Quando si monda il senso critico di generazioni di
spettatori con prodotti di filiera come fiction, telenovele, quiz e reality,
così come con dibattiti politici tra rifiuti non compostabili, non può
sorprendere che l’educazione al raziocinio e al buon gusto diventi irrilevante.
Sono le medesime grasse platee chiamate a votare e scegliere, di conseguenza,
sulla base dei parametri catodici. Sennonché i conti non tornano se almeno la
metà di queste persone si dichiara orfana politica. Un default fatto di rabbia
e di rassegnazione che potrebbe esplodere in forme inattese, ma anche no. La
rivolta, come la cottura delle uova, non è questione di tempo ma di temperatura.
* * *
Quando ho incominciato a frequentare la scuola, le
regioni italiane erano diciannove. Elenco da recitare a memoria, si iniziava
dalla Valle d’Aosta e in ultimo la Sicilia, la regione più grande. Anche la
nota serie di francobolli “Italia al lavoro”, emessa negli anni Cinquanta, era
composta di diciannove valori dedicati
ai mestieri di ogni regione. Il Piemonte era effigiato con l’officina,
la Lombardia con il cantiere, la Campania con la sciabica e la Sardegna con il
pastore. Ci si potrebbe aspettare “la vendemmia” per il Veneto o per la
Toscana, e invece il relativo valore color lilla riguarda la Puglia. E, come
sanno bene i francesi, non è sbagliato.
In quella serie di pezzettini di carta gommati e dentellati,
l’Abruzzo e il Molise condividevano, more
uxorio, un unico valore, il 6 lire,
con effigiata una ricamatrice con il tombolo e poi un’altra figura di donna
recante un recipiente sulla testa. Quella di portatori d’acqua dev’essere
stata, almeno nell’immaginario filatelico, l’occupazione principale dei
molisani. La donna raffigurata nel francobollo avrebbe potuto essere proprio la
nonna di Antonio Di Pietro.
Poi le regioni sono diventate venti, con la
separazione del Molise dall’Abruzzo. Ora non so cosa insegnino a scuola dopo la
fondazione della Padania e la creazione del Nordest. Per esempio, quanti alunni
sapranno esattamente in cosa consiste il territorio della Venezia-Giulia, quel
lembo minuscolo di terra costato almeno 670mila morti? Oltretutto per chi in
quella terra irredenta ci vive e lavora non si tratta dell’est, ma dell’ovest.
Non diversamente dalla storia, anche la cugina geografia è intesa secondo diversissimi
punti di vista.
Anch'io ho iniziato la scuola quando le regioni erano 19 e le province erano molte, ma molte, di meno. Poi ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare: la nascita di un movimento diffuso nelle regioni prealpine che si dichiara "padano" manco fosse nato a Cremona (e, da lombardo, ti assicuro che la "bassa" possiede culture e tradizioni completamente diverse dalla Brianza o dalle valli bergamasche), ho visto la proposta di Speroni che accorpava la provincia di Piacenza alla Toscana, ho visto l'eliminazione della geografia dai programmi scolastici, ho visto l'ignoranza prendere il potere e, come un'infezione, fare in modo che ogni cellula colpita diffonda ignoranza intorno a sé, insomma ho visto l'Italia degli ultimi trent'anni.
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