Se domenica 18 giugno 1815, nel pomeriggio, l’uomo un po' tracagnotto che stava sulla vetta di quel poggio nei pressi della fattoria di Rossomme, in Belgio, avesse avuto a disposizione, non tanto il telefono, ma almeno il telegrafo, insomma un sistema di comunicazione rapido, avrebbe potuto accertarsi in tempo reale se Grouchy fosse un traditore o semplicemente un coglione. In entrambi i casi avrebbe potuto recuperare 40.000 uomini di truppe fresche e in tal modo gli inglesi sarebbero stati costretti a ritirarsi verso Bruxelles, attraversando il non agevole bosco di Soignes. L’uomo sul poggio, nonostante i suoi forti bruciori di stomaco, avrebbe dato una sana lezione all'albagia di tale Wellington, il cui nome forse sarebbe rimasto una curiosità gastronomica (*) e quello di Waterloo ai più sconosciuto. In tal modo il bonapartismo in Europa sarebbe durato ancora qualche anno, prima di essere inevitabilmente sconfitto per ragioni storiche imprescindibili dal ruolo contingente giocato da traditori e incapaci.
Quanto l’innovazione tecnologica (non sto parlando del sito Inps, ovvio) può modificare il corso degli eventi, ossia quanto a lungo? Quanto l’introduzione di nuovi materiali, come il grafene, oppure quella delle nanotecnologie, come i computer quantici, potrà prolungare il corso storico del modo di produzione capitalistico, cioè di un sistema economico che non bada a cosa e come si produce e consuma ma solo agli scopi esclusivi del profitto? Dipende, non tutte le innovazioni hanno la stessa incidenza nel processo storico e soprattutto nessuna, presa singolarmente, ha forza sufficiente per mutare i rapporti sociali nel loro insieme.
Quasi mai una scoperta o un’invenzione è veramente casuale, e quando non troviamo precisamente ciò che cerchiamo bensì qualcosa d’inaspettato, quel nuovo fenomeno inatteso, effetto di quella che viene definita serendipità, ossia la capacità di coglierlo, a ben vedere non è poi così casuale. Perciò quello che cerchiamo nel futuro non solo è possibile che avrà una fisionomia diversa da quella che possiamo immaginarci ora e nei nostri sogni, ma è anzi sicuro che i cambiamenti in definitiva agiscono secondo il caso e la necessità, e nonostante il ruolo contingente giocato da farabutti o anche solo dai più matti dei cappellai.
Si dirà: ma il ruolo della lotta di classe? Fa parte dell’intruglio storico, ha un ruolo importante ma non in sé definitivo.
(*) Non serve aver fondato un impero per essere ricordati dalla posterità, basta aver dato il nome a una salsa.
(*) Non serve aver fondato un impero per essere ricordati dalla posterità, basta aver dato il nome a una salsa.
Ciao Olympe
RispondiEliminaLeggevo, nel tuo altro post, dei padri pellegrini e del salvifico tacchino che fu condanna alle generazioni future, native d'ovulo o d'uovo, che ci lasciarono comunque le penne.
Lessi anni addietro "L'Azteco" dove si racconta che pochi conquistadores guidati da Cortés sfuggirono alla morte soltanto perché gli indios non li braccarono per finirli. Ciò avrebbe probabilmente rimandato di molto, decenni o più, ulteriori avanzate colonizzatrici. Invece andò diversamente. Andò come accadde e l'impero azteco fu spazzato via. Penso che questa shakerata di casualità lavori bene anche nei casi favorevoli. Tu ed io siamo la prova vivente di una fortunata estrazione, l'unica possibile, tra qualche milionata di spermatozoi.
La casualità fa parte della vita e della storia e va come è andata l'istante dopo che è accaduto.
Proprio perché esiste questa casualità, bisognerebbe attaccarsi con le unghie a ogni scampolo di libero arbitrio. Il brutto è quando nella vita l'omino sul colle ha un cellulare, c'è campo, e trova un motivo per non fare la telefonata.
Di fronte alla meschinità e al disimpegno non c'è serendipità che tenga.
Leggerti è sempre un piacere, quasi mai commento: preferisco dedicare tempo a cogliere bene il senso dei tuoi originali, densi argomenti.
Grazie, anche per avermi fatto conoscere una parola dal suono bellissimo, degna di Mary Poppins ;)
anch'io, come sai, leggo il tuo blog. grazie
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