giovedì 27 gennaio 2011

Ausmerzen


Con Marco Paolini non ci si annoia mai, tutt’altro. Anche nel caso di Ausmerzen, trasmesso ieri sera in Tv, la propedeutica svolge un ruolo importante perché illustra nel dettaglio quello che di solito e altrimenti è ignorato (ne accennerò nei prossimi giorni in una serie di post dedicati a Filippo d’Assia, al secolo Philipp von Hessen-Kassel und Hessen-Rumpenheim, marito di Mafalda di Savoia, che con la vicenda narrata da Marco Paolini non è del tutto estraneo). Ancora una volta siamo testimoni di una realtà storica agghiacciante in cui le responsabilità non possono essere spiegate semplicemente con le categorie dell'assurdo e della follia.
Con poche parole l’Attore illustra come la selezione “biologica” della popolazione umana agli inizi del XX secolo abbia interessato dapprima gli Stati uniti, i paesi scandinavi e poi anche altri, con sterilizzazioni di massa ecc.. Perciò la teoria e la pratica della selezione precede Hitler e la sua cricca, anche se nel nazismo, nei suoi volenterosi e numerosissimi carnefici, i metodi di selezione raggiungono il climax dell’efficienza e dell’orrore.
L’eugenetica nel XX secolo, che ha risentito molto del darwinismo sociale teorizzato nel secolo precedente, si è basata su un semplice principio: se alla maggior parte dei cittadini disabili non è impedito di riprodurre i loro difetti genetici, la società nel suo complesso deve farsene carico. Se invece lo Stato interviene sterilizzando tali “malati”, ciò potrà migliorare il contesto sociale della parte “sana”, evitando le spese sanitarie per quegli individui che avevano bisogno di essere curati e ricoverati a spese della collettività. In tal modo negli Stati Uniti furono sterilizzate 250mila persone, 60mila in Svezia.
Anche nel caso tedesco, Marco richiama giustamente e opportunamente la relazione comunque esistente, almeno in ultima analisi, tra l’ideologia e l’economia. Ed infatti la crisi economica degli anni Venti e Trenta favorì il diffondersi e la presa dell’ideologia della “selezione” anche in Germania. Quando alla povertà subentra la miseria e il cibo, anche i viveri più comuni, diventa una dura conquista quotidiana per decine di milioni di persone, non è difficile per le classi dirigenti nazionali far passare un’idea di buon senso, ovvero che le inutili bocche dei portatori di handicap sono un peso insostenibile per la società. Che è necessario quindi che lo Stato se ne occupi direttamente, seppur discretamente per non suscitare la reazione dei soliti rompicoglioni rossi e assimilati.
Ad essere coinvolti, a vari livelli, nell’operazione di “trattamento” dei bambini e degli adulti ”inutili”, dei mangiatori a sbaffo, furono migliaia di medici, infermieri, religiosi, semplici “operatori”. E naturalmente la dirigenza del Reich. Gli esseri umani “trattati” furono centinaia di migliaia, tra essi migliaia di bambini. La “gente”, i benpensanti, sapeva e taceva. La pratica, paradossalmente e come Paolini rileva, continuò addirittura per oltre un mese dopo l’arrivo delle truppe alleate!
In ogni epoca furono attuate pratiche di “selezione”, ma solo in tempi relativamente recenti tali pratiche hanno cominciato ad avere l’avvallo di una teorizzazione parascientifica (l’eugenetica), degli “specialisti”, quindi di un’organizzazione burocratica che provvede ad un sistematico e massivo “trattamento” degli indesiderati. Il modo di chinarsi sul popolo, alla ricerca di tare e turbe, da parte di certa élite medica, psichiatrica, sociologica (non solo nel caso di trattamenti eugenetici), è la palese dimostrazione dell’orgoglio con il quale gli specialisti della borghesia, in ogni campo, partecipano di una cultura di cui essi non sospettano il fallimento e la radicale criminalità.

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