martedì 18 gennaio 2011

“Never let a good crisis go to waste”


Negli Usa il tasso ufficiale di disoccupazione è al 10%, ma nella realtà è molto più elevato; oltre 42 milioni di persone ricevono aiuti e sussidi alimentari (vedi qui e qui),  la povertà è diffusa, un numero record di case sono state sequestrate dalle banche, l’unica “ricchezza” delle famiglie è stata devastata dal crollo dei valori delle abitazioni (sono scesi del 26% dal giugno del 2006, infrangendo il record di 25,9% declino che ha avuto luogo nella depressione tra il 1928 e il 1933), i salari sono in declino, la chiusura delle scuole e dei servizi sociali si sta diffondendo in tutto il paese.
Mentre tutto questo accade, il colosso bancario JPMorgan (5.200 filiali, la più grande società di carte di credito e un giro d'affari di 2.000mld, muove più di un trilione di dollari al dì) ha registrato un aumento del 48% degli utili per il 2009 e un 47% di aumento per il quarto trimestre del 2010 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, un utile d'esercizio di 17,4 miliardi dollari, una cifra equivalente al prodotto interno lordo della Bolivia. Il New York Times scrive che sarà “l’anno più redditizio nella storia della JPMorgan”. Su 102mld di fatturato, sono state stanziate enormi somme di bonus per compensare i dipendenti, con una media di quasi 370.000 dollari per gli operatori del settore di investimento banking, mentre i top manager "si aspettano di raccogliere bonus milionari".
Jamie Dimon, A.D. della banca JPMorgan, ha riassunto lo stato d'animo generale dell’élite finanziaria americana quando venerdì scorso, presentando la sua relazione sugli utili 2010, ha dichiarato che i profitti record della banca sono la prova di una "ripresa economica su larga scala", aggiungendo: "Penso che il futuro sarà molto luminoso". Mr Dimon, affinché la sua previsione si avveri, ha speso più di 7,7 milioni di dollari in lobbyng in poco più di un anno, più di qualsiasi altra banca, scrive il NYT citando il Center for Public Intigrity.
Il fatto stesso che Dimon ("He has emerged as President Obama's favorite banker", scrive sempre il NYT) possa venirsene fuori con queste sparate, dopo che le banche sono state salvate con denaro pubblico e perdurando la peggiore crisi dopo la Grande Depressione, denota il grado d’irresponsabilità e il baratro morale ed etico (oltre che, ovviamente, economico) che separa l’aristocrazia del denaro, oggi come ieri e come sempre, da chi invece deve lavorare duramente per sopravvivere o semplicemente per tentare di campare anche quando, e capita sempre più spesso, non hai un lavoro e cioè un salario. Per i farabutti del capitale, se resti disoccupato a 50 o 60 anni sei considerato un vecchio, ma mai abbastanza per andare in pensione e sottrarti così alla catena della schiavitù e del bisogno più diretto.
La manna dei profitti nel settore finanziario (dal marzo del 2009, gli indici azionari statunitensi sono saliti di quasi l’80%; il 2010 è stato un anno da record anche per altre banche e corporazioni degli Stati Uniti, tra cui Bank of America, Citigroup e Wells Fargo) è parte di un più ampio incremento dei profitti delle aziende statunitensi, che gli analisti stimano in aumentato del 27,1% nel quarto trimestre, quasi il triplo della crescita media di profitto dal 1988. Questo avviene sulla scia degli aumenti dei profitti da record anno su anno (37 per cento, 51 per cento e 92 per cento) riportati nei primi tre trimestri del 2010.
Tutto ciò è stato reso possibile: 1) dalla politica dell'amministrazione americana (mutuata anche in Europa) che è stata quella di utilizzare la crisi economica per imporre una ristrutturazione vasta e complessa dei rapporti di classe a favore delle élite finanziaria e dei rentier. Il loro motto è: “Never let a good crisis go to waste”. Obama ha incanalato trilioni di dollari alle banche (le 5 maggiori controllano il 46% dei depositi), è intervenuto per bloccare le leggi che limitano i bonus e dato il segnale per una campagna di taglio dei salari in tutto il paese, imponendo una riduzione del 50 per cento dei salari per i lavoratori auto nuovi assunti come parte del piano di salvataggio del governo di General Motors e Chrysler (ne ho già parlato in un precedente post); 2) conseguentemente dalla Federal Reserve che ha incamerato i titoli spazzatura già in bilancio alle banche, quindi mantenuto i tassi di interesse quasi a zero e stampato (elettronicamente) centinaia di miliardi di dollari al fine di fornire alle imprese credito praticamente gratuito, cosa che ha favorito i profitti aziendali e il mercato azionario ma impoverito chi già era povero e le classi medie.

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