Ci sono due modi d’approcciare le innovazioni tecnologiche: abbracciarle con tutto il cuore o impuntarsi con tutte le proprie forze per illudersi di restarne fuori. Quindi, alcuni di noi le guarderanno per il resto della vita come fossero degli idioti davanti a un video su TikTok, e altri invece preferiranno stracciare la propria carta di credito piuttosto che abbonarsi a Netflix e simili.
C’è anche una terza opzione, più sfumata, di compromesso e più facile a dirsi che a farsi: sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie cercando, per quanto possibile, di non diventarne degli schiavi compulsivi.
Ci sarà sicuramente qualcuno (io, per esempio) che si rifiuta di rinunciare al proprio telefono fisso (finché dura il collegamento col Kremlino), pur maneggiando da mane a sera il cellulare. Ci viene chiesto lo spid o simili per tutte le nostre procedure amministrative (per sapere in tempo reale il pH delle mie urine, per esempio). Alcuni, specie i molto anziani, non ne capiscono niente e non hanno nemmeno un computer? Non è un problema in capo a chi decide di queste cose, è un problema che ricade sugli anziani stessi e preferibilmente sui loro congiunti più giovani (ne siamo entusiasti).
La tecnologia digitale si è insinuata furtivamente, peggio di un’invasione di cimici, e quel che è peggio è che, per quanto tu ti impegni, arriverà inevitabilmente il giorno in cui dovrai cedere a un corriere troppo zelante che ti chiederà un selfie per consegnarti un pacco raccomandato.
Certo, il digitale è fantastico, cambia la vita, e poi Amazon è davvero pratico, no? Acquisto un libro usato da un libraio di Vattelapesca e due giorni dopo lo sto già leggendo. E poi ancora più fantastica è arrivata l’intelligenza artificiale. A differenza di Internet, che ha lasciato il segno lentamente ma inesorabilmente, l’intelligenza artificiale, per chi se ne intende, è arrivata nelle nostre vite con la potenza di un bulldozer.
In uno schiocco di dita, le élite tecnologiche sono riuscite a diffondere la loro nuova creatura in tutto il pianeta. E come possiamo evitare qualcosa che ci viene imposto ovunque? Nei chatbot, sui social network, a scuola, nelle aziende. Su Google, che sorpresa. Digiti qualunque cosa, per esempio: “come si stura un lavandino?”, ed ecco che t’arriva la voce di un idraulico. Anche lui lavora in nero come un idraulico umano.
Ieri ho chiesto una cosa sulla rivoluzione francese e subito Google mi ha servito una torta Marie-Antoinette alla crema chantilly guarnita di bignè. È impossibile sfuggire a qualcosa che i geni del business si sono affrettati a etichettare come una “soluzione”. Soluzione a che cosa? A tutto, ovviamente! Riscaldamento globale? L’intelligenza artificiale troverà la soluzione. Ho cercato: “legislazione sulle successioni ereditarie rivoluzione francese”. Risultato: tutto apparentemente giusto, per chi si accontenta. Però parla di “libertà di testamento” e altri truismi. Col cavolo. Ho dovuto fare da me (*).
Solitudine? Basta parlare con un’intelligenza artificiale, come quel tizio nella telenovela Un posto al sole (questa mi è stata raccontata lunedì sera!). Quello che originariamente doveva essere solo uno strumento e un valido aiuto per determinati compiti si è rapidamente trasformato in un fine in sé. I geni che ci hanno venduto questo progresso sono, ovviamente, gli stessi che ignorano il danno ecologico, psicologico e molto altro ancora.
Ovviamente non parlano dei disturbi psicologici indotti da ChatGPT e simili, che hanno già causato anche dei suicidi, e ancor meno della standardizzazione del pensiero delle giovani generazioni e di quelle future, incapaci di formulare altro nella loro testa se non una domanda. Il tempo lo confermerà, abbiamo affrontato il problema dalla prospettiva sbagliata: l’intelligenza artificiale non è una soluzione, ma piuttosto l’inizio dei problemi.
(*) «I rivoluzionari non dimostrarono molta simpatia per la libertà di fare testamento. Mirabeau si oppose inutilmente al mantenimento dei testamenti e non riuscì ad ottenere la loro soppressione. Mirabeau considerava anormale che un uomo potesse disporre dei suoi beni dopo la morte, un figliol prodigo dissipato. Robespierre condivideva il suo punto di vista. La Convenzione lo seguì, considerano non valide le clausole imperative o proibitive dei testamenti, soppresse la facoltà di fare testamento, tranne per somme irrisorie e destinate a persone non appartenenti alla famiglia dell’autore del testamento» (Dizionario storico della Rivoluzione francese, Ponte alle Grazie, p. 899).
«La Costituente sopprime il sistema familiare dell’ancien régime e decide che tutti gli eredi dello stesso grado avranno lo stesso diritto di successione, abolendo così il diritto di primogenitura e concedendo ai bastardi riconosciuti dai genitori il diritto di ottenere la loro parte di eredità. Le sostituzioni e i maggioraschi sono soppressi e le donazioni tra vivi limitate. Il diritto di testamento è riservato ai non eredi, e limitato a somme irrisorie. La legislazione rivoluzionaria mirava così a spezzettare la proprietà e a pareggiare il più possibile i redditi» (ibidem, p. 888).
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