Gli ottanta euro sono la notizia
del giorno, perciò è difficile parlare d’altro. La gente vuole illudersi e
godere un po’ di speranza, assumere i desideri come misura della verità. Come
quei credenti che sperano di vivere felici in un al di là ignoto anziché
lottare per un mondo più decente. Hanno buon gioco i preti e i papi nel
predicare la rassegnazione e promettere la misericordia di un dio abscosto agli
occhi e rivelato solo nel mito. L’idea di un’anima immortale aiuta e sostiene nelle
avversità di una vita per molti aspetti assurda, ed è da preferire a quel
materialismo volgare che ci vuole più simili alle bestie che all’umano. E in
questa ferita esistenziale, come ho scritto altre volte, che i preti inzuppano
il pane, la loro è l’arte di insufflare afflizione e consolazione, il timor di
dio e la rassicurazione che tra i pochi eletti (*) un posticino si troverà
anche per loro.
Leggo in un quotidiano locale che
papa Francesco ha telefonato a un’ammalata in fin di vita, tale Gabriella, di
un paesino della provincia di Vicenza, limitrofo con quella di Treviso. Un paese
che ha dato i natali a moltissimi preti e suore. Un numero da record. Questo particolare, il quotidiano locale non lo dice.
Racconta invece che Gabriella è malata da tre anni e ha sempre fatto fronte con
coraggio al dolore insopportabile che l’affligge e con un ultimo desiderio nel
cuore: sentire almeno una volta, prima di chiudere gli occhi per sempre, la
voce di papa Francesco. A rispondere al telefono è stata l’infermiera che
assiste Gabriella, la quale quasi sveniva – dice l’articolo – quando ha
sentito una voce che annunciava il colloquio telefonico con il papa.
Eh già, non avendo nulla di meglio
da fare il papa ha telefonato a Gabriella, senza che nessun religioso di peso
sia intervenuto a tale riguardo. Manca solo che Gabriella si ristabilisca dalla
malattia – glielo auguro – e la strada per “santo subito” è aperta anche per
Bergoglio. Non mancherà comunque l’occasione. Nulla è più facile che ottenere
un posto nel soggiorno dei supplizi, e nulla è più difficile che rendersi
meritevoli per un posto nel regno della felicità, ma con una buona
raccomandazione della suprema guida spirituale il dogma della dolce vita eterna
può diventare realtà. Almeno per i “pochi eletti” come Gabriella e in fieri per
tutti coloro che credono nel “mistero”, il quale è l’ingrediente fondamentale a
cui s’aggrappa la speranza, dunque l’ingrediente essenziale delle religioni.
(*) Matteo (l’evangelista!),
22-14.
Appena ho letto la tua frase "assumere i desideri come misura della verità" mi si è aperto un cassetto della memoria
RispondiEliminaRicordo con incredulità un compagno del liceo, che faceva parte di Comunione e Liberazione, che diceva che la fede per lui era inevitabile. Lui "doveva vivere una vita che fosse all'altezza dei suoi desideri...".
La lotta per un mondo migliore è essenziale,e bisogna dire però che se una tiratina di oppio del popolo ti fa stare meglio ben venga,non sarà molto però.....tiri avanti.
RispondiEliminaAll'ingresso di Piazza Rossa a ds c'è il mausoleo e di fronte s.basilio: bisogna riconoscere che dopo tutto il casino successo,s.basilio è ancora lì e non troverei molta differenza tra l'adorazione delle ossa di s.carlo con la mummia di lenin che un certo effetto da museo delle cere la fa.
In quanto a' fedi' speranti in questo caso è una bella lotta.