Se digito: “incontro di Feltre”, compaiono i link relativi all’incontro del 19 luglio 1943 tra Mussolini e Hitler.
L’incontro avvenne a Villa Socchieva o Pagani-Gaggia, dimora estiva del senatore fascista Achille Gaggia, che con Volpi e Cini, alti gerarchi fascisti, sarà interprete del decollo industriale nel dopoguerra della Sade, poi divenuta Enel, la società proprietaria della diga del Vajont.
In realtà questa villa, d’impianto seicentesco e ampliata nel secolo successivo, luogo dell’incontro tra i due dittatori, si trova a San Fermo, sul confine tra il comune di Belluno e quello di Sedico, ad alcune decine di chilometri da Feltre (*).
Per quale motivo l’incontro preso il nome di Feltre se in realtà è avvenuto nei pressi di Belluno? C’è chi scrive: «L’errore, poi omologato dalla storiografia ufficiale, è dovuto probabilmente ad un banale refuso dello stesso Mussolini, che nelle sue memorie lo ricorda appunto come “incontro di Feltre”». La fonte sarebbero dunque le “memorie di Mussolini”. Scritte nell’oltretomba, immagino! Andiamo ai documenti, quelli veri.
L’ambasciatore a Berlino, Dino Alfieri, al sottosegretario agli Esteri, Bastianini, in data 23 maggio 1943:
«Von Ribbentrop mi ha fatto sollecitamente sapere che il Führer sarebbe – come è – desideroso e prontissimo di recarsi in Italia, dove riesca più comodo e gradito al Duce, nonostante le note difficoltà (che io, e con me molti tedeschi, non riconosco) di comunicazioni telefoniche con i comandi militari: ma che aveva proposto Salisburgo in considerazione del fatto che gli incontri in treno – “con l'orologio alla mano” – non sono in genere molto conclusivi perché manca l’atmosfera adatta, e soprattutto in considerazione della circostanza che a Salisburgo vi sono ricoveri a prova di bomba.
Aggiungeva von Ribbentrop che se in Italia, dovunque sia, vi è qualcosa di presso a poco corrispondente (sopratutto per la sicurezza personale dei due Capi) il Führer è prontissimo e desideroso a recarsi al di là della frontiera».
Pertanto, è di Hitler la richiesta per l’incontro, salvo dover stabilire il luogo adatto in considerazione dei problemi di sicurezza e di comunicazione.
L’ambasciatore a Berlino, Alfieri, al sottosegretario agli Esteri, Bastianini, in data 14 luglio l943 (il documento reca il visto di Mussolini):
«In questi circoli politici e militari, persone serie si domandano come mai i due Capi – malauguratamente separati da una distanza che supera i duemila chilometri – non si accordino in una comune linea di condotta, e non stabiliscano un comune piano d’azione che tenga conto delle inderogabili attuali necessità e dei futuri sviluppi non solo nel settore militare, ma anche in quello politico».
Il capo del governo Mussolini, al cancelliere del Reich, Hitler, in data 18 luglio 1943:
«Credo, Führer, che sia giunta l’ora di esaminare attentamente in comune la situazione, per trarne le conseguenze più conformi agli interessi comuni e di ciascun Paese».
Documento n. 531, vol. X della Nona serie: «Colloquio del capo del governo Mussolini, con il cancelliere del Reich, Hitler. Verbale. Villa Gaggia (Feltre), 19 luglio 1943, [ore 11-13]. Sintesi esposizione del Führer [che qui non riporto perché è molto estesa e non ha qui interesse]».
Al colloquio erano presenti, da parte tedesca, Keitel, Warlimont, Mackensen e Rintelen e, da parte italiana, Ambrosio, Bastianini, Alfieri e il colonnello Montezemolo che redasse il verbale in data 20 luglio. Come si può notare, il verbale ufficiale, di parte italiana, è datato “Feltre”, pur indicando Villa Gaggia come luogo del colloquio, e riporta solo l’esposizione di Hitler.
Hitler era atterrato a Treviso, poi con Mussolini avevano proseguito in treno fino a Feltre, e di qui fino a Villa Gaggia in un’auto scoperta. Durante il tragitto i due si saranno senz’altro scambiati delle opinioni, certamente non solo sul paesaggio e il clima. Non ne sappiamo nulla. Sul perché fu scelta per l’incontro la sede di Villa Gaggia, nei Documenti diplomatici italiani non c’è menzione, ma è verosimile si tratti di motivi di sicurezza e di logistica. Perché il luogo dell’incontro sia indicato in “Feltre” e non “San Fermo” o “Belluno”, non mi è noto esattamente, tuttavia propendo, molto semplicemente, per il pressapochismo italico. O forse perché la stazione d’arrivo del treno fu fissata a Feltre. Per quale ragione non si proseguì in treno fino a Belluno? Certo, una questione nominalistica marginale rispetto al drammatico contesto storico.
(*) Il parco della villa si dice sia stato progettato da Alexandre Poiteau le Terrier, botanico e giardiniere di Versailles e di Fontainebleau, arrivato a San Fermo “al seguito delle truppe napoleoniche”. Dubito. Si tratta di Pierre-Antoine Poiteau, impropriamente chiamato Antoine Poiteau o Alexandre Poiteau, che mi risulta all’epoca della prima campagna d’Italia si trovasse a Santo Domingo. Il botanico André Thouin fu al seguito di Napoleone in quel periodo, ma non posso dire di più al riguardo.
Di argomenti ne avevano visto che il 9 luglio 1943 gli alleati erano sbarcati in Sicilia e il 5 luglio la esercito tedesco aveva iniziato in Russia l'operazione Cittadella, la battaglia di Kursk, l'ultima offensiva sul fronte orientale.
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