Il mio amico Mauro, a proposito del caso del signor Gennaro Casafina
(vedi post di ieri), m’invita a leggere i commenti dei lettori ai piedi
dell’articolo del Corriere. Immagino siano inverecondi e per questo non
frequento quei pianeti spesso infestati di vita diversamente intelligente.
* * *
C’è chi spera in François Hollande, ammesso che vinca il
ballottaggio con il marito di Carla Bruni. E cosa cambierebbe per la Francia e
l’Europa? Basta leggere il curriculum di questi personaggi, è fatto con il
ciclostile. Quando uno frequenta l'École des Hautes Etudes Commerciales e
soprattutto quando esce dall’École nationale d'administration (ENA), è
per sempre cosa loro. Non per nulla Hollande diventa uno dei consiglieri ufficiosi
di Jacques Attali, l’altro era Ségolène Royal. Hollande è uno che viene
scartato alla visita di leva per miopia ma fa ricorso e viene arruolato come
allievo ufficiale alla scuola militare di Saint-Cyr, perciò è un
“saint-cyriens”. Tra i suoi camerati troviamo:
Jean-Pierre Jouyet, futuro segretario di Stato per gli affari europei;
Francois Fillon, ora direttore dell'Autorità per i mercati finanziari;
Michel Sapin, futuro ministro delle Finanze, oggi consigliere economico
in Olanda;
Henri de Castries, ora presidente del l'assicuratore AXA, già vicino a
Nicolas Sarkozy ma ora con Hollande;
Jean-Michel Lambert, giudice del controverso caso Gregory, attualmente
vice presidente del tribunale distrettuale di Le Mans.
Uno scampolo di quella mafia bianca, tecnocratica, che la borghesia ci
presta facendola passare una volta per “destra” e un’altra per “sinistra”. E ci
si casca sempre. Sia chiaro che la borghesia non è un monolite e al suo interno
è strutturata in gerarchie e correnti portatrici di strategie diverse. Non per
nulla sulla scena oltre a Hollande e Sarkozy c’è Marine Le Pen. Il partito
socialista è sempre stato il motore dell’asse franco-tedesco, e non è un caso
che nell’entourage di Hollande spicchino nomi come:
Michel Sapin (ENA anche lui), due volte ministro;
Jean-Pierre Jouyet (ex ENA, ovviamente)
presidente del Financial Markets Authority (AMF) e "amico da 30 anni"
di Hollande;
Karine Berger (da non confondere con la modella) Polytechnique, ENSAE,
Sciences-Po come Hollande, capo studi economici della compagnia di
assicurazione del credito Euler-Hermes);
Elie Cohen (omonimo della nota spia israeliana) ha scritto una relazione con Pisani-Ferry sostenendo il completamento
della deregolamentazione, liberalizzazione dei servizi, e la finanziarizzazione
dell'economia;
Emmanuel
Macron, già commissione Attali
e ora … Rothschild;
Stéphane
Bougenah, ex consigliere di
Dominique Strauss Kahn è ora a capo del Banco Santander in Francia.
Jerome Cahuzac, chirurgo estetico, presidente della
commissione Finanze in Parlamento e tanto altro;
Andrew
Martinez, un ex dirigente di
Accor, nel team della campagna socialista che consiglia il candidato sui
rapporti con le imprese.
E molti altri dello stesso ceppo batterico, come Anne Lauvergeon,
ex capo di Areva (nucleare), Christophe de Margerie (Total), Anne Claire Taittinger (presidente Société du Louvre – grand hotel e tanto altro – e nipote del leader dello Champagne omonimo, già reazionario di estrema destra e petenista), Paul Hermelin, CEO Capgemini, Jean-Cyril
Spinetta, amministratore delegato di Air France-KLM, Gérard Mestrallet,
presidente e AD di GDF Suez e François Villeroy de Galhau, Chief
Operating Officer di BNP Paribas. Tutta gente che guadagna qualcosa di più un
milioncino di euro l’anno.
In campagna elettorale Hollande ha promesso di tassare, se eletto, del
75% la parte eccedente del reddito superiore a un milione di euro. Non lo
farebbe, semplicemente. I padroni sono tutt’altro che spaventati da Hollande, e
lo credono un prodotto migliore di Sarkozy in difesa dei loro interessi dato
che quest’ultimo non ha dimostrato grande coerenza ed efficacia nella
strategia.
E in tutto questo Melenchon, avrà un ruolo? E' nelle sue potenzialità, portare avanti un qualche tipo di rivendicazione dei subalterni?
RispondiEliminaBye.
The Red
Melenchon chi?
RispondiElimina...direi che la chiosa finale descrive al meglio il perché Sarko è out (o quasi) mentre Hollande è "in".
RispondiEliminaL'unico "point noir" di Hollande è la sua scarsa attitudine al comando, a esporsi in prima persona. Fin'ora è sempre stato uomo dell'ombra, abile nel mediare gli estremi del suo partito e poco propenso al decisionismo.
Olivier
Melenchon è stato reclutato per portare a Hollande, al secondo turno, i voti un po' più radicali che Hollande non avrebbe potuto acchiappare, visto il suo profilo del tutto omogeneo a quella caricatura lib-lab di mercato che è l'unica forma di "sinistra" accettata (e anzi promossa) dall'autocrazia finanziaria. Missione compiuta. Lutte Ouvrière, fuori dal gioco delle parti, ha preso il suo 0.5%. La Francia è più di destra che mai.
RispondiEliminamauro