Non esiste più, semmai è esistita, una memoria collettiva di che cos’è stato il fascismo. Oggi più che mai ci si ciba di stereotipi, sul tipo Italiani brava gente, il già popolare film di Giuseppe De Santis (1964), riproposto domenica scorsa dalla Rai senza nemmeno un cenno introduttivo di orientamento per lo spettatore. Un film che si congiunge idealmente a Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1991), una piece comica dell’occupazione italiana della Grecia a cui fu attribuito pure un Oscar.
È l’idea che l’italiano per natura e perché cattolico sia naturalmente caloroso, buono, accogliente, per principio. Quindi non ci sarebbe bisogno di metterlo in discussione. In realtà, il popolo italiano non è diverso dagli altri. Quanto alla storia coloniale italiana, in particolare da parte del fascismo, era palese che anche l’Italia aveva diritto alla sua parte di torta, al suo posto al sole. L’imperialismo dei poveri: la nazione proletaria italiana aveva bisogno di colonie per dar lavoro e pane alla sua popolazione. Così che l’Italia ha colonizzato la Libia, l’Eritrea, la Somalia e l’Etiopia con tutte le gioie che accompagnano la conquista: i gas asfissianti, le stragi alla Graziani, i campi di concentramento alla Gastone Gambara.
Dunque non dobbiamo stupirci oggi del rigurgito fascistoide, dell’esaltazione di una presidente del consiglio che “sa le lingue”. “Fascisti del terzo millennio”, come amano definirsi tra loro al civico 8 di via Napoleone III (a Roma non si fanno mancare nulla anche in fatto di toponomastica). Il terreno ideologico è stato concimato per decenni, il racconto del “bravo italiano”, illuminato civilizzatore nelle colonie, blando imitatore della legislazione antisemita, benevolo occupante dei Balcani, eccetera.
Un insieme di forzature, alle quali contribuirono anche esponenti di sinistra, più orientati a sottolineare la volontà di riscatto e i meriti della Resistenza che non le colpe del fascismo e il vasto sostegno popolare da esso goduto per vari anni. Il resto l’ha fatto l’abituale amnesia collettiva.
E, dopo il “bravo italiano”, immancabilmente ti scappa anche “Mussolini ha fatto anche cose buone” (nella hit parade: “Mussolini ha perso a causa di Hitler”). È diventato normale dirlo ad alta voce, anche in televisione. Se poi consideriamo che la maggioranza assoluta degli italiani, senza differenza d’età e di condizione, è già analfabeta di suo, sarà solo questione di tempo e di dress code mentale perché la parola “anche”, una congiunzione tipicamente veltroniana, finisca per essere definitivamente omessa.
il fascismo è sempre l’incubo d’Italia. nel senso etimologico di incubo, cioè che giace sopra al dormiente e qui dormono un po’ tutti.
RispondiEliminaSiamo un popolo di ri ...lassati
Eliminala resistenza fu un fatto minoritario allora, figurati adesso.
Eliminal'opposizione al fascismo, da una certa data, non fu un fatto di minoranza.
EliminaPersonalmente concordo con Pasolini: "Nel film di Naldini [Fascista 1974, ndr] noi abbiamo visto i giovani inquadrati, in divisa… Con una differenza però. Allora i giovani nel momento stesso in cui si toglievano la divisa e riprendevano la strada verso i loro paesi ed i loro campi, ritornavano gli italiani di cento, di cinquant’anni addietro, come prima del fascismo. Il fascismo in realtà li aveva resi dei pagliacci, dei servi, e forse in parte anche convinti, ma non li aveva toccati sul serio, nel fondo dell’anima, nel loro modo di essere"
RispondiEliminaA cambiare gli italiani riguardo il fascismo e soprattutto riguardo a Mussolini fu la guerra, le sconfitte, i bombardamenti delle città, la miseria e la fame. Milioni rimasero monarchici e in massa diventarono democristiani. Mussolini rimase simpatico a molti e peccato che fece l'alleanza con Hitler.
EliminaTu dici "italiani", ma ti riferisci a un gruppo sociale che potrei definire, retrospettivamente, piccolo borghese. Oggi una grande maggioranza, allora una minoranza. Per quanto riguarda la allora maggioranza, vale il racconto di un mio amico calabrese, che mi diceva di un suo conoscente anziano, il quale confondeva Mussolini con il brigante Musolino. Dalla confusione derivava, ovviamente, un giudizio positivo sul duce.
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