Alcuni giorni or sono, un alto prelato del disciolto
Partito democratico è sortito con questa frase: “Il lavoro non è solo stipendio
a fine mese”. Bravo, Matteo Orfini.
Dunque non di solo pane vive l’uomo, come ebbe
a dettare Eusebio di Cesarea nel redigere i Vangeli canonici all’inizio del IV
secolo. Non basta vivere di elemosine, siano queste nella specie del salario
oppure di un reddito di cittadinanza, come predicano i nuovi evangelici.
A differenza degli altri animali l’uomo fa della sua
attività vitale l’oggetto stesso del suo volere, mentre l’animale è tutt’uno
con la sua attività vitale, non si
distingue da essa; produce per sé e per i suoi nati, ossia produce
parzialmente e per soddisfare il bisogno immediato. L’uomo produce
universalmente, anche libero dal bisogno immediato. L’animale produce per sé
stesso, mentre l’uomo riproduce l’intera natura. È appunto nel modo dell’attività
vitale che si rintraccia l’intero carattere di una specie. L’attività consapevole è il carattere specifico
dell’uomo. Eccetera.
Tanto più l’uomo è privato di questo suo carattere
peculiare, tanto più diventa unilaterale e simile alla bestia. In fondo i
nazisti, nel loro incipit concentrazionario, “Arbeit macht frei”, coglievano nel giusto. Il lavoro rende liberi,
ma essi omettevano però di specificare la natura e i modi del lavoro cui costringevano i
loro schiavi.
Succede la stessa cosa ad ogni buon o cattivo
borghese che sia. Fa loro comodo non considerare il lavoro salariato per ciò
che in realtà rappresenta, ossia il lavoro di schiavi moderni, lavoro sfruttato e alienato,
e che come tale abbassa l’attività autonoma, la libera attività, ad un mezzo, riduce
cioè il lavoro dell’uomo a mero mezzo della sua esistenza fisica, non molto
diversamente da un animale da lavoro.
Ecco dunque che con il lavoro non si tratta solo di
garantire pane e companatico, dunque un reddito, ma dovrebbe essere anche altro da ciò che
effettivamente è essenzialmente ed esclusivamente in questa società, ossia merce
e alienazione.
Perciò oggi non c’è proprio nulla da festeggiare, almeno
nei modi e nelle parole con cui viene fatto di solito.
era iniziata come la festa del lavoro che si voleva liberare dal capitale e dal salario, o almeno i non molti lungimiranti così la intendevano
RispondiEliminagiustamente festeggiano padroni, padroncini, capetti, autorità varie, cioè coloro che dall' estorsione di plusvalore sono mantenuti
A Parigi qualcosa s'è fatto, ma ancora troppo, troppo poco. La festa doveva cominciare dall'eliseo ...
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