mercoledì 21 marzo 2012

Le favole sulla lotta all'evasione fiscale e la riforma del lavoro



Le politiche fiscali e la gestione delle dinamiche di prezzi e tariffe, costituiscono nel loro insieme una potente leva della lotta di classe condotta dai padroni contro i salariati. Non da oggi, ovviamente, basta leggere Aspetti sociali del IV secolo di Santo Mazzarino, tanto per citare. Pertanto invocare una meno iniqua distribuzione della ricchezza e quindi del carico fiscale, non solo non può far quadrare il cerchio delle disuguaglianze di classe e di reddito, ma proprio su tali divaricazioni la borghesia punta per dividere le classi subalterne e per creare le condizioni della sua storica rivincita.

Lo so che non sarebbe, allo stato in cui siamo, una cattiva cosa assestare anche qualche colpo al cerchio oltre che bastonare sempre la botte, ma le escursioni dell’ufficio delle entrate tra le baite alpine a caccia di scontrini fiscali, sono solo fumo negli occhi. Non è la somma degli scontrini a fare il grosso dell’evasione, e la cosa è ben nota, e del resto al di là di tale estemporanee iniziative è l’oggettività delle cose che impedisce un serio contrasto all’evasione e elusione fiscale. E cioè? La struttura su cui poggia il capitale, ossia i grandi interessi economici e politici, legali e nondimeno illegali. Le liste nere dei paradisi fiscali fanno ridere: oggi via internet si può creare una offshore senza alzare il culo dalla sedia, ed evadere alla grande. Non lasciamoci infinocchiare dall’ennesima trovata propagandistica.

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La riforma cosiddetta del lavoro, la discriminazione in atto ai danni degli iscritti Fiom.  È tutto in perfetta continuità con il passato, non c’è nulla di effettivamente nuovo nel comportamento del padronato e nell’atteggiamento dei partiti. Per restare alla politica, si sa come la “sinistra” abbia sempre anteposto l’interesse nazionale, quello delle “riforme” (il Piano del Lavoro, remember?), a una strategia, passata come velleitaria e suicida, di cambiamento sociale radicale. La bandiera rossa nei simboli dei partiti funse a suo tempo da copertura per altre operazioni. Così come oggi gli operai della Fiom sono estromessi dalla Fiat con il tacito avvallo degli ex compagni (ma de che?), nel corso degli anni Cinquanta vennero estromessi o confinati dalla Fiat i quadri politici più attivi della classe operaia col sostanziale assenso del partito. Oggi, come allora, tutto quello che può mettere in discussione i livelli produttivi e i relativi rapporti, e cioè il meccanismo della massimizzazione del profitto, deve restare fuori dai luoghi di lavoro, così come fuori dal dibattito pubblico.

Di riforma in riforma, dal socialismo come sviluppo fino all’esaltazione del “libero” mercato monopolistico, siamo arrivati ai rimasugli post Ottantanove, a quell’accolita di affaristi e corrotti che hanno cantato le lodi perfino di uno squalo come Marchionne (e del resto, come non rammentare che già Valletta fu, non solo salvato all’ultimo istante dal plotone d’esecuzione per ordine del partito, annoverato dallo stesso come il più qualificato esponente della borghesia “progressista”). Su questo versante non va dimenticato che l’arretratezza del sistema economico italiano fu decisiva per lo sviluppo e le sorti della Fiat, così come oggi la delocalizzazione e il monopolio sono fondamentali alle dinamiche dell’azienda. E in questo fatto, Mario Monti, dal punto di vista degli interessi della grande borghesia transnazionale, vede bene. E ricordiamoci che la politica di unità nazionale non è un momento tattico, transeunte, ma strategico. Dal dopoguerra.

Ma tutto questo c’entra con la “riforma” del lavoro e l’evasione fiscale? Letto mai qualcosa del genere nei cosiddetti grandi giornali? Per nulla, appunto.

4 commenti:

  1. Quella donna mi incute più terrore di Torquemada.

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  2. Il contrasto all'evasione fiscale è, in linea di massima, possible ed auspicabile. L'elusione, invece, è cosa diversa e piu' grave perchè avviene all'interno ed al margine delle leggi e delle normative fiscali. Lo Stato se ne fa quindi complice lasciando ambigui spazi di manovra, sempre legali, a coloro i quali dispongano, oltre che di ingenti patrimoni, di apparati di consulenza finanziaria consapevolmente organizzati e con discrezione efficienti. Le banche, in primo luogo, sono lo strumento di tale attività ed alcuni banchieri, con i loro Istituti, sono stati e sono tuttora al centro di indagini giudiziarie e di polemiche politiche. Se evadere il fisco, sia pure con qualche rischio, è alla portata di tutti eluderlo è, viceversa, difficile, complesso e riservato a quei pochi eletti che beneficiano delle coperture legislative costituite a priori a tale fine.
    Elsa Fornero, è vero, non ha il dono della simpatia ma, personalmente, in politica, sono piu' refrattario ai "simpatici" ed agli "spiritosi".
    Conscrit

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  3. Il mio piccolo commento su quanto sta accadendo

    http://inbarcavelacontromano.blogspot.it/2012/03/perche-lart-18-deve-rimanere-un-tabu.html

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