È nei numeri il fatto che l’attuale protesta sociale in Francia è la più imponente dopo il maggio 1968 (che tra l’altro interessò prevalentemente Parigi e non, come ora, l’intero Paese). Repubblica non ha visto i milioni di manifestanti di ieri, ha visto solo l’azione dei blak bloc, mentre il Partito democratico, anche in tal caso, si astiene.
È una pseudo sinistra la “sinistra moderna”, che con la scusa del patto tra gli strati popolari e borghesia democratica difende il bottino dei milionari, si sottomette al capitalismo finanziarizzato, si fa rappresentare da una casta mediatica di narcisisti che propalano l’illusione democratica e progressista. Una sinistra borghese come tante volte s’è vista in Italia, in Francia e ovunque, che non smette di ingannare il popolo usando il “voto utile” contro Le Pen, Meloni, Bolsonaro, Trump, eccetera. Accaparrato il voto e presa la stanza dei bottoni, deride chi l’ha votata attuando una politica più liberale anche di quella della destra.
Una sinistra che è tragicamente ripiegata sull’unico obiettivo di gestire con zelo il capitalismo, fino a partorire essa stessa nuove maschere di questa messinscena (Blair, Macron, Renzi o Calenda non erano forse di sinistra?).
La lotta dei lavoratori francesi, che evidentemente non è solo per le pensioni ma è il prodotto di un malessere generale, non interessa. Anzi, dà fastidio che qualcuno si ribelli all’ordine neoliberista. Succedesse a Hong Kong, a Tbilisi, per non parlare di Mosca, allora sì che ... . Non interessano nemmeno gli scioperi del settore pubblico in Germania e altri scioperi ancora in Europa (*).
Ci sono state proteste record a Marsiglia (245.000), Tolosa (120.000), Bordeaux e Lille (entrambe 100.000) e Lione (50.000), secondo fonti sindacali. Anche città più piccole hanno registrato una partecipazione record, come Brest, Caen e Nizza (40.000), Saint-Etienne (35.000), Rouen (23.000) o Laval (9.600). A Parigi, i sindacati hanno stimato 800.000 persone in diversi raduni.
Anche il numero di questi manifestanti fosse stato solo della metà, di questi tempi è tanta roba. In Italia in tal caso si parlerebbe di “pericolo per l’ordine democratico”. Non perché i fascisti sono al governo, ovvio. Non c’è una via “democratica” nel quadro dello stato capitalista, e non c’è nessun accordo da fare. Prima o poi questo concetto dovrà apparire chiaro e dunque anche le azioni da intraprendere.
Macron, consapevole che la sua imposizione dei tagli avrebbe prodotto un’esplosione di rabbia, ha mobilitato il più grande dispiegamento di polizia dal 1968. Con 5.000 poliziotti antisommossa armati fino ai denti dispiegati nella sola Parigi. Polizia che ha sistematicamente bloccato il movimento dei cortei e caricato, provocando scontri che si sono intensificati nel corso della serata. Ieri sera il ministero dell’Interno ha riferito di 177 arresti.
A Rennes, la polizia ha sparato con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni nelle strade e nelle piazze della città. A Rouen una granata stordente della polizia sparata contro un gruppo di insegnanti in sciopero ha strappato parte della mano di una donna.
A Bordeaux, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e caricato il corteo all’inizio della manifestazione, e gli scontri si sono diffusi nel centro della città. In serata, un gruppo di manifestanti ha marciato sul municipio e ne ha bruciato solo l’ingresso principale. L’essere timidi non paga.
È inutile e controproducente giocare secondo le regole di un gioco dominato dalla borghesia. È necessario e sempre più urgente un confronto diretto con lo stato capitalista.
(*) Lunedì in Sassonia c’è stato uno sciopero, martedì in Baviera e nella Renania settentrionale-Vestfalia. Altre tre manifestazioni a Gelsenkirchen, Mönchengladbach e Colonia. Mercoledì altri scioperi di nel Baden-Württemberg, e oggi è prevista una grande manifestazione a Lipsia. Mercoledì a Francoforte hanno preso parte diverse migliaia di lavoratori dei servizi pubblici della città, asili nido, case di cura AWO, Mainova (fornitore di elettricità e gas) e l'azienda di trasporti municipale. La città appariva molto tranquilla, poiché non circolavano né tram né metropolitane e gli uffici comunali erano chiusi.
Amburgo, il porto più grande della Germania, è rimasto chiuso alle grandi navi mercoledì mattina, e i piloti restano in sciopero fino a oggi, quando anche i lavoratori del Canale di Kiel (NOK) alle chiuse di Kiel e Brunsbüttel scioperano per la prima volta. Il 27 prossimo si fermano autisti e i ferrovieri EVG, anch’essi coinvolti in una controversia salariale.