Un lettore mi ha chiesto di commentare una
trasmissione radiofonica di radio24 che aveva per tema un argomento davvero
ambizioso: Disoccupazione e ricollocazione - Marx, 200 anni dopo.
Che cazzo vuoi commentare quando senti discorsi sul
tipo che Marx era un politico, un filosofo visionario, un sociologo e non uno
scienziato, responsabile di ogni nequizia connessa a quello che è stato
chiamato poi comunismo, insomma un poveraccio tirato in ballo in occasione della crisi,
eccetera? È un genere di prodotto tipico di questo nostro tempo disordinato che
permette di dire ad ognuno di noi, attraverso i mezzi di comunicazione di
massa, tutto ciò che gli frulla per la testa.
Sono personaggi che si reputano considerevoli e
perciò non disdegnano di occuparsi di Marx come fosse stato un uomo
superficiale quanto lo sono loro, vantandosi molto a torto di conoscerne
l’opera. Se il pensiero marxiano non è il loro forte, la cialtroneria è il loro
debole.
Il loro ardimento consiste in discorsi da osteria, da
carrozza ferroviaria, da radio24 appunto, approcciando Marx non su una
conoscenza diretta, di prima mano, ma solo sulla base del proprio pregiudizio,
anteponendo alienati sarcasmi, truismi e stupidaggini ad ogni prudente
riflessione. L’unico che ha fatto un cenno un po’ serio, nel senso che non l’ha
buttata subito in caciara, è stato Seminerio, ma non ci si salva quando si
viaggia al traino di siffatte compagnie.
Il tempo brucia in fretta anche queste miserie e in
definitiva questi metafisici sono una garanzia per la reputazione di Marx. Sono
convinti che tutto ciò che differisce dalle loro certezze contrasti con la verità.
Si sono mai domandati perché Hegel e Ricardo in mano a Marx sono diventati
rivoluzionari, e Marx in mano loro può diventare solo carta da macero?
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