a riguardo delle vicende italiane.

Il nome e il titolo di contessa di Castiglione deriva a Virginia dall’aver sposato il conte Francesco Verasis di Costigliole d’Asti e di Castiglione Tinella, cugino di Cavour. Verasis, undici anni più anziano di Virginia, rimasto vedovo della sua prima moglie nel 1851, la contessa milanese Frncesca Trotti, fu consigliato di corteggiare e di sposare Virginia dal conte Alessandro Giuseppe Colonna Walewski, non ancora principe e figlio illegittimo di Napoleone I, il quale era stato ambasciatore francese a Firenze nel 1849 ed ebbe dunque modo forse di conoscere la ragazza “più bella d’Europa”.

martedì 10 novembre 2015

Un sistema economico che le possiede


Chi ha mai sentito parlare del lago Ciad (o Chad) alzi la mano. In pochi sanno della sua esistenza, come per tutto il resto di cui un popolo di analfabeti non si cura. È un lago africano la cui estensione e profondità varia, da sempre, di anno in anno. È alimentato dal fiume Chari che vi apporta il 95% dell'acqua, mediamente 40 miliardi di metri cubi annui dei quali il 95% si perde in evaporazione. Ad aggravare la situazione negli ultimi decenni c’è la siccità e i massicci prelievi per le monoculture intensive.

Di questo lago (ma si potrebbe dire a lungo – per le stesse ragioni – del nostro Trasimeno) accenna nel suo interessante articolo Gian Antonio Stella, che consiglio di leggere. Parla di acqua, di come ne è fatto uso e di come si spreca. L’articolo, apparso ieri a pagina 21 del Corriere della Sera, era stato richiesto a Stella dall’Unesco a scopo di una certa iniziativa e poi non se n’è fatto più nulla, per via – dice lo stesso Stella sul Corriere – della Cina, delle multinazionali, eccetera.

lunedì 9 novembre 2015

La solita roba

Nel suo consueto editoriale domenicale, Eugenio Scalfari scrive tra l’altro:

La negazione della fiducia ai partiti può infatti avere come effetto le seguenti decisioni da parte dei cittadini che messi insieme costituiscono il cosiddetto popolo sovrano: 1: astensione dal voto. 2: voto in favore di movimenti o partiti che si oppongono senza eccezione alla situazione politica esistente ma non propongono alternative concrete. 3: odio verso la democrazia e consenso ad un leader che ha o mira di avere pieni poteri. 4: odio verso ogni fase di immigrazione e misure per impedire l'accesso. 5: desiderio d'una rivoluzione che mandi a gambe all'aria tutte le istituzioni.

Dunque la rivoluzione viene solo al quinto e ultimo posto. Non è evidentemente all’ordine del giorno delle preoccupazioni della borghesia trionfante. Al primo posto c’è l’astensione dal voto. La dittatura economica del grande capitale preferisce l’assetto politico che chiamano democrazia. “Sia pure in forma alquanto attenuata” precisa Scalfari, quella democrazia del “cosiddetto popolo sovrano”, aggiunge serafico.

La democrazia che si sostanzia fondamentalmente nel rito elettorale e il cui esito è condizione di sopravvivenza, di sussidi di disoccupazione, di lavoro precario, in nero, di ennesime riforme delle pensioni, dell’insicurezza elevata a sistema di vita. La democrazia di chi vorrebbe fosse distribuito un po’ meglio ciò che viene estorto alla grande. La democrazia dei trattati economici segreti chiusi in cassaforte. Siffatta democrazia che nonostante tutto di meglio non c’è.

domenica 8 novembre 2015

Le petit pénis de Napoléon le grand / 2



Per rifarsi al caso di N., egli contrasse la malaria (la febbre terzana) quando era ancora un giovane ufficiale ad Auxonne, poi la scabbia durante l’assedio di Tolone. Quest’ultima malattia scomparve ma l’infezione era solo indebolita e compromise per lungo tempo la sua salute e quasi gli costò la vita. Per tale motivo sarà sempre tormentato da una sospetta dermatite pruriginosa, e tuttavia ciò non gli impedirà di riuscire vincitore in molte battaglie e campagne. Senza dire poi di un’ipotesi clinica assai coerente che sospetta fosse affetto da tubercolosi (ad ogni modo di un’affezione polmonare cronica), patologia di cui morì la sorella Paolina e forse anche Elisa, nonostante si dica finita di cancro, e sicuramente il figlio di N., il re di Roma.

Sarebbe qui interessante esaminare l’anamnesi clinica del prigioniero di Sant’Elena dal suo arrivo nell’isola fino al suo decesso. Ad ogni modo, per ragioni di spazio, va rilevato che già dalla tarda primavera del 1816 lamenta insonnia, cefalea e dolori diffusi e dall’autunno del 1817 sono segnalati ipostenia agli arti inferiori, edema alle caviglie e dolori alla parte destra dell’addome. Quest’ultimo dato porta a ritenere – e in ciò crede anche il malato stesso – che sia stato colto da epatite, malattia alla quale non sfuggono gli europei che vivono nell’isola, chiaramente per le condizioni igieniche in cui vivono e che provocano anche frequenti disturbi intestinali ai quali non sfugge Napoleone.

Altresì interessante è il racconto del caso dei due medici inglesi che avevano in cura N. e che in successione vengono allontanati dall’isola poiché avevano osato dichiarare che il prigioniero era affetto da epatite, con ciò implicitamente gettando un’ombra sulla condizioni di sopravvivenza in cui era costretto Napoleone. Per tale fatto, uno dei due medici, Martin John Stokoe, fu addirittura processato e radiato dalla marina sospettandolo di collusione col prigioniero. L’altro medico, rientrato in patria, scriverà un libro contro Hudson Lowe, il tristemente celebre carceriere di N..

sabato 7 novembre 2015

Le petit pénis de Napoléon le grand / 1


Letizia Ramolino Bonaparte, madame Mère, in accordo col il fratellastro, il cardinale Fesch, inviò a Sant’Elena il dottor Francesco Antonmarchi, e poi anche un cappellano, il settantenne Antonio Buonavita, che per la bisogna fu nominato direttamente dal papa “protonotario apostolico per Sant’Elena”. Pio VII con l’occasione inviava presso Napoleone la benedizione apostolica in segno di perdono. La più sottile vendetta è appannaggio dei preti. Ad accompagnare Buonavita fu l’abate Angelo Paulo Vignali, di origini còrse. Buonavita rientrerà in Italia nel marzo 1821 per motivi di salute lasciando nell’isola l’abate.

Un paio di mesi dopo la partenza da Sant'Elena di Buonavita, Napoleone moriva. La salma fu inumata il 9 maggio 1821 in una tomba in muratura e lastroni di pietra profonda quattro metri. In occasione della traslazione del corpo da Sant’Elena agli Invalides, nel 1840, fu notata la sua straordinaria conservazione, salvo che mancava del pene. Quanto avvenne l’evirazione? Non lui vivo, naturalmente. Alla tomba montava giorno e notte una guardia inglese.

Pare che il pene di N. fosse – lo rilevo per i lettori eventualmente curiosi di questo genere di notizie – di assai modeste dimensioni, e ciò confermerebbe la tesi che fosse affetto in realtà, nonostante le ben note vicende amorose, di distrofia adiposo-genitale di Fröhlich, ossia una delle tipiche manifestazioni dell'insufficienza funzionale dell'ipofisi durante l'epoca dello sviluppo. Sui reali o solo presunti aspetti morbosi che accompagnarono l’esistenza di N. si è scritto e ricamato molto, e per ciò che riguarda tali pruderie non ho nulla da aggiungere.

giovedì 5 novembre 2015

Quel riformista di Bergoglio


Quale forma ideologica particolare, la religione è il prodotto di una data situazione storica e di un determinato assetto economico e sociale. Nascita, sviluppo e tramonto di una credenza religiosa si possono spiegare solo entro le coordinate della dialettica storica. Come spiegare dunque la sostanziale resistenza delle quattro principali religioni mondiali lungo i secoli fino all’epoca attuale? Proprio dal fatto che i mutamenti sociali e politici intervenuti non hanno determinato quel solo cambiamento necessario per superare una coscienza miserabile, ossia il superamento di una società divisa in classi.

Usciti dalla società di classe verrà a cessare la religione? Sì, se si ritiene che le credenze religiose rappresentino la menzogna alienata dell’economia che strappa l’umanità a se stessa. Per quanto si creda liberata, la coscienza comune dell’acquario sociale è ordinata secondo una prospettiva mercantile, ossia sul modello del valore di scambio universale, ove la vita è raggrinzita nella scatola della sopravvivenza. Tutta la storia della sopravvivenza è inclusa nel rapporto contraddittorio che la fonda, ossia quello tra padrone e schiavo, tra premio e castigo.

Fin dalle origini, in Oriente, il rendimento delle terre dà origine a una burocrazia tentacolare che si serve del sapere e della religione come forma di sottomissione e controllo. Con il cristianesimo viene compiuto un salto di qualità: sconfigge Mitra sul terreno della carità nel momento in cui la vecchia struttura statuale e sociale affonda, in cui l’equilibrio si rompe, quando la decadenza romana si traduce nella crisi del Tardo Antico e nel ritorno al predominio agrario e pastorale.

martedì 3 novembre 2015

Non ci resta che raccomandarci alla Provvidenza


Di ritorno da un viaggetto avrei cose più interessanti da fare che non scrivere le mie solite esortazioni contro il Male capitalistico e a favore della Redenzione dell’umanità se solo abbracciasse il comunismo. Tuttavia il crepuscolo m’intenerisce il cuore e intristisce il pensiero ed allora eccovi servito l’aperitivo serale.

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L'Institute for Supply Management ha comunicato che l’indice manifatturiero degli Stati Uniti è sceso a ottobre per il quarto mese consecutivo, toccando il suo livello più basso in due anni e mezzo. A sua volta il settore manifatturiero cinese mostra una contrazione per il terzo mese consecutivo e in Europa la scossetta di ciclo non è assolutamente in grado di invertire la tendenza alla deflazione, e anzi s’annunciano licenziamenti in massa nelle maggiori società multinazionali. Tanto per dire: i prezzi delle azioni della Chevron sono saliti ieri dopo che la società ha annunciato tagli per 7.000 posti di lavoro.