Piaccia o no bisogna prendere atto di un dato ormai
storico: durante la cosiddetta seconda repubblica gli unici governi che hanno
mostrato una certa coesione e stabilità sono stati quelli di Berlusconi dal
2001. Dieci anni dopo è stata inscenata la commedia dello spread che aveva come
obiettivo quello di promuovere un governo tecnocratico per varare, in quattro e
quattr’otto, una riforma delle pensioni di tale entità che nessun governo
politico avrebbe altrimenti realizzato.
Per il resto, l’Ulivo di Prodi, il Partito
democratico, la Margherita e altre consorterie politiche hanno dato prova di
quanto siano lontani i fatti dalle parole. Fino ad arrivare all’accrocco con il
partito degli “anche i ricchi piangono” e con l’Udeur di Mastella. Poi si sono
gettate le premesse per il suicidio attuale, quando degli ectoplasmi affidarono
tutto il potere a un torvo egolatra, il cui catalogo di stoltezze non fa
mancare nulla.
Ora, a quanto pare, sarà varato un esecutivo variamente
denominato ma che in realtà non può mai esimersi dal rappresentare gli
interessi dell’intera configurazione della comunità economica che sorge dai
rapporti di produzione e dai nessi internazionali che vi corrispondono. È
questo il fondamento di tutta la costruzione sociale e quindi anche della forma
del rapporto di sovranità e di dipendenza, in breve la forma specifica dello
Stato borghese in ogni momento storico.
Se il famigerato “popolo”, nel cui nome ogni governo
commette i suoi misfatti, non fosse intronato e persuaso dall’ossessiva propaganda,
dall’estenuante “dibattito” televisivo, comprenderebbe ciò che è chiaro come la
luce del sole, e cioè che il voto non paga, che le promesse elettorali sono
solo specchietti per gli imbecilli, dunque che le oligarchie borghesi sono in
grado di garantirsi da qualunque risultato sortisca dalle urne.
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