lunedì 25 gennaio 2010

Benedetti


Scrive Luciano Canfora nell'articolo Che fatica diventare antifascisti, del Corriere del 14 genniaio:

«Il primo governo Mussolini [1922] piacque anche a Croce, che incoraggiò Gentile ad entrarvi. […] Se uomini come Matteotti denunciano con reiterato, insistente coraggio le soperchierie e, a quanto ormai si sa, anche gli «affari sporchi» del nuovo governo fascista [1924], una «squadra» mette a tacere in senso fisico, non metaforico, la sua voce. Le opposizioni, più che mai divise, inscenano l’impotente spettacolo dell'Aventino. A Bologna un oscuro e fallimentare attentato a Mussolini scatena l’isteria dei fascisti che denunciano «l'odio verso la persona di Mussolini» istillato dalle opposizioni (fine ottobre '26). Pochi giorni dopo, le leggi eccezionali, avallate dal re, portano alla revoca del mandato parlamentare dei deputati aventinisti ed all' arresto dei deputati comunisti (che aventinisti non erano!). Dal processone contro il Partito comunista, dalla grancassa contro il pericolo «comunista» discendono recta via la soppressione delle libertà politiche ed il regime (novembre '26). Un passo decisivo era stato il potenziamento dei poteri del presidente del Consiglio (legge del 24 dicembre '25), fortemente voluto da Mussolini e concesso dal re in barba al dettato dello Statuto albertino. Eppure ancora dopo il delitto Matteotti Croce in Senato voterà la fiducia al governo […].


La maturazione verrà poi, per gradi e con molti distinguo. Riconsiderando il percorso accidentato che portò luminari e intellettuali di così gran peso a prendere man mano le distanze dal fascismo, si possono assumere atteggiamenti diversi, [quale, per esempio, la polemica aspra di] Togliatti verso Croce (essendo entrambi nel secondo governo Badoglio!) innescata dall' accusa del primo al secondo, espressa a chiare lettere nel primo numero di «Rinascita», di aver avuto in sostanza vita facile sotto il fascismo (nonostante le «freccioline» ogni tanto scagliate dal filosofo contro il regime) come contraccambio di un perdurante e incrollabile anticomunismo».

Benedetto Croce era un cospicuo proprietario terriero (Abruzzo, Puglia, Campania), pare ossessionato dalla rendita delle sue terre. Scava, scava, c’è sempre nell’idiosincrasia per il comunismo qualcosa di più prosaico dei meri e vantati valori liberali e cristiani.

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