giovedì 11 settembre 2025

Ne hanno abbastanza della guerra

 

Secondo dati di Kiev, confermati degli istituti di analisi occidentali, l’esercito ucraino conta circa 800.000 effettivi. In base alla legge marziale, gli uomini di età compresa tra 25 e 60 anni possono essere arruolati nelle forze armate. Secondo gli stessi dati, circa 400.000 di questi sono al fronte. O almeno dovrebbero esserlo.

La realtà è diversa secondo quanto pubblicato dal quotidiano filogovernativo (vi sono solo quelli in Ucraina) online Ukrainska Pravda: «Dal 2022 al luglio 2025, in Ucraina sono stati aperti più di 200.000 casi per abbandono non autorizzato di ununità militare o di un luogo di servizio e più di 50.000 casi per diserzione.»

A dirlo è la Procura generale alla richiesta del Primo Ministro. Dunque, ufficialmente, più di 250.000 soldati ucraini hanno abbandonato il loro posto e se la sono squagliata. Clamoroso il caso della 155a brigata “Anna di Kiev” addestrata in Francia. Se la sono data a gambe levate in un paio di migliaia. Il comandante dell’unità, Dmytro Ryumshyn, fu arrestato dall’Ufficio investigativo statale ucraino (DBR) con l’accusa di incompetenza e negligenza.

Secondo altre fonti, i casi di allontanamento illecito e diserzione, dall’inizio del conflitto, sarebbero molti di più. I dati mensili sulle diserzioni per il 2025 oscillano tra 16.000 e 19.000 casi al mese. Nei primi sette mesi del 2025, sempre secondo la Procura, sono già stati registrati 110.511 casi.

La differenza giuridica tra “assenza senza permesso” e “diserzione” risiede nella durata dell’assenza del soldato. Generalmente, fino a una settimana di “congedo volontario” è tollerata, a condizione che il soldato si presenti successivamente alla sua unità. Almeno teoricamente, il soldato disposto a rientrare continua addirittura a ricevere la retribuzione per il “periodo di riposo”. Con questa pratica permissiva, la leadership militare ucraina tiene conto anche del fatto che non esiste un sistema di rotazione regolare tra l’impiego in prima linea e quello nelle retrovie, e che i soldati, teoricamente – quelli che sopravvivono, ovviamente – sono tenuti a prestare servizio ininterrottamente dal momento dell’arruolamento, che in casi estremi ammonta ormai a tre anni e mezzo.

L’inefficacia del sistema di “rotazione” è dovuta anche all’afflusso irregolare di riservisti nell’esercito ucraino, rendendo difficile prevedere la sostituzione. Le cifre previste di 30.000 nuove leve al mese vengono regolarmente ignorate. L’impopolarità del servizio militare tra la restante popolazione maschile si riflette indirettamente nella dinamica delle tangenti richieste alle agenzie di reclutamento militare e, almeno in parte, pagate.

Come ha recentemente scritto un soldato ucraino patriotticamente indignato di un’unità nella regione della Transcarpazia, la “tariffa” è ora di 8.000 dollari per l’assegnazione del coscritto nelle retrovie o a un’unità di sua scelta, e di 30.000 dollari per essere “riformato”.

Diserzioni e assenze non autorizzate giocano probabilmente un ruolo significativo nei drammatici resoconti dei comandanti ucraini sulla carenza di personale nelle loro unità. Senza voler minimizzare le perdite, quando fonti militari russe riportano regolarmente la morte di diverse centinaia o addirittura oltre 1.000 “combattenti ucraini”, queste cifre sono molto probabilmente esagerate.

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