Mentre ferve la polemica sulla candidata al Quirinale (sembra sgradita all’attuale titolare del Soglio Presidenziale stesso), si chiude definitivamente la vicenda della giovane apprendista operaia Luana D’Orazio, mamma di un bambino, la quale nel 2021 fu stritolata in un “orditoio”. Una morte orribile che vide i due titolari dell’azienda, indagati per omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche, patteggiare una pena rispettivamente ad un anno e sei mesi e due anni. Con la condizionale, ovviamente.
Li chiamano “incidenti sul lavoro”, vengono raccontati in tono drammatico e fatalista, puntando sull’accettazione sociale (uno scherzo del destino). In realtà sono omicidi premeditati e più in generale crimini contro l’integrità fisica e mentale dei lavoratori.
Nel corso dell’inchiesta, l’ingegner Carlo Gini, consulente della pubblica accusa, documentò che il macchinario era impostato per lavorare senza il sistema di sicurezza: “La macchina presentava una evidente manomissione con un altrettanto evidente nesso causale con l’infortunio”. Senza quella manomissione del macchinario, i vestiti di Luana non si sarebbero impigliati nell’orditoio.
Di questo tipo di “manomissioni” ne ho viste centinaia, moltissime dita e mani tranciate, in un paio di casi entrambe le mani e parte degli avambracci troncati di netto sotto le presse. Sempre lo stesso motivo: le “sicurezze” vanno disattivate altrimenti rallentano l’intensità del ritmo del lavoro e fermano la produzione troppo spesso.
Le nozioni di produttività e di efficienza economica non sono concetti asettici e neutrali, ma risultano inestricabilmente dall’interazione combinata di tecniche di produzione e dominio.
Anche quando si parla di “comportamenti a rischio” da parte dei lavoratori, si trascura il fatto che i lavoratori sono spesso esposti a rapporti di lavoro precari (apprendisti, giovani poco qualificati, neoassunti, lavoratori temporanei), il che riduce significativamente la loro consapevolezza dei rischi e riduce anche l’autonomia nello svolgimento del lavoro, rendendo impossibile esercitare il loro diritto di recesso da una situazione che hanno ragionevoli motivi di ritenere rappresenti un pericolo grave e imminente per la loro vita o la loro salute: “o così, oppure stai a casa”.
Pertanto, la questione degli omicidi e infortuni sul lavoro si pone come un problema politico e sociale, prima ancora che giudiziario. In tutti i casi, compreso quello di Luana, i procedimenti si concludono con blande condanne e secondo una logica assicurativa, ossia di mero risarcimento monetario del “danno”.
I responsabili sono certamente i padroni e i loro complici sono facilmente individuabili a livello politico, ossia tutti quelli che favoriscono o accettano passivamente che l’organizzazione del lavoro sia e resti il prodotto di un sistema di potere a spese del sangue operaio.

Leggevo proprio stamattina prima di leggere il suo post da Adnkronoss : https://www.adnkronos.com/cronaca/morte-luana-dorazio-processo-tecnico-manutentore-assolto_5QNadHf4x9WIfYGyTKDgQC
RispondiEliminaLa mamma di Luana ha ragione!
chi sono i mandanti della manomissione è noto (e se la sono cavato con un nulla di fatto sostanziale), chi materialmente abbia eseguito il lavoro di manomissione resta un mistero secondo il tribunale.
EliminaCOSE, NON PERSONE!
RispondiElimina"de minimis non curat praetor"
non cose: merce
EliminaPrato: operai aggrediti dai padroni delle fabbriche perché chiedono il rispetto dei contratti.
RispondiEliminahttps://www.lindipendente.online/2025/11/18/prato-operai-aggrediti-dai-padroni-della-fabbrica-perche-chiedono-il-rispetto-del-contratto/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAc3J0YwZhcHBfaWQPNDA5OTYyNjIzMDg1NjA5AAEejMGveRguuMtKkRDEzIjeZIseK2iURB6OqyD2SHdyC1yMISD66wmRHGTCSpg_aem_-F2PHToRWBX3ZWlVxfliQA
certo, certo, ho visto i filmati. mi pare che lì la questione, oltre al fatto dei padroni che picchiano i lavoratori, sia anche più complessa di come viene presentata (concorrenza, ricatto, clan, ecc. ?). che vi sia enorme sfruttamento non ci piove.
Eliminanella mia vita da universitario ho fatto (quasi da solo come docente) l'RLS per vari anni, ossia mi sono occupato di sicurezza dalla parte dei lavoratori scoprendo parecchie magagne che l'università, una della più note del nord Italia, combinava; fra le altre, pensate, una università che non aveva mai fatto i corsi per la formazione nè agli studenti che andavano in laboratorio né ai docenti che lavoravano in laboratorio; insomma perfino la fucina della cultura si comporta da fucina di illegalità e di strafottenza e prepara la "classe dirigente" (o almeno così si dice) ; e come reagivano i colleghi con ruoli apicali? fastidio, rabbia, insomma peggio di un padroncino; questo è il materiale umano di questa società di m....pensare che una ragazza splendida sia morta per strafottenza e profitto fa arrabbiare veramente e che la passino liscia poi...; nel mio caso il Rettore si fece dopo un piccolo incendio un regolamento ad hoc che gli servì per scaricare su altri la multa e la condanna per i mancati corsi; e questi sono gli intellettuali italiani, mi consolo pensando che era un economista aziendale, il che poi vuol dire che con la scienza non ci aveva niente a che fare
RispondiEliminaperciò dico che è problema politico e sociale, prima ancora che giudiziario. oltre all'educazione sessuale anche ... ma non si può demandare tutto alla scuola. c'è bisogno di una rivoluzione antropologica, cosa che richiede una rivoluzione sociale e dunque il tutto nel tempo lungo. ma con questi chiari di luna viene prima il tanto peggio, poi si vedrà.
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