La storia non si fa con i “se”. Tuttavia i “se” possono aiutare la comprensione dei fatti storici. Per esempio: se allo scioglimento del patto di Varsavia fosse corrisposto lo scioglimento della Nato, molte cose oggi sarebbero sicuramente diverse. Nel dettaglio: i fascisti ucraini non avrebbero trovato la sponda della Nato per instaurare il loro regime, quindi non ci sarebbe stata l’invasione russa, i gasdotti funzionerebbero a pieno regime, la nostra bolletta energetica sarebbe molto più leggera e i nostri rapporti commerciali con la Russia sarebbero ottimi e in espansione. La prova di ciò non l’abbiamo e però non si tratta di una ipotesi strampalata.
Pertanto, la prima fonte dei nostri guai, e non solo dei nostri, riguarda il fatto che l’Europa è rimasta prigioniera dell’ideologia della guerra fredda, vale a dire degli interessi geopolitici statunitensi. Il primo dei quali è: dividere l’Europa dalla Russia, creando un antagonista che ci tenga “occupati” militarmente ma anche economicamente e finanziariamente. Da ciò trae forza Washington, che non disdegna poi di metterci dei dazi senza che la UE possa alzare paglia.
Quanto al fatto che la Russia non sia un paese democratico, sul tema ci sarebbe molto da dire. È un paese democratico a modo suo, come noi lo siamo a modo nostro. Alcuni giorni fa, leggevo sulla Izvestija un articolo molto dettagliato e di grave preoccupazione sullo stato della redditività nell’industria russa. Un reportage del genere non vedrebbe la luce sui giornali padronali italiani. Questo esempio, non significa ancora nulla, ma può offrire un’idea sui nostri preconcetti a riguardo della libertà di stampa in Russia.
Quanto al funzionamento dell’amministrazione della giustizia in Russia, non sono molto ottimista, ma pensando all’amministrazione della giustizia in Italia non mi sentirei di scagliare la prima pietra. E così di seguito. Non per questo ho l’ambizione di stabilirmi in Russia, non solo per ragioni climatiche ma anche per altri, spero intuibili, motivi. Potrei scegliere di andare ad abitare nel meridione d’Italia, dove il clima è l’aria che si respira (intendo quella atmosferica) è sicuramente migliore di dove vivo oggi. Tuttavia, nessuno me ne voglia, questa opzione la devo scartare per motivi molto seri e che tutti conosciamo e che non riguardano il traffico automobilistico.
Le isole felici non esistono nemmeno più in letteratura e fanno fatica anche nei miei sogni. La Russia è quella che è e noi siamo quello che siamo, ognuno con le proprie caratteristiche la propria storia. Hanno i loro problemi e noi i nostri, tanto per dirla banalmente. I discorsi sulla libertà e la democrazia sono solo un pretesto per nascondere interessi (vedi i nostri rapporti con le petromonarchie). Che poi non sono gli interessi dei popoli ma solo delle élite.
In Russia non esistono più i Gulag, mentre noi cerchiamo di installarne qualcuno in Albania e altrove. La situazione delle loro carceri non è in generale un modello da imitare, ma nemmeno le prigioni italiane sono un vanto, tutt’altro, per non dire di quelle americane e non mi riferisco a Guantanamo.
Con ciò non voglio convincere nessuno (ci mancherebbe prendersi una briga del genere) sulla bontà della situazione politica e sociale in Russia, ma non vedo il motivo di tanti preconcetti e perché la più importante area economica del mondo debba scegliere di stare con una parte invece che con un’altra quando si potrebbe trovare un accordo con entrambe e vantaggioso per tutti.
Più che di un nuovo manifesto di Ventotene avremmo bisogno di un accordo di Strombolicchio.
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