venerdì 15 gennaio 2010

Riotta, il copyright e la "normalizzazione".


È nell’evidenza comune che i quotidiani e le riviste su carta non potranno resistere a lungo. Medesima sorte, forse con più gradualità e modalità diverse, segnerà il destino del libro. Edicole e librerie diventeranno qualcosa di diverso o soccomberanno. I maggiori effetti di tale cambiamento si avranno, oltre che nelle redazioni dei giornali, nel mondo della grafica, dei centri stampa, tipografie, rilegatorie industriali, messaggerie, ecc. ecc.. Il problema occupazionale in tali settori, come del resto già avviene in molti altri, diventerà ancora più drammatico. Gli Stati, dal momento che la forma del tempo  di lavoro necessario incontra il suo limite nelle forme dell'accumulazione, avranno sempre più serie difficoltà nel garantire reddito di sussistenza e nel far fronte all’inevitabile inasprirsi del conflitto sociale. Ma questo è solo uno degli aspetti del movimento relativo alla crisi generale storica del modo di produzione.
La cosiddetta anarchia di internet denunciata da Riotta, in realtà interessa nella misura in cui la libertà della rete contrasta con gli interessi dei grandi editori: farsi pagare l’accesso al giornale on-line è cosa scontata, ma tutt’altra faccenda, stante la situazione, diventa la tutela effettiva del prodotto  editoriale, ovvero la difficoltà e anzi l’impossibilità di una efficace difesa del copyright (nello spirito che il consumo dell'ideologia deve invece sostenere una volta di più l'ideologia del consumo). Questo perché creazione e fruizione dell'informazione e della cultura non trovano più pacifica corrispondenza con i criteri economici e giuridici vigenti. Infatti l'azione delle forze che operano a favore della trasformazione dello stato delle cose esistenti, colmando il ritardo dovuto alla cosiddetta "guerra fredda", sta mostrando l'aggravarsi delle contraddizioni sociali nella fase del capitalismo totalitario e la stessa impotenza delle figure e strutture della cultura tradizionale. 
Ma sottotraccia, il motivo fondamentale della richiesta di “normalizzazione" (che deve restare  al di fuori della discussione), è dato dalla lotta per il controllo delle nuove tecnologie e relative tecniche di condizionamento. Se resta pur sempre possibile scatenare in ogni momento e a colpo sicuro le reazioni delle masse in direzioni determinate in anticipo, a preoccupare fortemente sono taluni episodi e fenomeni posti in essere da gruppi ed elementi estranei all'estabilishment, e che stanno sempre più prendendo piede. Questa "anarchia" è vista come una minaccia in fieri, una strada che non conduce solo al vuoto, come si era ritenuto, ma che può provocare l'occasione autonoma di "mettersi in marcia".

Pertanto, definire, come taluni imbecilli hanno fatto, Gianni Riotta semplicemente come un "servo", significa non cogliere l'essenziale del ruolo giocato in queste vicende dai singoli operatori specializzati.

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