Domani alcune decine dei più importanti fondi pensione del mondo decideranno di investire o disinvestire in determinati titoli, obbligazioni, commodity, ecc.. Determineranno con le loro decisioni gran parte dei listini borsistici e dei relativi flussi finanziari. La finanza contro cui protestano a New York i cosiddetti indignati non è fatta solo di banche ma anche da questi enormi trust finanziari che gestiscono pensioni, vale a dire i soldi che mensilmente versiamo come previdenza integrativa, qui in Italia, oppure come previdenza tout court come succede in Usa. Quindi gran parte della speculazione finanziaria viene fatta alle nostre spalle e contro i nostri stessi interessi generali, ma in difesa dei nostri interessi individuali (pensioni). Come pensiamo di uscire da questa contraddizione? Con le marce, le barricate, sfasciando qualche vetrina? Oppure con una pressione di massa verso quei fondi speculativi affinché cambino strategia???
Andiamo al supermercato, nei discount per esempio, e ci fa piacere se le merci che acquistiamo hanno un prezzo contenuto, anzi decisamente basso. Ma per produrre quelle merci e poi venderle a prezzi altamente concorrenziali è necessario un super sfruttamento delle risorse, anzitutto quelle umane. Che facciamo, chiediamo merci più care e maggiori remunerazioni e tutele per chi le produce? Cambiamo supermercato?
Ce la prendiamo con l’Apple perché produce in Cina utilizzando gli schiavi del posto. Può starci, avendo però cura e consapevolezza che l’Apple non produce direttamente ma tramite la Foxconn, una multinazionale, la quale fornisce anche Motorola, Nokia, Sony, Microsoft, Nintendo, Dell, Hewlett-Packard, ecc.. Siamo sicuri che nel nostro asciugacapelli non c’è qualche componente prodotto dalla Foxconn? Oppure non usiamo più l’iPad, il televisore Lcd, la playstation? Sicuri che i nostri connettori del computer non sono prodotti in quel modo? Mai fatto un giretto sul sito ufficiale della Foxconn? Sappiamo chi sono gli azionisti di questa mega corporation?
E la carta igienica, direbbe Mimì metallurgico, sappiamo cosa c’è dietro la sua produzione? Pensiamo davvero che ciò che vale per la fabbricazione hi-tech non valga anche per i prodotti più convenzionali? Quali basi politiche, legislative e normative abbiamo per difenderci da questo andazzo? Nessuna. Come ebbi a scrivere oltre due anni fa, la quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza. Marx ha scritto che ogni epoca si pone solo i problemi che può risolvere, e questo è vero, ma oggi siamo giunti precisamente al punto in cui non è più possibile risolverne nessuno senza risolverli tutti.
Chissà che la riforma del mercato del lavoro in Italia produca effetti desiderati... ehm...
RispondiEliminaScherzi a parte, considerando che i problemi sono planetari, occorre trovare un'unità di intenti contro il capitale che mi pare davvero utopica.
Perchè utopica caro Luca? I Lavoratori tutti, sono accomunati dagli stessi interessi, ma divisi dall'ideologia borghese, nonchè dalla macchina massmediatica borghese imperante, che pratica il divide et impera, ad ogni livello di stratificazione di classe.
EliminaCome se ne esce?
"Nella lotta contro il potere collettivo delle classi possidenti, il proletariato non può agire come classe se non costituendosi esso stesso in partito politico distinto, opposto a tutti i vecchi partiti formati dalle classi possidenti",
(dallo statuto dell'articolo 7 dell'Internazionale)
In sostanza, non abbiamo una forza politica che rappresenti e curi i nostri interessi che poi sono gli interessi del mondo!
Cari saluti.
Luigi
Salve ODG,
RispondiEliminascrivo avendo letto e compreso quante passione, profonda competenza e mancanza di voglia di essere presi per il c**o vi sia in questo blog.
Ho timore sia vero ciò che lei afferma e, altresí, percepisco quanto sia elevata l'efficacia della potenza induttiva di chi ha il potere su chi non ce l'ha rispetto alla percezione di quale sia il problema e come risolverlo, e più in generale di come sia fatta la realtà.
Ecco: vorrei capire e far capire agli altri cosa e come cambiare per migliorare dal basso. Partendo da un'assemblea di condominio alla seduta della giunta municipale. E avanzare quelle piccole idee che realizzate e stratificatesi danno un risultato dignitoso, e da lì partire per altre migliorie piccole ma fattibili.
Sarò anch'io forse un utopico però credo che il miglioramento, graduale e nato dal confronto della gente, sia a portata di mano: bisogna PROPORRE, "coltivare il nostro giardino".
Con stima.
DEFINIZIONE DI GENTE:
* far attenzione a bollette, uscite e spesa
* a fronte di poche risorse deve far quadrare i conti
* lavorare dal mattino alla sera per la casa o la famiglia
* avere un mutuo
* addirittura avere una famiglia
* essere sottopagati o precari o PIVA a 2 lire
* non essere in posti di potere
cara/o pizzicarino, lei desidera cambiare per migliorare. è quello che vorremmo tutti, è quello che dicono anche coloro che governano questo pianeta. i risultati sono noti. però penso che dalle persone più genuine come lei possa venire il meglio, o comunque non il peggio che ci domina.
RispondiEliminaa tale riguardo, solo un suggerimento mi permetto di offrirle: per le ass. di condominio, quando c'è da decidere tra diverse proproste, non sarebbe male far decidere al lancio della classica monetina.non è detto che la sortita dia poi esiti peggiori che una decisione presa a maggioranza.
ricambio la stima e la saluto cordialmente
Condivido pienamente queste (e altre) considerazioni del post:
RispondiElimina"(...) gran parte della speculazione finanziaria viene fatta alle nostre spalle e contro i nostri stessi interessi generali, ma in difesa dei nostri interessi individuali (pensioni). Come pensiamo di uscire da questa contraddizione? Con le marce, le barricate, sfasciando qualche vetrina? Oppure con una pressione di massa verso quei fondi speculativi affinché cambino strategia???
Andiamo al supermercato, nei discount per esempio, e ci fa piacere se le merci che acquistiamo hanno un prezzo contenuto, anzi decisamente basso. Ma per produrre quelle merci e poi venderle a prezzi altamente concorrenziali è necessario un super sfruttamento delle risorse, anzitutto quelle umane (...)"
Siamo persi in un labirinto intricatissimo di contraddizioni, dal quale non sappiamo più come venir fuori.
Escogitiamo al momento solo soluzioni estemporanee (come lo "sfasciar vetrine") che, pur nella loro apparente radicalità, finiscono per far danni su una scala così ridotta da non impensierire il "sistema" né mettere in pericolo i suoi veri gangli vitali. D'accordo, per qualcuno possono essere "sfoghi vitali" della rabbia, ecc., ma poi?
Le "barricate", sognate tuttora dai cultori della rivoluzione old style (e di alcune "ortodossie" da preservare - nella loro immutabilità intransigente - come reliquie), oggi possono essere soltanto un revival del romanticismo; ma certamente non mettono più di tanto in crisi i veri centri di poteri attuali, che hanno mezzi ben più sofisticati per controbattere in maniera decisiva, rispetto a quelli di cui potevano disporre un Luigi XVI, un Luigi Filippo o un Napoleone III (preistoria, ormai...).
Oggi noi tutti siamo "affiliati" in un modo o nell'altro al "mercato", ed è su quello (sui suoi meccanismi, che attraversano le nostre stesse scelte quotidiane, i nostri apparenti piccoli "agi" di "consumatori"/"risparmiatori") che dobbiamo incidere, se vogliamo uscirne. Le "barricate" oggi sono invisibili (ma non per questo meno reali), le portiamo sempre con noi e non ci facciamo caso.
E' più difficile ormai ridurre tutto al dualismo "noi/loro". In qualche maniera il modello ipercapitalistico della "S.p.A." ci ha tutti colonizzati: siamo un po' tutti azionisti del "sistema" (di infima minoranza, ma azionisti...).
[E' chiaro che semplifico un po' la faccenda, per amor di polemica, ma il racconto non è lontano dal vero, purtroppo.]
La strategia (di liberazione) non è in quest'epoca un affare semplice (se mai lo è stato).