domenica 8 dicembre 2019

Un (altro) libro inutile



Un libro che non vale la pena leggere? Quello recensito da Carlo Carena in prima pagina sul Domenicale di oggi: Errico Buonanno, Sarà vero, UTET. Un giudizio così tranchant senza bisogno di leggere il libro? A volte basta la recensione e un po’ di dimestichezza con questo genere di promozioni editoriali per cogliere nel segno.

Carlo Carena esordisce così: «Recentemente in queste pagine Stefano Salis raccontata la storia di una falsa notizia e di un falso bibliografico relativi al Sidereus nuncius di Galileo Galilei. L’episodio va ad aggiungersi alle centinaia di fake news, grandi e piccole, che hanno costellato la storia politica, letteraria, religiosa dalla più remota antichità. A volte semplicemente ridicole e beffarde, ma altre volte incisive e di portata enorme. Non solo futili divertimenti, ma anche perversi, maligni strumenti con cui ingannare il prossimo o sovvertire solide e importanti realtà, fino ai nostri giorni».

Nessuna sorpresa, si parte con la notissima falsa donazione di Costantino, fino ad arrivare a dire che anche “alcuni vangeli” sono apocrifi, cosa peraltro non vera poiché tutti i vangeli sono, nel senso corrente del termine, apocrifi. Insomma tali fake news, se così vogliamo chiamarle, sono cose note anche a qualsiasi attento scolaretto delle medie inferiori.

Invece del più perverso e maligno falso con cui si è ingannato il prossimo e sovvertita la realtà storica fino ai nostri giorni, non c’è traccia.

4 commenti:

  1. Olympe, alla mancanza di coesione tipica delle società primitive si supplisce con una centralizzazione del potere gerarchico, basata su una grande Bugia(la prima False Flag della storia): un indecente inciucio tra re e sciamani, che si legittimano a vicenda.
    Questa situazione rimane stabile fino allo sbugiardamento della chiesa da parte di Galileo, dal cambio di politica sociale del potere temporale a causa della controriforma e della rivoluzione industriale, e del pensiero illuminista.
    In Inghilterra tra il XVII ed il XIX secolo si recintano, le terre demaniali, fruite liberamente dalla comunità(acquatico, legnatico, pascolatico, erbatico), a favore dei proprietari terrieri della borghesia, creando una massa di lavoratori disoccupati, la manodopera a basso costo che sarà quindi impiegata nel nuovo ciclo produttivo industriale. Questa volta si ricorre alla copertura di intellettuali e filosofi per convincere i sudditi ad accettare il nuovo paradigma liberista. Smith, non solo criticò le posizioni mercantiliste, ma sostenne che il singolo, perseguendo liberamente il proprio personale interesse, opera in modo utile all'intera società come se fosse indotto a ciò da una «mano invisibile». Pur affermando la necessità di un intervento dello Stato in alcuni settori, quali l'istruzione primaria, sostenne che, in generale, è preferibile la ricerca privata dell'interesse personale a regolamentazioni quali premi alle esportazioni o restrizioni alle importazioni.
    Ancora esempi: si utilizzò il Barocco come copertura della Controriforma; il Romanticismo, e l’Idealismo(che nega ogni libertà personale), come copertura del concetto di storia, concetto di nazione che supera quello di popolo (che era un concetto illuministico… popolo = persone che vogliono stare insieme; nazione = persone che devono stare insieme).
    La vera realtà della società in cui viviamo è data, secondo Marx, dai conflitti socio-economici, che vedono sempre contrapposte una classe dominante (quella che controlla i mezzi di produzione) e una classe oppressa: ed è questa struttura economica a determinare tutte le altre manifestazioni umane, incluse le idee, che nel loro complesso costituiscono la sovrastruttura ideologica. Per Marx l'ideologia è una rappresentazione capovolta della realtà sociale, il cui scopo è elaborare le illusioni della classe dominante su sé stessa e nascondere i suoi interessi particolari dietro la maschera di ideali universali. Giudicare un'epoca o una classe sociale dalle sue idee ‒ ossia dai sistemi filosofici, morali, politici e giuridici che elabora ‒ equivale a giudicare un individuo da ciò che dice o pensa di essere e non da ciò che è realmente.
    Mentire, inoltre, – come ha sostenuto Kant – comporta, trattare gli altri come strumenti, e quindi mancare di rispetto nei confronti degli esseri umani, violando così i requisiti minimi della convivenza sociale. La bugia mina il vincolo basato sulla fiducia reciproca tra i governati, e tra questi ultimi e i governanti. È proprio questo vincolo morale – non giuridico- formale – ad essere in crisi oggi, laddove la menzogna sembra aver compromesso quella dimensione culturale, ossia etica, propria degli esseri umani, e la loro politicità, ovvero la capacità di vivere con i propri simili.
    La Bugia come instrumentum regni.

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    1. non entro nel merito del commento, tuttavia rilevo che questo commento è identico a quello pubblicato in relazione a questo post del 2015:
      http://diciottobrumaio.blogspot.com/2015/03/sempre-che.html

      l'ultima parte era ed è copiata da:

      Menzogna e politica nell’età contemporanea: Published in Sociologia n. 1

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  2. esatto: era il mio commento a Sempre che...
    che penso sia valido anche per questo articolo.

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    1. Massì, Anonimo: invece di lodarti perché ricicli.

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