mercoledì 9 aprile 2014

La telefonatina di raccomandazione di Francesco


Gli ottanta euro sono la notizia del giorno, perciò è difficile parlare d’altro. La gente vuole illudersi e godere un po’ di speranza, assumere i desideri come misura della verità. Come quei credenti che sperano di vivere felici in un al di là ignoto anziché lottare per un mondo più decente. Hanno buon gioco i preti e i papi nel predicare la rassegnazione e promettere la misericordia di un dio abscosto agli occhi e rivelato solo nel mito. L’idea di un’anima immortale aiuta e sostiene nelle avversità di una vita per molti aspetti assurda, ed è da preferire a quel materialismo volgare che ci vuole più simili alle bestie che all’umano. E in questa ferita esistenziale, come ho scritto altre volte, che i preti inzuppano il pane, la loro è l’arte di insufflare afflizione e consolazione, il timor di dio e la rassicurazione che tra i pochi eletti (*) un posticino si troverà anche per loro.



Leggo in un quotidiano locale che papa Francesco ha telefonato a un’ammalata in fin di vita, tale Gabriella, di un paesino della provincia di Vicenza, limitrofo con quella di Treviso. Un paese che ha dato i natali a moltissimi preti e suore.  Un numero da record. Questo particolare, il quotidiano locale non lo dice. Racconta invece che Gabriella è malata da tre anni e ha sempre fatto fronte con coraggio al dolore insopportabile che l’affligge e con un ultimo desiderio nel cuore: sentire almeno una volta, prima di chiudere gli occhi per sempre, la voce di papa Francesco. A rispondere al telefono è stata l’infermiera che assiste Gabriella, la quale quasi sveniva – dice l’articolo – quando ha sentito una voce che annunciava il colloquio telefonico con il papa.

Eh già, non avendo nulla di meglio da fare il papa ha telefonato a Gabriella, senza che nessun religioso di peso sia intervenuto a tale riguardo. Manca solo che Gabriella si ristabilisca dalla malattia – glielo auguro – e la strada per “santo subito” è aperta anche per Bergoglio. Non mancherà comunque l’occasione. Nulla è più facile che ottenere un posto nel soggiorno dei supplizi, e nulla è più difficile che rendersi meritevoli per un posto nel regno della felicità, ma con una buona raccomandazione della suprema guida spirituale il dogma della dolce vita eterna può diventare realtà. Almeno per i “pochi eletti” come Gabriella e in fieri per tutti coloro che credono nel “mistero”, il quale è l’ingrediente fondamentale a cui s’aggrappa la speranza, dunque l’ingrediente essenziale delle religioni.


(*) Matteo (l’evangelista!), 22-14.

2 commenti:

  1. Appena ho letto la tua frase "assumere i desideri come misura della verità" mi si è aperto un cassetto della memoria

    Ricordo con incredulità un compagno del liceo, che faceva parte di Comunione e Liberazione, che diceva che la fede per lui era inevitabile. Lui "doveva vivere una vita che fosse all'altezza dei suoi desideri...".



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  2. La lotta per un mondo migliore è essenziale,e bisogna dire però che se una tiratina di oppio del popolo ti fa stare meglio ben venga,non sarà molto però.....tiri avanti.
    All'ingresso di Piazza Rossa a ds c'è il mausoleo e di fronte s.basilio: bisogna riconoscere che dopo tutto il casino successo,s.basilio è ancora lì e non troverei molta differenza tra l'adorazione delle ossa di s.carlo con la mummia di lenin che un certo effetto da museo delle cere la fa.
    In quanto a' fedi' speranti in questo caso è una bella lotta.

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