La parata di armamenti messa in mostra a Pechino in occasione della celebrazione della vittoria contro il Giappone, alleato dei nazifascisti, è stata interpretata da molti come un’esplicita minaccia. In realtà la Cina non vuole farsi mettere sotto i piedi dai nostri amici di Washington che, tanto per mettere in chiaro su chi minaccia chi e che cosa ci aspetta, hanno cambiato nome al ministero della difesa.
È evidente che ogni parte in causa si sta preparando alla prossima guerra mondiale. Lo Spazio extra-atmosferico sarà il punto di osservazione più alto, non solo per godersi lo spettacolo. E la Luna sta più in alto ancora (vedi Programma Artemis e missione ILRS sino- russa, ovvero la capacità di proiettare colpi dalla Luna e da piattaforme collocate nel sistema solare: assicuro non si tratta di fantascienza) [*].
Lo scopo è sempre quello: poter individuare e colpire il nemico sulla superficie terrestre. Lo dimostra tutta la gestione affidata ai satelliti nella guerra in Ucraina così come nello sterminio dei palestinesi.
Non è casuale che nella cosiddetta space-economy ci siano gli stessi imprenditori del digitale. E non sono certo gli appalti e le commesse statali, i soldi pubblici, il punto centrale. È noto che economia e guerra sono sempre andate di pari passo e dunque non sorprende che lo Spazio sia stato da subito concepito come un ambiente dual use, militare e commerciale.
Le rotte che consentono uno sfruttamento efficiente e profittevole dello Spazio sono poche e fanno i conti con i pozzi gravitazionali e la meccanica orbitale. Gli “hub regionali”, ossia stazioni spaziali in grado di supportare centri manifatturieri, stoccaggio di risorse, impianti di lancio intermedi e basi militari, devono tenere in considerazione i Punti di Lagrange, che sono appena cinque.
I Punti di Lagrange sono anomalie gravitazionali dove interagiscono due campi gravitazionali (in questo caso, quello della Terra e quello della Luna); posizionandosi in orbita intorno a questi punti, un oggetto (satellite, stazione spaziale, telescopio, ecc.) resta stabile senza quasi consumare energia. La Cina nel giugno 2018 ne ha già conquistato uno, il punto L2, collocandovi un satellite in orbita che, per la prima volta, permette di mantenere comunicazioni attive e stabili tra la Terra e il versante nascosto della Luna.
La corsa allo sfruttamento dello Spazio è già iniziata e gli Stati Uniti non possono permettere alla Cina di raggiungere per prima la Luna e costruirvi la propria architettura. Se lo Spazio diventa un ambiente di sfruttamento economico e di posizionamento strategico-militare, c’è bisogno di capitali privati per sostenere gli enormi costi della corsa spaziale contro la Cina.
C’è stata una prima fase, quando la NASA aiutava le imprese a sviluppare lanciatori e navette per il trasporto di beni e astronauti in orbita terrestre bassa e l’obiettivo era il rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale (ISS); quindi una seconda fase, nella quale la NASA stipulava contratti standard, i Commercial Resupply Services (CRS), per comprare questi servizi dalle relative aziende.
Nel 2010 la NASA implementa il Commercial Crew Development, focalizzato sul trasporto di equipaggio sulla ISS, strutturato nello stesso modo: prima fase di sviluppo – costata alle casse pubbliche quasi 1,6 miliardi – poi contratti di servizio per 9,3 miliardi, che garantiscono lanci sulla ISS fino al 2030. Seguono i programmi legati alla missione per l’esplorazione lunare Artemis, con un impegno finanziario statale inizialmente previsto di 45 miliardi di dollari, poi aumentato a 93 miliardi fino al 2025 e destinato a proseguire.
Se la Luna e la space highway sono lontane – per non parlare di Marte – le orbite terrestri sono da tempo molto vicine e conquistate da più attori. Tranne una. Quella dei 31 satelliti GPS, in orbita a 20.000 km di altezza, nella zona MEO (Medium Earth Orbit), storico emblema del legame militare-commerciale dello Spazio.
Posto che lo Spazio extra-atmosferico e i satelliti hanno assunto una rilevanza primaria nella guerra del XXI secolo, la Cina che fa? L’Occidente si emoziona per le dirette televisive dalla ISS, per il ritorno degli astronauti e un po’ anche per i lanci dei razzi SpaceX. Pochi prestano attenzione all’altra stazione spaziale che orbita sulle nostre teste: quella cinese.
Tiangong-1, il prototipo interamente made in China, è stata lanciata nel settembre 2011, nel giugno 2012 è stata raggiunta dal primo equipaggio per qualche giorno, e un anno dopo dal secondo per due settimane; programmata per due anni di vita operativa, nel marzo 2016 è stata posta fuori servizio facendola deorbitare nell’aprile 2018.
La Tiangong-2 è stata attiva da settembre 2016 a luglio 2019, e visitata da due astronauti per trenta giorni. A sua volta è stata avvicendata dalla nuova Stazione spaziale Tiangong, lanciata ad aprile 2021, che compie la sua rotazione terrestre in orbita bassa ospitando, da giugno 2022, un equipaggio permanente di tre persone che possono arrivare fino a sei per 180 giorni.
Da notare che la Cina a suo tempo aveva chiesto di partecipare al progetto della ISS, ma è stata esclusa per legge dal Congresso Usa da qualsiasi progetto NASA. Dunque la Cina fa corsa a sé alla Luna (Missione Chang’e), per una propria base lunare con equipaggio permanente, in collaborazione con la Russia (Missione International Lunar Research Station), e guarda anche verso Marte (Missione Tian-wen).
In cinque lustri Pechino ha saputo costruire una propria rete satellitare, siti e veicoli di lancio, volo spaziale con equipaggio e TT&C (Telemetry, Tracking and Command), ossia la rete di collegamento tra satelliti, veicoli spaziali e stazioni a terra, il tutto con una rapidità di sviluppo da lasciare esterrefatti gli stessi Stati Uniti.
Che devono costruire la loro strategia sul nuovo fattore geopolitico fondamentale costituito dalla Cina, la maggior concentrazione economica e militare al mondo dopo gli stessi Stati Uniti. E la Cina, lo dimostra la recente parata di Pechino, sta passando da una strategia passiva ad atteggiamenti e modalità tipici di una potenza militare [**].
Non solo per terra, nel mare e nell’aria, ma dopo aver eclissato la Russia come leader spaziale, la Cina è pronta a competere con gli Stati Uniti come leader mondiale nello Spazio. Conta più di 1.060 satelliti in orbita, decine dei quali con capacità di intelligence, sorveglianza, ricognizione e molto altro. Pronta a competere anche con armi di counterspace (tra cui sistemi per la guerra elettronica (EW), armi a energia diretta (DEW) e missili antisatellite (ASAT) in grado di interrompere, danneggiare e distruggere i satelliti degli Stati Uniti e dei suoi alleati.
Dunque lo Spazio extra-atmosferico come territorio conteso tra Cina, Stati Uniti e, in terza battuta, Russia. Vista da lassù l’Ucraina è una macchia indeterminata tra i Carpazi e il Mar Nero.
[*] Il 15 ottobre 2024, l’Accademia cinese delle scienze, la China National Space Administration (CNSA) e l’Ufficio del programma spaziale con equipaggio hanno pubblicato congiuntamente il Piano nazionale di sviluppo a medio e lungo termine della scienza spaziale (2024-2050). Un programma di una complessità e ambizione scientifica e tecnologica stupefacente. La Cina condurrà esplorazioni e ricerche scientifiche di frontiera in 17 aree prioritarie e 5 temi scientifici chiave, tra cui Universo Estremo, Increspature Spazio-Tempo, Visione Panoramica Sole-Terra, Pianeti Abitabili e Scienze Biologiche e Fisiche nello Spazio.
La Cina invita i suoi omologhi nel mondo a partecipare attivamente alle missioni satellitari di scienze spaziali e ai grandi progetti scientifici internazionali, e a realizzare scambi internazionali approfonditi seguendo i principi di ampia consultazione, contributo congiunto e benefici condivisi. È prevista per il 2026 una missione spaziale congiunta Cina- ESA, denominata Solar wind Magnetosphere Ionosphere Link Explorer (SMILE).
[**] Nota curiosa: nel 2017 la Cina ha inaugurato una propria stazione per telecomunicazioni spaziali in Patagonia, e secondo l’accordo sottoscritto, l’Argentina non esercita alcun tipo di supervisione sulle attività effettuate: la stazione è pienamente sotto il controllo di Pechino. Proprio la stazione in Argentina è stata coinvolta in due missioni del programma lunare cinese: la Chang’e 4 che ha portato sulla faccia nascosta della Luna un lander e un rover robotici, e la Chang’e 5 che ha prelevato 1,7 chilogrammi di campioni. Ma di là delle singole missioni, l’obiettivo lunare della Cina non è dissimile da quello statunitense: occupare strategicamente il punto di osservazione più alto nella futura guerra.
Nessun commento:
Posta un commento