venerdì 29 gennaio 2010

Spaghetti, pizza e ... crocifisso


(ANSA) - STRASBURGO, 28 GEN - La sentenza sul crocifisso emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo è ''politica e va quindi oltre la giurisdizione della Corte''. Lo sostengono 27 membri dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa di dodici paesi, in una dichiarazione scritta.
''Il crocifisso non e' piu' solo un simbolo religioso ma e' considerato da molti un simbolo che rappresenta la storia e l'identita' italiana''', sostengono i firmatari appartenenti al partito popolare, ai socialisti all'Alleanza dei Liberali e Democratici e ai Democratici Europei.
I parlamentari [...] ritengono che la sentenza sia basata su un' ''interpretazione incorretta'' della Convenzione europea dei diritti umani, nella parte in cui garantisce la liberta' di religione ma non l'uguaglianza tra le religioni. Solo se questa ultima condizione fosse vera ''lo Stato sarebbe obbligato a essere neutrale nei confronti di tutte le religioni per garantire la liberta' di religione''. I parlamentari infine si dicono ''preoccupati'' per come la sentenza potrebbe ''influire sul diritto dei Paesi che hanno una religione di Stato di esporre simboli religiosi in luoghi pubblici''.
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Secondo questi analfabeti l'interpretazione data dalla Corte della Convenzione europea sarebbe incorretta". Cosa vuol dire? Che sono presenti degli errori. Quali? Quello di considerare valido il principio d'uguaglianza tra le religioni. Sostengono i 27 buontemponi che tale principio non è reso esplicito dalla lettera della Convenzione. Beh, se è per questo garantire la  non discriminazione tra gli individui a causa della religione professata implica eguale distanza tra le diverse confessioni religiose e gli ordinamenti statuali, quindi quella neutralità che sola garantisce la laicità dello Stato moderno. Altrimenti come fa il cittadino a non sentirsi discriminato se lo Stato dà alle confessioni religiose un peso e una gerarchia diversi? E, del resto, se fosse corretto l'assunto dei 27, la Convenzione avrebbe dovuto dichiarare esplicitamente la preminenza di una o più confessioni sulle altre, con conseguenze che non è il caso di prendere in considerazione nemmeno in ipotesi.
 

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