la crisi italiana è fondamentalmente un dissidio. Non c'è più un angolo del paese che si possa vivere in modo lineare. ogni sua presenza si manifesta come contraddizione. Che agisce in superficie, nell'immagine politica; e in profondità, nella sostanza. Fra immagine politica e sostanza c'è un abisso incolmabile, e non basta più l'ipocrisia - sempre così abbandonate in Italia - non bastano più i saltimbanchi al governo, non c'è politica possibile. Duole dirlo, ma è una presa d'atto. Una parvenza di democrazia resta lontanissima e alla portata esclusiva delle classi agiate che però, raramente, si occupano di queste cose. Il governo "neutrale" è una necessità storica di un paese che fuori dell'uscio famigliare è già finito. Quando Salvini dice che un governo europeo li massacrerebbe dice una delle poche verità. La produzione di elezioni politiche generali, seppur necessaria, genera mostri sempre più strampalati, perché in realtà, a partire dalle famiglie, non c'è democrazia alcuna. Ogni volta che si vota ne viene fuori una più grossa e inutile. Ogni riforma elettorale tende sempre al peggio fino a sconfinare nell'illegalità conclamata (!) Si è spesa questa parola "democrazia" per un vestito messo addosso a forza all'incudine dell'europa, generatore di fascismo e mafia nel secolo scorso, e non solo. Era necessario, per una serie di interessi circostanti, chiamarla "democrazia", a qualsiasi prezzo (vedi Moro), ma era una camicia di forza. Si è approntato, giustamente, un quadro politico complesso, una democrazia parlamentare faticosa, con il terrore che nella libertà di governo gli italiani precipitassero subito verso la tragica sostanza, che in massima parte è tradizione medievale. Tutti si ritrovano sotto padrone e sotto ricatto, tranne pochissimi, derisi, esclusi dai consessi pubblici. Tutti cercano il proprio padrone, mai la democrazia; tutti cercano gerarchia e confronto verticale, mai orizzontale (tranne a letto). Citavi Engels che parlava degli italiani come Sganarello e Dulcamara, ma a questo riguardo mi pare più puntuale quando Engels scrive dei lazzaroni. Ormai, Signora mia, si è arrivati a delle contraddizioni ingestibili fra dire e fare, fra essere e apparire, ed è, di nuovo, la fine dell'Europa, l'Italia.
la crisi italiana è fondamentalmente un dissidio.
RispondiEliminaNon c'è più un angolo del paese che si possa vivere in modo lineare.
ogni sua presenza si manifesta come contraddizione.
Che agisce in superficie, nell'immagine politica; e in profondità, nella sostanza.
Fra immagine politica e sostanza c'è un abisso incolmabile, e non basta più l'ipocrisia - sempre così abbandonate in Italia - non bastano più i saltimbanchi al governo, non c'è politica possibile. Duole dirlo, ma è una presa d'atto.
Una parvenza di democrazia resta lontanissima e alla portata esclusiva delle classi agiate che però, raramente, si occupano di queste cose.
Il governo "neutrale" è una necessità storica di un paese che fuori dell'uscio famigliare è già finito.
Quando Salvini dice che un governo europeo li massacrerebbe dice una delle poche verità.
La produzione di elezioni politiche generali, seppur necessaria, genera mostri sempre più strampalati, perché in realtà, a partire dalle famiglie, non c'è democrazia alcuna. Ogni volta che si vota ne viene fuori una più grossa e inutile. Ogni riforma elettorale tende sempre al peggio fino a sconfinare nell'illegalità conclamata (!)
Si è spesa questa parola "democrazia" per un vestito messo addosso a forza all'incudine dell'europa, generatore di fascismo e mafia nel secolo scorso, e non solo.
Era necessario, per una serie di interessi circostanti, chiamarla "democrazia", a qualsiasi prezzo (vedi Moro), ma era una camicia di forza. Si è approntato, giustamente, un quadro politico complesso, una democrazia parlamentare faticosa, con il terrore che nella libertà di governo gli italiani precipitassero subito verso la tragica sostanza, che in massima parte è tradizione medievale. Tutti si ritrovano sotto padrone e sotto ricatto, tranne pochissimi, derisi, esclusi dai consessi pubblici. Tutti cercano il proprio padrone, mai la democrazia; tutti cercano gerarchia e confronto verticale, mai orizzontale (tranne a letto).
Citavi Engels che parlava degli italiani come Sganarello e Dulcamara, ma a questo riguardo mi pare più puntuale quando Engels scrive dei lazzaroni.
Ormai, Signora mia, si è arrivati a delle contraddizioni ingestibili fra dire e fare, fra essere e apparire, ed è, di nuovo, la fine dell'Europa, l'Italia.