lunedì 23 aprile 2012

Quelli che



Adoro i rarissimi libri di cucina che non descrivono solo quantità e tempi di cottura degli ingredienti, dove la ricetta è un pretesto per parlare di legami molecolari e affettivi, d’itinerari e scoperte. C’è più miracolo nel composto di una maionese che in un prodigio di Lourdes.

Lo stesso vale per gli altri generi letterari, dove non cerco risposte date come rasoiate e invece m’interessano le domande spiazzanti, come quelle dei bambini più piccoli. Non leggo perciò narrativa di autori viventi, prominenti ed esordienti. Quando entro in una libreria e mi trovo di fronte a una pila enorme dell’ultimo capolavoro, penso a quei pranzi nuziali caciaroni nei quali il risotto allo sciampagna è fatto con modestissimi spumantini.

Del resto, sui grandi temi dell’esistenza, gli adulti credono di conoscere già almeno due o tre risposte per ogni questione. Prendi Dio: sì, no e forse. Per conseguenza sono le stesse risposte che riguardano l’aldilà. Poi ognuno sceglie quella che gli sembra, per così dire, migliore. La più vigliacca, perché meno impegnativa, è quella contenuta nella busta numero tre, la possibilista.

È la risposta comoda di quelli che la sanno lunga, gli anchoiers che con livore ti spiegano chi sei tu e la caccia alla balena. Gli stessi che scoprono infantilmente che Marx aveva due nomi e credono che il secondo fosse il primo.

Non sopporto poi la pigrizia, l’indolenza, i passeurs che pretendono di trovare la ricetta pronta, anche l’esatta quantità di sale, da piazzare scotta da qualche parte. E guai a includervi un ingrediente insolito. Sono quelli che credono che tra il petrolio e il pane sia il secondo a essere più naturale.

2 commenti:

  1. Le note dell'ultima settimana si discostano,per alcuni versi, dalle precedenti. Vi noto un velo di stanchezza; di disillusa amarezza. Meno economiche e più filosofiche, sempre che vi sia una differenza. Forse, proprio per questo, le trovo più interessanti e coinvolgenti. Se mi è concesso il termine, con più anima. Il dramma umano, a mio giudizio, si esprime sostanzialmente nella consapevolezza della propria condizione. Il tentativo di capire piuttosto che la rinuncia a qualsiasi interpretazione lucida e critica. In questo personalmente mi aiuta la lettura, a volte con difficoltà, delle cosiderazioni e dei commenti qui pubblicati. Anche di quei pensieri con i quali non sono in sintonia. Fatico, ma torno a leggere.
    Conscrit

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  2. potrebbe trattarsi anche di un semplice, ma dolorosissimo,
    mal di denti :-) e cmq: repetitio est mater studiorum

    a parte gli scherzi, grazie

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