Ho visto il film di Carlo Verdone. Il titolo è azzeccato e il sunto è presto detto: se hai un lavoro, cioè un reddito e un tetto dove vivere, bene; altrimenti, sono cazzi. Una società nel XXI secolo che non riesca a dare un lavoro e un reddito con cui vivere a tutti è una società fallita. Naturalmente Verdone questo non può dirlo così esplicitamente, sennò mi diventa comunista e di ‘sti tempi … Perciò, oltre all’aspetto tragicomico, c’è il lieto fine d’obbligo. E questo fa la differenza tra un grande regista e Verdone.
Anche il cinema non vive solo d’idee e d’ingegno, ossia vive di soldi, di contributi statali, così come il teatro e la lirica, la cultura in generale. Gli unici, secondo la vulgata, che non avrebbero diritto a contributi statali sono i giornali. Il motivo addotto è che ce la devono fare da soli, il giudizio di vita o di morte è giusto lo dia il mercato. Solo che il mercato è fatto soprattutto di pubblicità. Con le sole copie vendute qualsiasi giornale non potrebbe stare in edicola, ma resisterebbero solo i fogli finanziati dai grandi interessi. TUTTI i giornali, direttamente o indirettamente, ricevono contributi o agevolazioni statali. Negli Usa, per esempio, il Wall Street Journal, il più diffuso quotidiano e organo ufficiale del liberismo, è finanziato largamente con fondi pubblici. Altro paio di maniche invece il come vengono distribuiti i contributi in Italia. Quello del mercato è poi un discorso pericoloso e che si potrebbe estendere a molti àmbiti e non solo all’informazione.
Quello del mercato, è un discorso pericoloso? ma se abbiamo bisogno proprio di tali discorsi, per aprire gli occhi. Su Olympe, faccia la brava, e ritorni in se.
RispondiEliminaCordialmente madame!