domenica 11 marzo 2012

Dei delitti e dei sassi



Parlavo l’altra sera con un’amica di sensazioni, ossia di quelle che si ricavano incrociando le persone per strada. Trattandosi di faccende di paese e non del mondo intero, si conveniva che non si sorride più e che anche il saluto tra conoscenti è diventato uno scambio trattato in fretta. Un tempo – rifletteva l’amica – si poteva incontrare ancora dell’umanità che fischiettava un motivetto, canticchiava un’aria o una canzonetta, rispondeva al saluto con calore domestico e a volte faceva seguito una chiacchiera. Ora, diceva sempre l’amica, questi atteggiamenti sono fuori uso, è comune invece l’aria di preoccupata seriosità che trova motivo nella situazione di crisi generale. Resta il fatto – concluse divertita – che se qualcuno cantasse o fischiettasse rischierebbe di essere catalogato non già con simpatia ma con sospetto, come un tipo troppo originale.

In effetti, si ha l’impressione che i segni del buonumore e perfino i tratti della creanza siano oggetto della vigilanza degli ispettori di Equitalia. Ieri, guardando le vetrine dei negozi d’abbigliamento, notavo come anche i colori delle collezioni per le prossime stagioni siano opachi e tristi, straccetti rassegnati a mostrare prezzi folli. E aveva ragione l’amica, quando incontri qualche conoscente, se non parli di salute e di news funebri, il discorso cade inevitabilmente sul fatto che il tale ha perso il lavoro e come anche la nota ditta, per la prima volta nella sua storia, ha chiesto la cassa integrazione.

C’è da sbalordire, sentendo sceriffi tecnici, politici, giornalisti, economisti, ecclesiastici e esperti d'idraulica sociale, furfanti vari, di quali delitti gravissimi ci accusano. Di furto alla nazione se per disgrazia abbiamo bisogno dell’ospedale, di grassazione se chiediamo un salario non da fame e diritti minimi, di attentato al bene comune se mostriamo insofferenza per livelli di tassazione quanto mai gravosi, sproporzionati, iniqui e scriminanti (per il favore agli evasori). Dovremmo essere noi i giudici e i pubblici ministeri, gli accusatori dell’idrovora politica capace solo di inghiottire soldi pubblici e della classe dirigente più arretrata e violenta d’Europa. E invece ci troviamo in un tunnel buio e senza il diritto, manco a dirlo, perfino di lanciare qualche sasso in piccionaia.

4 commenti:

  1. Faccende di paese ma anche del Paese e forse del mondo intero. Per quello che ci riguarda la mancanza di prospettiva non può che intristire il nostro spirito. E' il progetto esistenziale, comune ed individuale, la molla dell'esistenza e se questo viene a mancare le conseguenze sono inevitabilmente deprimenti. I piani elaborati soggettivamente possono ancora sussistere ma hanno meno valenza di quelli sociali che possiedono, evidentemente, una portata politica. La lenta e subdola distruzione della scuola, dagli anni '80, intesa, malgrado tutto, come palestra formativa della conoscienza allargata e del confronto dialettico a favore della formazione e conformazione dell'uomo al lavoro economico organizzato e specialistico ha contribuito notevolmente all'abbrutimento della attuale condizione. La rinuncia, nei medesimi anni, del Sindacato tutto ad una estesa funzione politica sostituita dalla esclusiva attività di rivendicazione meramente contrattuale unita all'abbandono, sul posto di lavoro, del presidio partitico ha compiuto l'operazione di soffocamento ed inaridimento della nostra coscienza critica. I mezzi comunicativi massificati e monopolizzati hanno perfezionato l'operazione.
    Conscrit

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  2. indubbiamente un ripiegamento che viene da lontano e che ha molte cause

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  3. ...per dire che la scuola dovrebbe preparare alla vita partecipativa e non al lavoro e che il lavoro non dovrebbe esclusivamente produrre merce ma anche evoluzione culturale e sociale. In caso contrario faranno di noi, come hanno fatto, polli d'allevamento se non carne da macello.
    C.

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  4. Hanno svuotato le nostre teste di contenuti e cultura, il nostro nome è prossimo a essere sostituito con un codice a barre per identificarci più facilmente. Hanno distrutto la cultura e la nostra umanità per trasformarci in merce, poveri consumatori coglioni. mauro

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