Come previsto, quasi quattro anni or sono, né i russi hanno vinto, né gli ucraini hanno perso definitivamente. Chi ha perso per sempre sono quelle centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che sono morti a causa di una guerra demenziale voluta e provocata non si sa bene da chi, poniamo dal destino cinico e baro.
Ieri era prevista in Ucraina una delegazione statunitense di alto rango. Ufficialmente, la delegazione era lì per informarsi sulle capacità produttive ucraine di droni. Ufficiosamente avrebbe dovuto presentare alla cricca di Kiev il piano, negoziato ufficiosamente tra l’amministrazione Trump e i rappresentanti russi, per porre fine alla guerra (dubito ci sarà mai una fine duratura).
Si sa poco sul contenuto del piano negoziato tra Steve Witkoff, in rappresentanza degli Stati Uniti, e Kirill Dmitriev, rappresentante russo per gli investimenti esteri. Washington intende convincere Kiev a cedere definitivamente il controllo delle regioni di Luhansk e Donetsk alla Russia. Questa dovrebbe pagare una quota, ancora da negoziare, per le risorse minerarie catturate. Gli Stati Uniti sarebbero pronti a riconoscere la sovranità russa sulla Crimea.
Meno chiare sono le condizioni politiche che circondano il piano: la parte della regione di Donetsk che sarà evacuata dall’Ucraina verrà smilitarizzata, impedendo alla Russia di stazionarvi truppe. Le forze armate ucraine saranno ridotte da circa un milione di effettivi a 400.000 soldati e sarà loro vietato possedere armi di distruzione di massa o armi a lungo raggio. Inoltre, nessuna truppa straniera dovrà essere stazionata sul suolo ucraino.
Si tratta di una resa degli ucraini. Del resto non sono in condizione di porre condizioni. Il fatto che la delegazione statunitense inviata a Kiev sia composta da tre generali statunitensi di alto rango è probabilmente inteso a evidenziare che la situazione militare dell’Ucraina è disperata. Era chiaro fin dall’inizio che sarebbe stata una follia pensare di sconfiggere la Russia.
Come concessione chiave a Mosca, gli Stati Uniti avrebbero promesso il “completo ritorno della Russia nell’economia globale”, ovvero la revoca delle sanzioni. Sul piano politico, ed economico, a perdere questa guerra e la faccia sarà la UE e i suoi proconsoli.
Trump, anche se non ha letto Kissinger, se l’è fatto raccontare.
I russi si sono già presi intorno a un quinto dell'Ucraina. Ossia quanto tutto il nord e parte del centro Italia.
RispondiEliminaAttualmente stanno dilagando.
F. G.
Ho amici brasiliani, che frequento in video. Sono ancora convinti che il pericolo siano i cosacchi che abbeverano i cavalli nel Tago. Se ciò avvenisse a Lisbona, sarebbe pericoloso per le povere bestie, visti che l'estuario riceve parecchia acqua salata. Ma gli amici di oltre oceano temono per noi umani. Il transfert da Hitler a Putin è la cosa più naturale per chi ragiona lontano dalla realtà. C'è anche, da parte degli stessi amici, una sincera, sebbene fuorviata, preoccupazione per le sorti dell'Europa. Io gli spiego che bisognerebbe preoccuparsi per gli europei, e quindi mettere l'Europa in condizione di non nuocere più.
RispondiEliminaChi ci perde siamo tutti noi, uomini e donne che sopravviviamo sul suolo italico ed europeo. Welfare distrutto, crisi economica che bussa come una mandria di bufali imbizzarriti (i conti di Nvidia non bastano a sgonfiare la bolla AI...ma pensa te), classe politica di burattini con i fili made in usa, informazione mainstream in preda a una crisi di nervi per trovaree una giustificazione alla debacle strategica ucraina. Ci consoleremo ritrovandoci al poligono a provare il catalogo di armi che stiamo orgogliasamente fabbricando sparando alle sagome delle persone che più ci stanno sui coglioni. Soddisfazioni dei tempi moderni.
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