venerdì 18 settembre 2015

"Il grande scambio"


Guardavo la foto che ritrae sorridenti, nella conferenza stampa congiunta, il presidente del sindacato dei lavoratori dell’auto (UAW), Dennis Williams, e l’amministratore delegato della FCA, Sergio Marchionne, dopo aver siglato l’accordo sul nuovo contratto. I giornali ovviamente sono tutti felici. C’è dunque qualcosa che non quadra, a cominciare dal fatto che quel contratto nei suoi dettagli è ancora in gran parte segreto.

Un esempio di ciò che invece è noto: la revisione sanitaria proposta dalla UAW è in linea con il cosiddetto Obamacare, il quale mira a smantellare l'assicurazione sanitaria pagata dal datore di lavoro e tagliare i costi di assistenza sanitaria per le imprese e il governo. Poi il solito trucco sui salari, un contentino oggi dopo un decennio di "congelamento", mentre rimarranno le assurde differenze tra il primo e il secondo livello a parità di lavoro.

Il settore dell’auto ha ricevuto migliaia di miliardi di dollari in sussidi governativi (vietati in Europa) a seguito della crisi economica del 2008, ebbene la classe dirigente è determinata a far pagare ai lavoratori il costo dell’operazione. Non va dimenticato, tra l’altro, che UAW e FCA ricavano i loro redditi e profitti dallo sfruttamento dei lavoratori dell’auto, e hanno cioè entrambi interesse che il prezzo delle azioni del gruppo salga, che l’accordo con GM venga infine concluso. Il resto sono chiacchiere.

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Sono state rese note le retribuzioni della CGIL, dunque anche lo stipendio del suo segretario generale, Susanna Camusso. È uno stipendio alto, basso, in linea? Non interessa, non è questa la questione principale. Il punto è il ruolo del sindacato nell’attuale fase, che è ben descritto da Giorgio Cremaschi, il quale assai tardivamente prende le distanze dal sindacato in cui ha ricoperto posizioni non di secondo piano per tanti anni:

Negli anni 80 e 90 è stata la mutazione genetica del sindacato più forte d’Europa, la sua scelta di accettare tutti i vincoli e le compatibilità  del mercato e del profitto, che ha permesso al potere economico di riorganizzarsi e riprendere a comandare. In cambio le grandi organizzazioni sindacali hanno chiesto compensazioni per se stesse. Questo è stato il grande scambio politico che ha accompagnato trent’anni di politiche liberiste contro il lavoro. I grandi sindacati accettavano la riduzione dei diritti e del salario dei propri rappresentati e in cambio venivano riconosciuti ed istituzionalizzati. Partecipavano ai fondi pensione, a quelli sanitari, agli enti bilaterali, firmavano contratti che costruivano relazioni burocratiche con le imprese, stavano ai tavoli dei governi che tagliavano lo stato sociale, insomma crescevano mentre I lavoratori tornavano indietro su tutto.  Quando il mondo del lavoro è precipitato nella precarietà e nella disoccupazione, quando si è indebolito a sufficienza, il potere economico reso più famelico dalla crisi, ha deciso che poteva fare a meno dello scambio della concertazione. Ha dato il via Marchionne e tutti gli altri lo hanno seguito.

[…] i gruppi dirigenti dei grandi sindacati sono rimasti sconvolti e travolti dalla irriconoscenza di un potere a cui avevano fatto  così ampie concessioni. Hanno così finito per fare propria la più grande delle falsificazioni sul loro operare. I sindacati hanno difeso troppo gli occupati e abbandonato i giovani ed i precari, questo è passato nei mass media. Mentre al contrario non si sono trasmessi diritti alle nuove generazioni proprio perché si è rinunciato a difendere coloro che  quei diritti tutelavano ancora. I grandi sindacati han subito la catastrofe del precariato non perché troppo rigidi, ma perché troppo subalterni e disponibili verso le controparti. Questa è la realtà rovesciata rispetto all’immagine politica ufficiale, realtà che qualsiasi lavoratrice o lavoratore conosce perfettamente sulla base della proprie amare esperienze.


Ora credo sia più chiaro al lettore anche quanto volevo dire a proposito dell’accordo tra UAW e FCA di cui sopra.

3 commenti:

  1. la CGIL è sempre la stessa dal biennio rosso: attenta a stroncare qualsiasi iniziativa da lei autonoma
    l'analisi di Cremaschi non la condivido

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  2. Credo che il capitalismo ciclicamente nasconda in qualche soffitta il proprio ritratto di Dorian Gray.
    Maggiore è la capacità di vendersi giovane,bello ed eternamente efficiente e maggiori sono il deperimento,la bruttezza e l'inasprimento delle contraddizioni interne sviluppate.
    A portare come sempre tutti i nodi al pettine ci penserà la storia.Saluti.Filippo

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  3. Uscita molto tardiva, e in una logica ancora socialdemocratica, il cui eventuale sviluppo non può altro che riproporre come prodotto situazioni simili a quelle che denuncia.
    Fai benissimo comunque a dargli spazio xchè è un altro passo per liberarsi da questo sindacato...e anche dei cremaschi,g

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