Da certi argomenti si deve mantenere congrua distanza stante la stretta vigilanza delle sentinelle poste a guardia del “mercato”, un recinto dedicato dove sparano a vista a chi manifesti modi diversi d’interpretare la realtà e di sentire la vita. È noto poi che gli zelanti si fermano a rilievi superficiali e del resto spiegare loro la differenza tra humour e sarcasmo è tempo perso.
Non dico che le parole non abbiano importanza, poiché da esse nascono le opinioni, e da queste le idee politiche e le inevitabili contrapposizioni, ma andrebbe almeno messo in conto che la realtà è più vasta e spesso inquietante di certe convinzioni, compresa quella che vorrebbe far passare quest’ordine economico come il più proficuo per la libertà e il benessere di tutti (o quasi).
E ciò giustificherebbe il dispotismo durissimo che il “mercato”, alias il capitale, esercita sopra ogni cosa, in ossequio a uno schema ideologico più classista di quanto sospettino gli stessi apologeti del sistema, come se la vicenda vaccini, da ultimo, non dicesse nulla in proposito, per tacere sulle diuturne guerre commerciali del gas, microprocessori, minerali, terre rare e un’infinità di altri traffici.
A questi gentlemen, che ritengono di detenere la vera coscienza degli “interessi del paese”, fa specie quando sono sollevate obiezioni per l’affido di consulenze a go-go da parte di governo e ministeri. E allora, rispondono fastidiosi, quando c’era il governo Conte? Come se importasse il colore politico, fosse pure l’intero arcobaleno che va della borghesia lombarda al precariato campano.
Va da sé che le “non-notizie” si prestano a strumentalizzazioni, ma quale “notizia” non si presta? Tuttavia andrebbe almeno spiegato, a chi legge in busta paga o nel cedolino Inps l’entità esorbitante delle trattenute erariali, per quale motivo si debba ricorre a ogni piè sospinto a consulenze esterne, affidate anche a società estere (vorrei vedere se le società chiamate fossero russe o cinesi!).
Allora, se la questione è altra, essa va posta nei dovuti termini e non basta darsi credito di pragmatico realismo sputacchiando sarcasmo. Si tratta di ritardi e inefficienze dell’enorme burocrazia, le cui cause e responsabilità non possono essere rinvenute solo nelle resistenze opposte dai dipendenti pubblici e dal sindacato, altrimenti non si capirebbe perché le “riforme” riescono solo quando si vogliono colpire i più elementari diritti dei lavoratori, come nel caso dello smantellamento di fatto dello Statuto dei lavoratori.
Va rilevato, invece, che interi settori e gruppi d’interesse del “privato” inzuppano spesso il pane nelle “milleproroghe”, sui ritardi, inefficienze, omissioni e corruttele del “pubblico”, salvo dolersene e deprecare quando le conseguenze vanno a colpire le “loro” pratiche amministrative o per aver perso un appalto perché fuori dal giro giusto. Insomma, vogliono mangiare la torta e allo stesso tempo conservarla com’è.
E fin qui siamo, da una parte e dall’altra, alla mera denuncia formale delle “inefficienze”. Tuttavia, almeno per quanto mi riguarda, non ho mai pensato che si possa trasformare una società riformando o anche cambiando gli apparati. La “politica”, e tutti quelli che le vanno dietro, ha paura di una simile “scoperta”.
Uno che conoscevo mi diceva, ai tempi d'oro della DC: "i capitalisti italiani hanno delegato ai democristiani di gestire la politica per loro conto, e adesso i democristiani la gestiscono per sé". Direi che abbiamo fatto un altro pezzo di strada, perché adesso sono i burocrati a gestire per sé, dopo che la politica si è liquefatta. Preciso che per "burocrati" non intendo pochi antipatici papaveri ministeriali, ma il complesso di coloro che sono a stipendio dallo Stato. Dal punto di vista pratico, non mi sorprende che il governo ingaggi consulenti esterni: se li ingaggia, significa che nessuno dei pubblici dipendenti è considerato in grado di fare le stesse cose che può fare un fighetto della McKinsey. E, con tutta l'antipatia per il sudetto fighetto, non è provato che la valutazione del governo sia sbagliata.
RispondiElimina(Dopo che ne abbiamo parlato, qualche settimana fa, sono andato a riprendermi "La burocratizzazione del mondo" di Bruno Rizzi. Solo che in questo momento sono immerso nel lungo saggio introduttivo di Paolo Sensini, che non è assolutamente uno scemo).
non sono in grado di fare le stesse cose? finché assumono laureati in giurisprudenza e scienze politiche. e poi la gente che vale bisogna pagarla bene. le riformette non servono a niente, e i partiti non possono farle perché sono sotto ricatto elettorale e in fin dei conti non gliele importa niente.
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