Tema scottante, oggi.
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Di
che cosa volete che parli oggi, di quanta pioggia è caduta e sta cadendo o delle avventure
buffonesche di un giovanotto ignorante che ancora non si capacita di come sia
arrivato ad essere presidente del consiglio dei ministri? Suvvia, vi annoierò invece
parlandovi, come si suole dire, del futuro guardando al passato. Di quel futuro
cui non si vuol credere fino a quando …..
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Nella
notte tra il 14 e il 15 luglio 1789, il duca François Alexandre Frédéric de La
Rochefoucauld-Liancourt (che pochi giorni dopo diventerà presidente della
Assemblea Nazionale Costituente) fece svegliare Luigi XVI per comunicargli la
presa della Bastiglia. “È dunque una rivolta” disse il re, secondo una celebre
versione dell’aneddoto. “Sire”, rispose il duca, “è una rivoluzione”.
Scrive
Hippolyte Taine nella sua monumentale opera:
“Il potere non soltanto era scivolato
via dalle mani del re, ma non era caduto nemmeno in quelle dell’Assemblea; era
per terra, nelle mani di un popolo scatenato, di una folla brutale e
sovreccitata, di bande violente che lo raccoglievano come fosse un’arma
abbandonata. In realtà, non c’era più governo; l’edificio artificiale della
società umana crollava; si ritornava allo stato di natura. Non era una
rivoluzione, ma una dissoluzione.”
Riporta
il Taine quanto scriveva, fin dai primi giorni, un subdelegato:
“la risoluzione con cui questa gente
agisce è sorprendente: sono spaventato di quello che ho visto e sentito. […] Non
esistono più laboratori in funzione; i signori e i borghesi, costretti a
rinunciare alle loro rendite, non possono dare lavoro, [così] il popolo affamato non ha più nulla da
perdere”.
Ecco
qui il punto: quando non si ha più nulla da perdere, scuotere il mondo ab imis è l’unica cosa che resta da
fare. I padroni di questo mondo, che pur tanto tirano la corda, sembrano
consapevoli di questo fatto. E però a un certo momento le cose non dipendono
più da loro.
Nessuno,
nemmeno tra quelli che paventavano o auspicavano un mutamento di regime
radicale in Francia, poteva sospettare, non solo prima, ma anche subito dopo il
14 luglio, la piega drammatica che avrebbero man mano preso quegli avvenimenti.
Nessuno poteva immaginare che in pochi anni sarebbero state decapitate e giustiziate
decine di migliaia di persone, compresi il re, la regina e quasi tutta la
vecchia élite aristocratica, e che la Francia e l’Europa non sarebbero state
più le stesse.
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