mercoledì 11 aprile 2012

Padroni di che?


Che dire della Lega? Forze più grandi, non solo italiane, dopo averla sostenuta e fatta crescere, l’hanno abbandonata. Gli scopi ora sono altri, in vista del 2013 e della trasformazione degli attuali partiti. Nelle amministrazioni in cui governa, in molte almeno, la Lega è un succedaneo, più illetterato ancora, della vecchia democrazia cristiana, incaricata di dimostrare ontologicamente quanto siamo ignoranti e rozzi noi "padani". Ieri sera a Bergamo è andata in scena una cosa davvero penosa.  Se Bossi se ne stava zitto era meglio, e anche l’ex ministro di polizia, il quale ovviamente sapeva tutto da molto tempo. E probabilmente sa anche di altre "passioni" e non solo per quanto riguarda la Lega.

Certo che il pacco se lo sono fatti da soli i leghisti, ma poi a infiocchettarlo, ritualmente, ci hanno pensato i media. I servizi del Tg3 sono puro spettacolo, venti minuti ieri sera di un distillato di mezze verità e tanta voglia di dargli addosso a quei quattro trogloditi frustrati che si sono fatti beccare con le mani sporche, modestissimi satrapi di provincia che impiegano i soldi per comprarsi il pezzo di carta pseudo-accademico da appendere in salotto. Tuttavia è lo stesso metodo diffamatorio usato dai leghisti contro gli immigrati, i terroni, i comunisti, i diversi. Non verserò una lacrima.

E invece i pedagoghi del tg3 dedicano due soli minuti alla situazione economica (la verità non serve più nasconderla, basta ignorarla), al fatto che il famigerato spread è una variabile indipendente dai “sacrifici”, una partita il cui risultato ci riguarda ma che viene giocata da altri. Questa è l’informazione pagata con il canone e la pubblicità (sempre soldi nostri). L’ordine è di sostenere “un governo tecnico ad interim, ossia – come scrive Der Spiegel – un gruppo di esperti appartenenti all’alta borghesia e formato anche da alcuni milionari”. I quali non hanno bisogno di rubare, non almeno per rifare il pavimento del terrazzo.

La crisi, produttiva e finanziaria, non è finita. Siamo agli esordi e nessuno può dire come evolverà, anche sul piano sociale. Nemmeno il "dominio" è più in grado di prevedere quando si aggrappa ai sondaggi. Per quanto ci riguarda, non facciamoci ingannare dalla propaganda, come la pseudo notizia che l’Ikea abbandonerebbe l’Asia per produrre in Italia. Semplicemente non è vero, solo suggestione di un titolo giornalistico. Invece è vero che l’Indesit di None (To), tanto per citare, chiuderà per andare in Polonia. Si tratta di 380 lavoratori. Il motivo? “Profittabilità negativa”. Che non significa che non ci sono profitti, ma solo che in Polonia se ne fanno di più.

Per la Borsa oggi sarà un'altra batosta e nei prossimi mesi ne vedremo di 'ste cose.

2 commenti:

  1. Mi interesserebbe sapere e leggere dove ha preso le notizie che "non è vero" che l'Ikea abbandonerebbe l'Asia per l'Italia. In effetti, mi era sembrato strano che abbandonasse l'Asia, visto che li, lo schiavo salariato costa di meno.
    Un grazie anticipato.

    The Red

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  2. leggi bene la "notizia" riportata da Il sole 24ore e NON lasciarti ingannare dal TITOLO. ikea NON SPOSTA alcuna PRODUZIONE.

    ed è comunque una "notizia" del 2011, segue il convegno del 30 settembre 2011 tra regione e confindustria piemontesi e ikea. l'azienda intende fare acquisti "di articoli all'interno dell'assortimento di Ikea Italia", come recita un comunicato di Valerio Di Bussolo, responsabile delle relazioni esterne per Ikea Italia, sempre del 2011.
    dare la "notizia" in questo momento, mentre chiude la INDESIT, SERVE solo a fare PROPAGANDA per il GOVERNO.

    anche la "notizia" che in asia i salari stanno aumentando tanto da rendere conveniente produrre in Italia scontando in tal modo il costo del trasporto, è pura frottola per quanto riguarda i prodotti ad alto valore aggiunto.

    sarebbe invero interessante leggerei contratti di fornitura tra l'ikea e le ditte italiane fornitrici .....

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