Inutile cercarla nei “grandi” giornali on-line, la notizia semplicemente non c’è. Del resto il Portogallo non fa parte dell’Europa, almeno non sempre. Ciò che sta avvenendo anche in quel paese in materia di demolizione delle tutele sul lavoro è esattamente quanto sta succedendo in Italia. Il paese lusitano è stato in sciopero generale il 22 scorso, a proclamarlo il sindacato Confederacion General de Trabajadores Portugueses (Cgtp), la CGIL portoghese, contrario invece l’altro sindacato, l'Union General de Trabajadores (Ugt). Nonostante le “riforme” e le misure di austerità, anzi proprio a causa di queste, il debito portoghese è passato dal 92% del 2010 al 110% del 2011.
Tuttavia lo sciopero generale di un giorno è un’arma spuntata, soprattutto se non raccoglie l’adesione totale dei salariati, come succede in Italia dove è presente una diffusa microimpresa e perciò una maggiore frammentazione dei lavoratori e una loro più elevata ricattabilità. Inoltre lo sciopero non esercita più una pressione economica sul padronato in tempi di crisi e, anzi, contribuisce paradossalmente alla riduzione dei costi.
Invece, come forma di lotta protratta e continuativa, sta maturando una situazione favorevole alla tattica della “non collaborazione” nelle fabbriche, nei trasporti, negli uffici, nei servizi, nella grande ristorazione, così come il boicottaggio dei grandi centri commerciali e il loro picchettaggio nei giorni festivi. L’organizzazione nei centri cittadini di manifestazioni su obiettivi molto precisi e concreti che coinvolgano i diversi ceti sociali e le diverse fasce d’età, diventerebbe un’occasione di happening, di organizzazione, collegamento, discussione, scambio e in generale di una nuova coesione sociale. Naturalmente partiti e partitini, sindacati, preti troppo impegnati, star mediatiche, capetti e “intellettuali” infiltrati devono stare alla larga per motivi d’igiene, favorendo invece le iniziative per l’astensione di massa alle elezioni e la formazione di organismi di base cogestiti.
Non si tratta di fare luna park, bensì di dar vita in questa fase a un movimento di massa e di vasto collegamento per iniziative attive di contrasto alle politiche neoliberiste e con lo scopo di diffondere la consapevolezza delle nostre ragioni e della nostra forza, alimentando per contro un clima di sconcerto, preoccupazione e allarme tra le fila dei nemici di classe e dei loro ossessivi ruffiani.
In attesa che il governo si occupi del pubblico impiego, quindi di materie come l’orario di lavoro e di ferie è necessario far capire che ciò che oggi capita a me, domani succederà a te e ad altri, che non si tratta di cose passeggere e che la fatica, l’aumento dei ritmi e il peggioramento delle condizioni di lavoro, anche se non uccide subito, peggiora la vita e l’accorcia.
Scusa Olympe,
RispondiEliminama se potresti spiegarmi cosa intendevi in questo post???
Grazie in anticipo.
ciao
mah, lo scritto in una notte burrascosa
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